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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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miracoli! Non poteva dunque aver fatto il miracolo nell’animo<br />

di Silvio? Così, così poteva essere! così era! E non se<br />

n’era accorta tante volte durante la m<strong>al</strong>attia di lui? (e gli occhi<br />

della donna non s’ingannano di certo, nella loro penetrazione!).<br />

Potevano essere finte quelle parole così sincere<br />

pronunziate a mente sana e anche nel delirio: sì, anche nel<br />

delirio? E quegli sguardi? E quei sospiri? E quella gelosia?<br />

La gelosia sopra tutto, che ella, m<strong>al</strong>iziosa, aveva cercato di<br />

accendere sempre più con la sua apparente sventatezza e<br />

noncuranza? E quella tristezza <strong>al</strong>l’ora della partenza? E quei<br />

s<strong>al</strong>uti? e quei gridi d’addio? No, no: non poteva esservi<br />

dubbio! L’amore c’era!<br />

Allora b<strong>al</strong>zi, sussulti e fremiti e ruggiti selvaggi, tra lo<br />

stormir carezzoso di fronde amiche e l’echeggiar lontano<br />

lontano di guaiti di cani percossi e in fuga.<br />

E se l’amore c’era… c’era tutto! Silvio si congederebbe,<br />

come le aveva detto varie volte d<strong>al</strong> suo letto di dolore…<br />

(avrebbe avuto il coraggio di mentire quando soffriva tanto<br />

e Dio lo visitava coi suoi castighi?); si congederebbe, perché<br />

ricchezze, grazie a Dio, in casa di Pasc<strong>al</strong>i Luna, ce n’era più<br />

del bisogno, e non occorreva strapazzar la vita mangiando il<br />

pane del re; e verrebbe <strong>al</strong>la fattoria per trasformarla tutta in<br />

un giardino, con non sapeva più qu<strong>al</strong>i strumenti di ferro e<br />

con macchine che farebbe venire d<strong>al</strong> Continente; e costruirebbe<br />

non sapeva più che cosa per il bestiame e per le api, e<br />

moltiplicherebbe le entrate, e migliorerebbe tutto. Ricchezza<br />

darebbe ricchezza e amore amore! Nascerebbero i figli,<br />

che sarebbero la festa del luogo, e belerebbero come agnelletti,<br />

e cinguetterebbero come uccellini, e si arrampicherebbero<br />

sulle ginocchia dei vecchi, che li avvinghierebbero con<br />

le braccia tremanti e se li succhierebbero coi baci.<br />

Si perdeva sempre più nel soave fantasticare, inebbriata<br />

già d<strong>al</strong>la tenera freschezza di quella vagheggiata rumorosa<br />

infanzia, d<strong>al</strong>l’oblio puerile di quella vecchiezza gioiosa, da<br />

tutta una rinascenza di sogni e di chimere intorno a quella<br />

casa ribenedetta e rifiorente, circondata di tripudio. E nel<br />

colmo dell’estasi, si portò ancora una volta <strong>al</strong>la bocca fremente<br />

la carta miracolosa, e vi tenne impresse le labbra per<br />

un pezzo come su una bocca cara.<br />

94<br />

Il movimento repentino aveva fatto scivolar d<strong>al</strong> suo grembo<br />

l’<strong>al</strong>tra busta, ch’ella, come ogni <strong>al</strong>tra cosa, aveva dimenticato.<br />

La raccattò con una certa misteriosa paura e ne cavò tremando<br />

il contenuto. Al foglio mancava la testata; e siccome<br />

era molto frusto, non si poteva conoscere se ne fosse stata<br />

stracciata apposta o se fosse venuta via per il lògoro.<br />

Era anch’essa una lettera e veniva da Spoleto: era firmata<br />

da una donna «Adriana Lupini».<br />

A chi era diretta? Non si poteva in <strong>al</strong>cun modo rilevare.<br />

Si capiva però abbastanza che la scrivente si lagnava con<br />

amarezza d’un abbandono mostruoso, d’un tradimento vituperevole,<br />

d’una vigliaccheria.<br />

«… Finché vivrò» diceva «t’avrò sempre scolpito nella<br />

mente per m<strong>al</strong>edirti: non però nel <strong>cuore</strong>, se non fosse per<br />

odiarti. Sei pure un v<strong>al</strong>oroso e un onesto, che fuggi in codesto<br />

modo come un disertore abietto: sei un fior di virtù!<br />

Se con codesto onore servi la patria, la patria può dormir<br />

sonni tranquilli!<br />

Va, va pure a seguire il tuo destino glorioso: a c<strong>al</strong>pestare<br />

<strong>al</strong>tre anime, a trafiggere <strong>al</strong>tri cuori, a spezzare <strong>al</strong>tre giovinezze<br />

impunemente. Larga è la via per gli assassini della<br />

tua risma, cui la legge provvida e paterna e d<strong>al</strong>le braccia<br />

misericordiose non solo non prepara il purgatorio di cui<br />

sarebbero degni (però, qu<strong>al</strong>e inferno umano basterebbe per<br />

far loro espiare simili delitti?) ma non torce un capello!<br />

Larga è la via e fiorita e inondata di splendori e di piaceri.<br />

Stretta e spinosa e oscura è per le vittime, cui resta la miseria<br />

e l’ignominia.<br />

… Io non ti perdono; né mai consentirò che ti perdoni il<br />

frutto delle mie viscere: il tuo frutto. S’egli nascerà, e non<br />

sarà soffocato nella sua carcere, da un disperato furore, prima<br />

che apra gli occhi <strong>al</strong>la luce; s’egli un giorno potrà parlare e<br />

potrà unire le manine innocenti, io gli farò interrompere la<br />

preghiera e gli metterò sulle labbra d’angelo la m<strong>al</strong>edizione<br />

dei reietti, e nel <strong>cuore</strong> inconscio e puro la fiamma dell’odio:<br />

per te, serpente».<br />

Altro ancora era scritto sul foglio che bruciava; ma Spiranza,<br />

inorridita, non volle proseguir la lettura.<br />

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