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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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Ed ella senza di lui potrebbe vivere? Ella ora sosteneva tutto<br />

per lui: l’onta, il disprezzo, la m<strong>al</strong>edizione, l’odio, la fame e<br />

la sete; per lui viveva come una pezzente, come in capo <strong>al</strong><br />

mondo, <strong>al</strong> buio e <strong>al</strong> freddo; tutto soffriva! Ma come potrebbe<br />

soffrire che anche il figlio la disprezzasse? la m<strong>al</strong>edicesse?<br />

L’odiasse?! Oh! il <strong>cuore</strong> le si schiantava, le si fendeva. E quel<br />

poveretto non tarderebbe certo a disarmarla, a disprezzarla,<br />

a m<strong>al</strong>edirla, qu<strong>al</strong>ora rimanesse vicino a quel cane, continuasse<br />

ad abitare nella fattoria.<br />

Perciò si sentì il coraggio di accettare fin<strong>al</strong>mente la gentile<br />

offerta della dolce sorella, la qu<strong>al</strong>e l’aveva varie volte<br />

pregata di collocare Diadoru in casa sua perché potesse profittare<br />

della scuola del villaggio. Ella aveva avuto intenzione<br />

d’insegnare ella stessa qu<strong>al</strong>che cosa <strong>al</strong> piccino, e aveva cominciato<br />

da qu<strong>al</strong>che tempo l’opera amorosa; ma ora, misurando<br />

l’abisso, veniva nella determinazione di strapparsi ella<br />

stessa d<strong>al</strong> fianco il suo poveretto per affidarlo a quei cuori<br />

gentili, prima che i cani d’inferno glie lo strappassero con le<br />

loro arti subdole e ignominiose.<br />

E di lì a pochi giorni anche Diadoru la lasciò, ed ella rimase<br />

sola.<br />

Allora anche quell’antro angusto le parve troppo vasto,<br />

le sembrò più freddo, più nudo, più squ<strong>al</strong>lido. I primi giorni<br />

la frotterella dei cuginetti s’avvicinava zitta zitta <strong>al</strong>la porta,<br />

per domandare se il piccino fosse tornato: ed ella sentiva<br />

una gran tenerezza nel suo <strong>cuore</strong> desolato, era tentata d’abbracciar<br />

quei musini di rosa. Ma poi, quando si stancarono,<br />

neanche essi vennero più…, e di bimbi ella non vide più<br />

che il suo in visione aggirarsi nei pressi della fattoria, sedersi<br />

in questo o in quel canto della casupola, toccare questo o<br />

quell’<strong>al</strong>tro oggetto, dormire sul lettuccio o sulla cassapanca,<br />

bere <strong>al</strong> tinello… Udiva di lontano il cinguettio dei bimbi<br />

<strong>al</strong>trui, le parole tenere che ad essi rivolgevano i grandi, le<br />

carezze che loro prodigavano: e il suo seno si sollevava per<br />

l’oppressione, e gli occhi le si arrossavano di pianto.<br />

E fin da quei primi giorni del distacco penoso d<strong>al</strong> suo<br />

poveretto presentiva già unitamente tutte quelle pene che l’anima<br />

sua soffrirebbe durante i lunghi anni di studio superiore,<br />

a cui lo zio e il nonno avevano manifestato l’intenzione<br />

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d’avviarlo. Li misurava già, quei mesi eterni di freddo e di solitudine,<br />

d’abbandono e di silenzio, e li vedeva seguirsi gli<br />

uni dopo gli <strong>al</strong>tri, lenti, monotoni, l’uno più cupo dell’<strong>al</strong>tro,<br />

più doloroso dell’<strong>al</strong>tro; e le si presentavano ora tutti insieme<br />

quegli innumerevoli sconforti, quegli affanni indivisi, quegli<br />

strazi da tutti ignorati, quelle amare lacrime inghiottite nel<br />

segreto. Si vedeva già invecchiata nella sua stessa giovinezza,<br />

seduta sulla pietra del focolare, disegnar sulla cenere spenta<br />

misteriose cab<strong>al</strong>e di sogni, angosciata nell’aspettazione lunga<br />

rimasta sempre senz’appagamento, derisa d<strong>al</strong>le speranze avvizzite<br />

sempre e morte nella delusione… Sentiva che tutto si<br />

raffredderebbe intorno a lei, come si raffredderebbe il focolare<br />

senza fiamma; anche il sole, e anche l’amore…; che tutto<br />

diventerebbe inverno…<br />

Rabbrividiva.<br />

Ma dopo sentiva una scossa per tutta la persona. Si rizzava<br />

come stimolata, s’affacciava <strong>al</strong>l’usciolo del capanno sfasciato,<br />

fissava gli occhi sbarrati nella immensità diafana, come<br />

se un sogno di gloria frangiasse d’oro le nubi lontane e<br />

disegnasse là tra gli astri più distanti una magica via maestra<br />

fra il più delizioso incanto dell’aprile; e come fuori di<br />

sé esclamava: – Per lui! Tutto per lui!<br />

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