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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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Mena scomparve, rifacendo la sc<strong>al</strong>a a passi precipitati, ed<br />

ella stimolata da uno strazio insopportabile, si cacciò la mano<br />

in seno, ne strappò le carte, le spiegò senza vedere, corse con<br />

gli occhi <strong>al</strong>la firma. Un nome di donna era scritto nell’ultima<br />

riga con una mano delicata e fine: «Maria Gentili».<br />

Lo scritto diventò tutto un groviglio di girigogoli, tutto<br />

uno sgorbio, un imbratto. «Vergine dolorosa! Una donna!<br />

E una donna giovane, a giudicar d<strong>al</strong>la scrittura! una donna<br />

che lo chiamava «adorato»! Oh Signor benedetto!». Si fregò<br />

gli occhi se le riuscisse di leggere avanti; ma la vista le rimaneva<br />

ancora oscurata. Sfogliò con rabbia impotente anche<br />

il libriccino, ma non vide brulicar sulle pagine più che lunghi<br />

e sottili lombrici neri in arruffato ammasso. Il rogo che<br />

aveva contemplato sulla vetta del monte lontano, se lo sentì<br />

ora nel seno. Bruciava immobile.<br />

– Spiranza! Spiranza! – chiamava da giù la vecchia.<br />

Scese la sc<strong>al</strong>a non ancora in cervello, e trovò quasi pronto<br />

per la cena.<br />

Nella stanza del giuramento era apparecchiata la tavola. Il<br />

babbo e Giromìnu stavano già seduti <strong>al</strong> loro posto, il primo<br />

tutto gaio, contento della festa perfettamente riuscita, l’<strong>al</strong>tro<br />

taciturno e rannuvolato, non si sapeva per qu<strong>al</strong> motivo occulto.<br />

Mena e la madre gironzolavano ancora con passo stracco<br />

da un canto <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro, per finir d’apparecchiare. S’attendeva<br />

M<strong>al</strong>cu, che s’udiva cic<strong>al</strong>are a voce <strong>al</strong>ta in cucina coi servi.<br />

Spiranza, per far qu<strong>al</strong>che cosa anch’essa, regolò lo stillicidio<br />

dell’acqua <strong>al</strong> lume a gas acetilene, la cui luce troppo<br />

viva le abbagliò la vista; spostò due o tre piatti, qu<strong>al</strong>che posata.<br />

Poi s’avviò in cucina per dar una mano <strong>al</strong>le <strong>al</strong>tre, camminando<br />

come un’ombra.<br />

M<strong>al</strong>cu, appena la vide, interruppe il suo ciaramellio e le<br />

diede la baia, movendole incontro tentennante. – Oh! dov’eri<br />

dunque? – b<strong>al</strong>bettava. – A curarlo ancora? Ma non sai che se<br />

n’è andato?… Tutti se ne sono andati… Anche comare ’Gnuleddha<br />

se ne è andata…, che era la più bella di tutte… Ah ah!<br />

Ma ci andrò io <strong>al</strong>la sua capanna, perché mi piace… e me la<br />

prenderò per moglie. Ah ah!<br />

I servi scoppiavano in risatone squarciate. – Eh! così<br />

proprio dirà ziu Pasc<strong>al</strong>i Luna!<br />

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– Ziu Pasc<strong>al</strong>i starà… starà zitto: starà zitto: e se non starà<br />

zitto grugnirà… Ma io farò come piacerà a me… È vero che<br />

non è ricca come Jacheddhu Ruoni, ma… –. Guardò con gli<br />

occhi lustri la sorella maggiore, che lo stava fissando da un pezzo<br />

tutta trasecolata. – Eh!? Che ne dici tu di Jacheddhu Ruoni?<br />

– Che vuoi che ne dica? – rispose Spiranza, accesa di<br />

stizza nel vederlo <strong>al</strong>ticcio. – Dico che dovreste essere aggiogati<br />

tutti due <strong>al</strong> carro, tu e lui, per trasportar le immondezze.<br />

Ecco cosa dico…<br />

– Ah ah ah! – biascicò l’<strong>al</strong>tro, senz’aversela per m<strong>al</strong>e. – Sei<br />

adirata perché è andato via il soldato… Non il soldato campidanese;<br />

quello, Dio lo conservi sano: che è grazioso davvero…;<br />

ma quell’<strong>al</strong>tro che ha la stella in fronte, per lo scherzo di<br />

Giromìnu… Vi ricordate? Ah ah!<br />

La giovane gli lanciò un’occhiata lampeggiante, e non lo<br />

degnò di risposta. Gli volse le sp<strong>al</strong>le indignata e s’<strong>al</strong>lontanò<br />

con passo legato, con un’<strong>al</strong>tra amarezza nel <strong>cuore</strong>. «Vergine<br />

benedetta! Tutti i patimenti dovevano dunque assediarla quel<br />

giorno? E per quel giorno s’era dunque riservati tutti i castighi<br />

la mano del Signore? L’anima sua era invasa da una piena<br />

d’affanni».<br />

– Babbo, perché non lo fate tacere? – disse, lasciandosi<br />

andare spossata sulla sedia. – Non udite quante pazzie sta<br />

rimescolando? Non ha la testa a posto, pare!<br />

– Chi? – domandò il vecchio, sorridendo. – M<strong>al</strong>cu? Ma<br />

lascia dunque che si sfoghi un poco, povero figliolo. È <strong>al</strong>legro:<br />

cosa vuoi fargli? Forse ha bevuto qu<strong>al</strong>che goccia in<br />

più… Era festa… E non ogni giorno avremo con noi tanta<br />

gente… Lasci<strong>al</strong>o chiacchierare!<br />

Ella s’imbronciò e ammutolì. Di nuovo tutta quella gente<br />

lontana le formicolò nel pensiero, inasprendole, se era possibile,<br />

la tortura. Si contorse involontariamente e si lasciò<br />

sfuggire un sospiro che finì in gemito. Temette d’essersi tradita<br />

e sgranò gli occhi intorno.<br />

Giromìnu che la guardava con insolita ostilità, tentennò<br />

lievemente la testa e fece una smorfia di sprezzo. Parve volesse<br />

distrarsi stamburellando con le dita sulla tovaglia, poi<br />

facendo tintinnare il coltello.<br />

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