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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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Ma di omonimie se ne dànno tante! ed io, per quanto<br />

il sospetto avesse acquistato ancora maggior consistenza,<br />

avrei voluto illudermi d’essere in errore: finsi con me stesso<br />

d’aver bisogno d’<strong>al</strong>tre informazioni e le presi da un soldato<br />

che in precedenza mi aveva fatto sapere, menandone vanto,<br />

ch’era concittadino del maggiore e ne conosceva la famiglia.<br />

Il commilitone mi disse che ha ancora la mamma e una sorella<br />

e che ha cominciato la carriera come aviatore… Da<br />

voi (e da <strong>al</strong>tri prima che da voi) avevo saputo che il vostro<br />

amico Silvio Ròndani era appunto un sergente aviatore.<br />

Che vi pare, mamma? Può essere un sospetto temerario?<br />

Occorre dell’<strong>al</strong>tro per poter affermare con certezza assoluta<br />

che il maggiore è mio padre? Io voglio ancora simulare<br />

di non esser certo: voglio ancora tener come sospette le<br />

notizie fornitemi d<strong>al</strong> suo compaesano: voglio ancora aver<br />

dei dubbi… Ma intanto pensate <strong>al</strong> mio stato d’animo, o<br />

mamma! <strong>al</strong> supplizio di dover stare come fustigato davanti<br />

a un uomo ch’io potrei abbracciare e chiamare padre: io<br />

che quel nome così dolce non ho potuto mai dirlo a nessuno!<br />

Voi che tanto avete sofferto, madre mia, potete capirlo.<br />

E appunto per non affliggervi di più, io non vi descrivo le<br />

mie riflessioni dolorose, le mie tristezze, i miei piani insensati.<br />

Mi pento anche d’avervi forse afflitto più del bisogno.<br />

Ma voi siete mia madre, e dovevate saper tutto.<br />

Del mio segreto (che forse per tutti voi <strong>al</strong>tri non è segreto,<br />

dopo la mia prima lettera) fate l’uso che volete. Desidererei<br />

che manifestaste tutto <strong>al</strong>lo zio Andrea, mio secondo<br />

padre, posso anzi dire mio solo e vero padre. Abbracci e baci<br />

a tutti d<strong>al</strong> vostro Diadoru».<br />

Spiranza divorò la lettera, sorvolando anche su certe cose<br />

che non le facevano conoscere <strong>al</strong>cuna novità, smaniosa<br />

di giungere <strong>al</strong>la fine: e quando l’ebbe scorsa tutta, l’effetto<br />

che le produsse la lettura fu un senso di sollievo. Temeva di<br />

peggio! Sospirò e si sentì più leggera.<br />

Il maggiore era certo l’antico sergente aviatore: ella non<br />

ne aveva dubitato un attimo, dopo la prima lettera. Ma in<br />

questa seconda, ch’ella tanto aveva temuto, il figlio non le aveva<br />

ancora scritto, grazie a Dio, che Silvio fosse ammogliato.<br />

230<br />

Poco poteva importare a lei questa circostanza. Ma, chi sapeva?<br />

Se egli era ancora scapolo…<br />

Ebbe sulle prime la forza di ridere di se stessa: tanto<br />

quella scrittura cara le aveva fatto bene! Ma a poco a poco<br />

prese sul serio quella prima idea. Se egli fosse stato ancora<br />

scapolo, un giorno o l’<strong>al</strong>tro avrebbe potuto sentir rimorso<br />

del suo delitto e riparare <strong>al</strong> m<strong>al</strong> fatto… Non c’era da ridere…<br />

Non era quello il primo caso! E la presenza di Diadoru,<br />

là, in quartiere, poteva essere di grande aiuto. Poteva<br />

sembrare che il figlio fosse stato mandato da Dio apposta<br />

per compiere l’opera santa. O Signore! se ciò avvenisse!<br />

Quante offerte ella farebbe sugli <strong>al</strong>tari! Quanti pellegrinaggi<br />

a piedi nudi e coi capelli sciolti!<br />

E la cosa le pareva possibile, le pareva anche facile. Ma<br />

poi ricordava la sua giovinezza sfiorita, la sua bellezza sfumata,<br />

la sua s<strong>al</strong>ute logora, tutta la sua ignominia; e sospirava,<br />

guardando lontano. Un maggiore, un gran signore!<br />

Ma se per miracolo la passione risorgesse e riavvampasse?<br />

Non era possibile? Possibilissimo! Egli non aveva ancora<br />

quarantacinque anni, ella non ancora quaranta. Erano entrambi<br />

nel fiore dell’età… E lei non era poi così brutta, credeva…<br />

Per sincerarsi andò a ber acqua <strong>al</strong> tinello e si specchiò<br />

sulla superficie del liquido, come nei giorni lontani d<strong>al</strong>la<br />

prima giovinezza. Per quanto dimagrata, non era affatto<br />

brutta… Vestita a modo, poteva ancora far la sua figura.<br />

Quand’era nel mondo, ne aveva visto delle più brutte anche<br />

tra le signore… Del resto l’amore appianava tutto… L’importante<br />

era che nel <strong>cuore</strong> di Silvio si ridestasse l’amore.<br />

Come uno sghignazzamento lontano seguiva nel suo<br />

intimo a queste riflessioni, quasi volesse dire: «un amore<br />

che rinasca dopo vent’anni e dopo tante tempeste! Oh che<br />

scemerìa!». Ma tosto la figura simpatica del figlio si presentava<br />

come intermediario potente a cui nulla si nega, e ogni<br />

dubbio si dissipava.<br />

La notte dormì tranquilla e sognò come da molto, da<br />

molto non aveva sognato.<br />

Però due giorni dopo seguì un’<strong>al</strong>tra lettera del figlio che<br />

abbatté tutto l’incanto. Diceva:<br />

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