Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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anche la dappocaggine e la viltà, se tu lo lasciassi vivo! Che<br />
idea vuoi che si abbia di un figlio, il qu<strong>al</strong>e conosce e avvicina<br />
quell’uomo vituperevole che gli ha dato la vita a tradimento<br />
e lo ha condannato <strong>al</strong>l’infamia, e ha sepolto nell’onta e nel<br />
dolore non una donna sola, ma tutta una parentela, e, potendolo<br />
facilmente ammazzare, non lo ammazza? Tutti diranno<br />
ch’egli è un vigliacco… e peggio! Tu non devi essere un vigliacco,<br />
diavolo! per quanto abbi nelle vene il sangue puzzolente<br />
di quel traditore, hai anche del sangue dei Luna; e tu<br />
sei G<strong>al</strong>lurese… Ammazz<strong>al</strong>o dunque. Ti basti di vedere lo stato<br />
in cui ha fatto cadere… Spiranza: che vedi, in vent’anni, è<br />
questa la prima volta che io pronunzio quel nome in questo<br />
modo; e l’ho sempre chiamata «quella perduta». Dà uno<br />
sguardo <strong>al</strong>la sua capanna, <strong>al</strong>le sue vesti, <strong>al</strong> suo volto, <strong>al</strong>la sua<br />
abiezione! Sarebbe stata così, una figlia di Pasc<strong>al</strong>i Luna?<br />
Guarda Mena, che Dio la mantenga! Diversa sarebbe stata,<br />
diavolo! Perciò prima di partire osserva bene ogni cosa… E bada:<br />
assolutamente devi ucciderlo… Finché egli vive, tu non<br />
devi tornare qua sul monte! Se tu tornassi senza riscattare il<br />
tuo nome, vedi: la contrada è grande: ma tu non ci troveresti<br />
un covo!<br />
Per fortuna i mastini scagnarono e la canizza traviò la<br />
rabbia brut<strong>al</strong>e del diabolico consigliere. B<strong>al</strong>zò felino tra i<br />
sassi e i cespugli e si postò aspettando, come se, non il cign<strong>al</strong>e,<br />
ma quell’uomo aborrito dovesse passare.<br />
Diadoru invece non udiva, né vedeva più nulla. Si sentiva<br />
confitte nel cervello e nel seno, come tante spade, le<br />
parole accese, e si sentiva tutto acceso egli stesso. E poco<br />
dopo non s’accorse neppure della bestiaccia che si avvicinava<br />
verso di lui sfrascando e mugolando, seguìta dai cani che<br />
rabbiosamente le squittivano da presso.<br />
– Sta in guardia! – gridò Giromìnu. – Guàrdati, diavolo!<br />
–. E si precipitò furioso egli stesso per s<strong>al</strong>varlo da un possibile<br />
ass<strong>al</strong>to, in tempo appena per sparare in cambio del giovane,<br />
il qu<strong>al</strong>e, ancora trasognato, p<strong>al</strong>pava convulsamente il<br />
fucile, e barcollava come se fosse stato colpito d<strong>al</strong> tiro.<br />
L’enorme cinghi<strong>al</strong>e che dava i tratti, attorniato dai bracchi<br />
che l’addentavano ustolando, gli pareva il corpo disteso<br />
del maggiore Ròndani, trafitto <strong>al</strong> <strong>cuore</strong> da una p<strong>al</strong>la della<br />
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sua rivoltella, e il tumulto che rintronava intorno <strong>al</strong>la preda,<br />
gli pareva il canino gannire della folla che volesse arrestarlo<br />
e linciarlo. E quando i cacciatori accorsi spararono<br />
coi coltelloni l’anim<strong>al</strong>accio e ne trassero le viscere fumanti<br />
<strong>al</strong> sole, lo scoiarono e lo squartarono, egli fu come ubbriacato<br />
da quell’odore nauseante di sangue c<strong>al</strong>do e di carne<br />
ancora p<strong>al</strong>pitante; e gli sembrò che quei resti sfigurati di un<br />
essere già vivo, fossero i resti di lui, del padre; e quella testa<br />
senza pelle, fosse la testa di lui, e quegli occhi morti fossero<br />
quegli stessi occhi che amm<strong>al</strong>iarono la mamma…<br />
Per fortuna nessuno gli badava, intenti com’eran tutti<br />
<strong>al</strong>la faccenda rumorosa e ansiosa, dimentichi di tutto, di<br />
mogli e figli e spose.<br />
E il giorno dopo egli se ne partì non ancora ben rimesso<br />
d<strong>al</strong>l’ultimo violento colpo, e s<strong>al</strong>utò l’<strong>al</strong>tura velata d<strong>al</strong>la<br />
mestizia del pomeriggio invern<strong>al</strong>e, come se non dovesse più<br />
rivederla.<br />
Lasciò sul monte due anime travagliate, che attendevano<br />
da lui qu<strong>al</strong>che cosa con due diverse ansie: la mamma e<br />
lo zio Giromìnu.<br />
Ella se l’era tutto stretto <strong>al</strong> <strong>cuore</strong>, quell’ultima lunga serata<br />
d’inverno ch’egli le era stato dinanzi tutto smemorato,<br />
e con lo sguardo fisso nello sguardo gli aveva succhiato l’orribile<br />
segreto. «O figlio!» gli aveva raccomandato, annodandogli<br />
<strong>al</strong> collo le gracili braccia nervose, con la bocca vicino<br />
<strong>al</strong>la bocca. «Non credergli a quell’uomo… sebbene sia tuo<br />
zio… che non t’ha mai parlato… che non t’ha carezzato<br />
mai! Non ereditare il suo odio. Per la povera vecchiezza di<br />
tua madre! non macchiarti mai del sangue… del sangue<br />
d’un padre… A che cosa rimedieresti tu con l’inutile delitto?<br />
In qu<strong>al</strong>e stato piomberesti, misero figlio della sventura?…<br />
Fuggi da lui, se puoi, ma non ucciderlo… Ricòrdati<br />
che io l’ho amato… e che tu gli sei figlio!».<br />
Il giovane s’era sciolto da quella stretta più intronato<br />
ancora nel cervello ardente, attonito per quell’amore ancora<br />
vivo, non spento né smorzato da sì lunghe bufere e nevi e<br />
ghiacciate, ancora vittorioso e costante oltre ogni speranza.<br />
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