Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

quella serpe? Ah ah ah! – e qui era un riso che era uno spasimo
– spera ancora, Spiranza Luna, spera nel tuo sogno, povera
pazza!». E colta da un subito impeto di collera, si cacciava
la mano nel petto per strapparne l’orribile pegno infocato.
Però una voce lontana pareva le mormorasse: – Tienilo ancora!
In esso troverai ragioni di più odiarlo!
«Odiarlo! O Dio, chi glie l’avesse detto quando moribondo
le fu portato in casa, e pallido, disteso sul letto, le stava dinanzi;
quando, caro come tutti i deboli, sacro come tutti gli
ospiti, le immergeva nell’anima un’altra anima, soavemente,
misteriosamente; quando con gli sguardi amorosi ordiva così
dolci trame! Odiarlo! odiarlo! Quale parola rovente per l’anima
sua fatta per amare!».
Così ella s’avanzava assorta per la via montana, in compagnia
delle sue ombre, e non avvertiva quasi nulla dei discorsi
allegri e clamorosi del fratello e del compare, non s’accorgeva
dei sorrisi innocenti della piccola Violanteddha.
Quando però udì all’improvviso una voce roca che le era ben
nota, si riscosse con un sussulto, e quasi cadde di groppa.
Dinanzi, a pochi passi, le stava un ammasso di cenci, e,
infagottata in essi, una figura bieca, lercia, macilenta di vecchia,
che apriva una bocca senza denti per mostrar le gengive
nerastre, e per sputar la sua saliva gialligna di fumatrice e
masticatrice di tabacco. Aveva tra le labbra la sua pipaccia
fetente e sulle spalle la bisaccia del pane accattato per gli
stazzi. «Misericordia! la fattucchiera della valle!».
Spiranza allibì. Le parve d’aver in faccia la diavolessa in
persona.
La pezzente s’accorse di quel terrore, e rise del suo ghigno
bestiale, che fece toccare a Malcu le canne del fucile per
scongiurare il malaugurio. – Eh, figlia mia! – diss’ella. – Dormivi
che non hai udito la voce della poveretta?
– No, zia Maltina! – le rispose la giovane. – Solamente
sono un po’ stanca, e pensavo a cose gravi…
– Dormi, dormi! – continuò quella con aria profetica,
tentennando il capo scarmigliato. – Veglierai cent’anni!
– Dio mio, zia Maltina! La vostra lingua…
– …sia secca, figlia mia?! No, che la lingua di zia Maltina
dice cose sante.
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– Non «che sia secca», no, zia mia! Ma che non ferisca
così come pugnale… Non c’è mezzo di tornare indietro, zia?
– No, Spirà. È scritto. Mostrami la tua mano. Così. Vedi:
v’è scritto: veglierai cent’anni! Poi riposerai…
– Che il diavolo vi porti via, stregaccia! – urlò Malcu,
già alticcio per le continue libazioni del viaggio. – Lasciatemi
passare, o vi faccio calpestar dal cavallo!
– Figlio mio, che colpa ne ho io? Prenditela con gli
astri…
– Con voi me la prendo, invece, maledetta siate! Con la
vostra bocca fetida come callaia di mandra, me la prendo!
Allontanatevi, o vi sparo! –. E sbracciò lo schioppo.
– E quando m’avessi ammazzata, potresti evitare il mal
astro? Quel che ha da venire verrebbe. Figlio mio, rimbraccia
l’arma –. Si levò di bocca la pipa e sputò sull’ericaia.
– Obbedisci, Malcu! – supplicava Spiranza, doppiamente
atterrita. – Contentala, per amor di Dio!
– Perché devo contentarla? Perché temi, la capretta? Son
ragli d’asino. Perché temi i ragli d’asino?
La vecchia sghignazzò, tornando a scaracchiare. – Ma’,
mi dài una cicca?
– Una palla nel cuore, se la volete! – muggì il giovane.
– Lasciatemi passare, diavolo! –. E spronò rabbioso il cavallo,
che passò d’un balzo strisciando contro la vecchia, la
quale cadde supina sopra una macchia di ginestra spinosa.
Spiranza gettò un grido, aggrappandosi alle vesti del
fratello.
– Ohi! – si lamentò la caduta, con grugnito fioco, rialzandosi
a fatica. – Hai fatto cadere una povera vecchia,
Malcu Luna: così cada la tua casa! Cent’anni, cent’anni!
– Taci, gufo! – urlò l’ubbriaco, allontanandosi. – Ragli
d’asino, d’asino! –. E la beffava: – Beh! beh!
Zia Maltina alzava la voce arrochita, come se volesse
sguinzagliare un branco di Furie dietro il cavallo baio. – La
casa vi cada sopra, crudeli senza cuore! E vi seppellisca per
cent’anni!
Baltòlu Muscia, passandole vicino, le buttò mezzo sigaro
per propiziarsela, e Violanteddha un soldo. – Tacete, via,
zia Maltì! Non gli date retta. È…
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