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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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pittore, ritrarrei coi miei colori più belli i suoi rustici idilli: le<br />

tosature, le feste, i b<strong>al</strong>li antichi, i riti nuzi<strong>al</strong>i, i conviti; trasfonderei<br />

sulla tela l’ineffabile m<strong>al</strong>inconia dei suoi tramonti, la desolata<br />

nudità delle sue giogaie, il vuoto sconfinato delle sue<br />

distese, il sorriso incantato dei suoi cieli e delle sue fanciulle.<br />

S’io fossi scrittore, griderei ai quattro venti contro i suoi eterni<br />

denigratori, che c<strong>al</strong>unniano per udita, e tutto scherniscono<br />

perché tutto ignorano, e s’ostinano in credenze viete e assurde,<br />

in leggende preistoriche, in antipatie incompatibili, e gener<strong>al</strong>izzano,<br />

contro ogni regola di logica, i m<strong>al</strong>i di qu<strong>al</strong>che<br />

contrada a tutta la regione, d’un tempo lontano a tutti i tempi,<br />

e non si curano di conoscere e di studiare e tanto meno di<br />

fraternamente compatire, di fraternamente amare.<br />

Oh mamma! è tempo di usar giustizia a questa terra abbandonata<br />

e schernita: è tempo di smetterla con le c<strong>al</strong>unnie e<br />

di cercar di apprezzarla. Anche chi venisse di fuori senza conoscere<br />

il suo passato, s’accorgerebbe che nel seno del suo<br />

popolo s’accende un fervore novello di energie e di brame,<br />

che spezza omai la proverbi<strong>al</strong>e apatia e la mussulmana indifferenza,<br />

e stimola a opere di senno e di mano che avvieranno<br />

i nuovi destini a mète di trionfi gloriosi. Chi poi conosce i<br />

suoi travagli d’ieri, si sente dilatar il core <strong>al</strong>lo spettacolo consolante<br />

d’innegabili, subitanei, insperati miglioramenti, operatisi<br />

in pochi anni in tutti gli aspetti più vari della sua vita, e<br />

ne trae argomento a sperar meglio ancora per quel giorno, in<br />

cui l’isola sventurata, che è sorta d<strong>al</strong>le sue sanguinose tenebre<br />

quasi da sola, potrà udire la voce di conforto e di stimolo e la<br />

possa prodigiosa del braccio della gran madre It<strong>al</strong>ia…<br />

Mamma: tu che sai e puoi pregare, prega che quel giorno<br />

non sia lontano. Mi dirai ch’io sono un ingenuo, che mi<br />

lascio menare a volo, d<strong>al</strong>l’entusiasmo del mio aprile: e sia<br />

pure; ma è un entusiasmo che si accende tosto nell’anima<br />

di chi respira quest’aria; di chi contempla queste vedute<br />

svizzere, che invocano da secoli il miracolo del lavoro e della<br />

costanza; di chi si affaccia d<strong>al</strong>le <strong>al</strong>ture a riguardar l’ampiezza<br />

di questi piani, che celano nelle loro zolle addormentate<br />

l’ubertosa fecondità nota ai Romani; di chi frequenta la<br />

compagnia di questi giovani, che hanno gli occhi pieni<br />

d’aurora e l’anima accesa di vasti desideri. Prega, mamma,<br />

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che l’It<strong>al</strong>ia si ricordi di questa <strong>Sardegna</strong> così grande nella<br />

sua povertà. Quel giorno che l’It<strong>al</strong>ia aprisse su di lei i suoi<br />

occhi amorosi, le stendesse il braccio e se la recasse più vicina<br />

<strong>al</strong> <strong>cuore</strong>… oh sentirebbe qu<strong>al</strong>i potenti energie pulsino<br />

in seno a questo popolo, in questa sua <strong>al</strong>ba di risurrezione…<br />

qu<strong>al</strong>i splendidi crepuscoli abbelliscano le fronti di<br />

questi vigorosi sognatori».<br />

A questo punto lo scritto era interrotto da una filza di<br />

puntini, da un largo spazio di cancellature.<br />

Spiranza sollevò gli occhi vivi di bagliori e si mise a guardar<br />

di là d<strong>al</strong>la finestra quasi per tener dietro <strong>al</strong> grandioso<br />

svolgersi di quelle scene di movimento e di lavoro. Il trionfo<br />

del giorno era già pieno, e le parve che il completo risveglio<br />

di quella natura così varia negli aspetti e nelle voci fosse più<br />

magnifico dell’usato, e rappresentasse appunto quel risveglio<br />

mor<strong>al</strong>e della sua gente, a cui Silvio aveva accennato.<br />

Benché ella non avesse inteso proprio tutto, in quella<br />

imaginosa e fervida poesia di difesa generosa, sia per la sua<br />

preoccupazione sia per la sua poca coltura, tuttavia molto<br />

aveva intuito e molto aveva goduto.<br />

A lei certo, nata in G<strong>al</strong>lura, non era mai neppur passato<br />

per la mente il pensiero che vi fosse della gente che aborrisse<br />

e temesse la sua <strong>Sardegna</strong>: che m<strong>al</strong>e faceva ad <strong>al</strong>cuno<br />

la sua terra grandiosa, così c<strong>al</strong>ma, così tranquilla, così ricca<br />

di musica e di canti? Ma dato che quella gente cattiva ci<br />

fosse, com’era gentile quell’ospite che sorgeva come un p<strong>al</strong>adino<br />

a proteggere l’onore della regione oppressa!<br />

E nella sua fantasia la figura del giovane, già oscurata dai<br />

fieri sospetti della gelosia, s’era andata a poco a poco rischiarando,<br />

s’era circondata di raggi. Com’era possibile che un<br />

<strong>cuore</strong> così nobile avesse così bassamente simulato e mentito?<br />

Distaccò l’occhio d<strong>al</strong> superbo spettacolo che le si dispiegava<br />

dinanzi e lo rifissò con più ardente brama sulle<br />

carte. Che le importava di luce e di fiori, d’orti, di giardini,<br />

di mandre, di gregge pascolanti, di squilli di sonagli? Per lei<br />

tutto questo era uno spettacolo consueto. Quel che le premeva<br />

e le coceva e la tormentava più di tutto era l’affare di<br />

Silvania. Che cosa rispondeva Silvio a questo riguardo?<br />

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