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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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l’ha devastata? Si levò silenziosa, si mise addosso per istinto,<br />

senza saper come, non sapeva qu<strong>al</strong>i panni, e uscì fuori nella<br />

notte. Dove andava? Non sapeva…: fuggiva! Aveva visto<br />

nella sua casa due morti coperti con drappi neri… aveva<br />

paura e fuggiva.<br />

Una voce nel vento la chiamava, là, da la v<strong>al</strong>le, nel bosco,<br />

sul monte, non sapeva dove. Non sapeva neanche che voce<br />

fosse: scroscio d’acque in piena, rullo di tamburi, miaulio di<br />

volpe, sghignazzamenti di gente <strong>al</strong>legra, chiasso di bimbi?<br />

No, ch’era la voce di suo figlio! «Mamma!» diceva, «mamma!».<br />

Ed essa andava, perché il figlio la voleva. Il figlio ch’era<br />

nel Continente e si sposava, e la voleva per le nozze. Così<br />

m<strong>al</strong> vestita, la voleva? e così povera? così dolorosa? No, che<br />

non la voleva per le nozze: si vestisse di nero e si stracciasse le<br />

vesti, che la voleva per un funer<strong>al</strong>e… E di chi era il funer<strong>al</strong>e?<br />

Di Silvio Ròndani… Come?! il soldato curato là, nella stanza<br />

sua? Ma se era lieto appena un’ora prima, e b<strong>al</strong>lava con lei<br />

sullo spiazzo e le diceva <strong>al</strong>l’orecchio così dolci cose! È morto<br />

dunque Silvio Ròndani?… No, non è lui l’ucciso… È invece<br />

Diadoru Luna, ucciso da Giromìnu Luna, perché non ha voluto<br />

assassinare il proprio padre… Oh che orrore! il frutto<br />

delle sue viscere così orribilmente mutilato sulla polvere, annegato<br />

nel suo sangue!… Ma no, che non era vero. Non sentiva<br />

come il figlio la chiamava da lontano: – Mamma! o<br />

mamma?!<br />

E continuava a vagare, tra le frasche, lasciando tra i<br />

pruni brani delle sue vesti e stille del suo sangue, aprendosi<br />

il passaggio nel folto delle macchie, cadendo e ri<strong>al</strong>zandosi,<br />

come una fiera cacciata d<strong>al</strong> covo da rabbioso urlìo di cani.<br />

Il vento mugghiava più forte, animando le forre di rombi<br />

e di rumori misteriosi e paurosi. Il cielo era ancora più denso<br />

di nubi oscure, senza una stella. Il freddo tagliava le carni come<br />

una lama.<br />

La fuggitiva sostava a tratti per meglio ascoltare il richiamo<br />

fili<strong>al</strong>e, ch’era la sua voce di sirena o di maga: si <strong>al</strong>lontanava<br />

d<strong>al</strong> volto, con moto brusco, i capelli che il vento le sbatteva<br />

frusciando come criniera di cav<strong>al</strong>lo pazzo; e si lanciava <strong>al</strong>la sua<br />

corsa delirante, spinta <strong>al</strong>le sp<strong>al</strong>le come da un branco di Furie.<br />

252<br />

Dopo lungo errare giunse <strong>al</strong>l’orlo del precipizio, in cui<br />

col padre aveva voluto quasi morire, in quel giorno lontano.<br />

Una fiammella di ragione le si destò nella mente ottenebrata,<br />

come p<strong>al</strong>lido apparire di luna tra volo di nubi nere,<br />

e rammentò gli istanti dolorosi e disperati di quel passo<br />

terribile… Il luogo forse le richiamò <strong>al</strong> pensiero, come la<br />

prima volta, l’idea di poter finire, là in fondo, in pace…<br />

Guardò nella notte, con l’orecchio attento. Udì lo scroscio<br />

del torrente, vide la solita bocca dell’inferno aperto, come<br />

quel giorno lontano lontano… ruggì di spavento. Poi vide<br />

l’anima candida della mamma, l’anima luminosa del figlio<br />

pararle dinanzi le mani, strapparla d<strong>al</strong>la voragine… Con<br />

una stretta furiosa di dolore cancellò il pensiero delittuoso e<br />

suggellò quel fuggevole lampo di semicoscienza. Quindi ricadde<br />

nel vaneggiamento e riprese il vagare assillante.<br />

Ma dov’era dunque quel figlio che la chiamava? – Mamma!<br />

o mamma! –. Ah forse era nella capanna di Jacheddhu<br />

Ruoni per tenere a cresima Violanteddha e andare a Tempio<br />

in quella cattedr<strong>al</strong>e formicolante di capre, di pecore, di vacche,<br />

dove cadeva improvvisa la macchina, dopo lo scoppio di due<br />

fucilate! Dio! chi era quel soldato ferito? Ah, era lui, quel giovane<br />

dagli occhi del color del cielo, che il Signore le aveva<br />

mandato, ed ella seguiva insieme con Mena, fra le <strong>al</strong>tane immerse<br />

nella luce, fino <strong>al</strong> tònfano… Ecco, egli s’è messo a sedere<br />

sul masso, e si sc<strong>al</strong>za: è s<strong>al</strong>ito sulla roccia e prèdica; no, vola:<br />

è un astore… Neppure…: è il demonio! il peccato mort<strong>al</strong>e!<br />

Come se una spronata le avesse lacerato i fianchi, s<strong>al</strong>tava<br />

massi e vepri, senza direzione fissa, verso una mèta variabile,<br />

tramutat<strong>al</strong>e a ogni attimo d<strong>al</strong>l’orrendo capriccio d’un<br />

tiranno folle.<br />

A un certo punto incespicò sul sentiero in qu<strong>al</strong>che cosa<br />

di viscido e di molle, e cadde. La sua faccia andò a battere<br />

sopra un’<strong>al</strong>tra faccia fredda e nauseante, il petto su di un <strong>al</strong>tro<br />

petto. L’orrore le avvivò ancora un <strong>al</strong>tro barlume di luce,<br />

e si rizzò in ginocchio per p<strong>al</strong>pare istintivamente quell’ammasso<br />

di stracci. Tastò una bisaccia d<strong>al</strong>le sacche colme di pane,<br />

sul terreno una pipa, una stroscia di liquido fetente.<br />

Urlò di spasimo, s<strong>al</strong>tando a corpo morto, rivedendo forse<br />

ancora l’orribile figura della vecchia fattucchiera, là morta di<br />

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