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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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Un breve silenzio di lotta seguì. Poi la maggiore, quasi<br />

parlasse a se stessa, arrischiò con un soffio: – Li ha del color<br />

del cielo: e hanno uno sguardo di molta dolcezza.<br />

– E dire che devono essere afflitti d<strong>al</strong> m<strong>al</strong>e, Dio liberi!<br />

Quanto saran più belli quand’egli sarà guarito! E speriamo<br />

ch’egli guarirà presto: Dio lo voglia!<br />

La gratitudine destò nel <strong>cuore</strong> di Spiranza un sentimento<br />

di pietà e di affetto, un bisogno di confortarsi e di<br />

confortare. – Speriamo! – diss’ella. – Prima Dio, poi il dottore.<br />

Il dottore è un uomo che sa fare. Hai visto con quanta<br />

cura e con quanta abilità medicava le ferite? Con quanta<br />

benevolenza parlava <strong>al</strong>… <strong>al</strong> soldato?<br />

Era la volta di Mena di tremare e smarrirsi. Alzava or<br />

l’uno or l’<strong>al</strong>tro dei piedi come se c<strong>al</strong>casse un pruno, si dondolava<br />

della persona, girava intorno gli occhi imbambolati<br />

come se su ogni fronda, su ogni masso, in terra e in cielo,<br />

dovesse vedere una faccia che ridesse di lei.<br />

E la compagna riprendeva: – Con pochi giorni di quelle<br />

cure, il… m<strong>al</strong>ato potrà star meglio. Il medico verrà domani,<br />

tornerà posdomani, ritornerà ancora, se Dio vuole,<br />

finché… l’<strong>al</strong>tro non sia guarito. E lo risanerà col suo buon<br />

<strong>cuore</strong>, vedrai! e col suo buon umore. E poi… basterà che lo<br />

guardi fissamente con quei suoi occhi di stelle… Son occhi<br />

che fan miracoli: vero? –. E sorrise m<strong>al</strong>iziosamente.<br />

La torturata si contorse come se quei t<strong>al</strong>i occhi prodigiosi<br />

si sbarrassero su lei per affatturarla. Indi si sentì spinta<br />

a un volo, e si slanciò fra le braccia della sorella, avviticchiandosi<br />

a lei, baciandola sulle guance, sul collo, sui capelli.<br />

Spiranza le ricambiò la stretta, selvaggiamente, e la baciò<br />

con brama, come se la mordesse.<br />

Stettero un pezzo così avvinte, <strong>al</strong>lacciate d<strong>al</strong> novello misterioso<br />

impulso, immerse nell’astrazione obliosa: e avvolte com’erano<br />

d<strong>al</strong> nimbo del crepuscolo sembravano due Grazie d’oro.<br />

L’<strong>al</strong>tura parve invitasse <strong>al</strong> plauso tutte le voci vaghe del<br />

tramonto di maggio: il pispiglio dei nidi, il tremolio dei sonagli,<br />

il belio delle gregge, e i canti solitari dei pastori a v<strong>al</strong>le.<br />

La cura del ferito continuò lentamente due o tre settimane.<br />

24<br />

Vennero da Tempio i soldati e non poterono trasportarlo<br />

in città a causa dell’estrema debolezza e della febbre e dei sentieri<br />

m<strong>al</strong>agevoli, per i qu<strong>al</strong>i non passava <strong>al</strong>cun mezzo di trasporto<br />

un po’ comodo per amm<strong>al</strong>ati. Si contentarono quindi<br />

di riportarsi a volo l’areoplano, dopo aver eseguito le più essenzi<strong>al</strong>i<br />

riparazioni, di lasciare un infermiere, e di tornar di quando<br />

in quando <strong>al</strong>la fattoria per recar provviste e ricevere notizie.<br />

Il dottor Sirena veniva ogni mattina, col solito cav<strong>al</strong>luccio<br />

e col solito ombrello. Faceva l’erta canticchiando e fischiettando,<br />

lieto come la primavera: godeva la vista incantevole<br />

dei prospetti <strong>al</strong>pestri e delle vaste pianure lontane: taceva<br />

assorto nell’accordo armonioso dei rumori vaganti. Da lontano<br />

apostrofava ziu Pasc<strong>al</strong>i ritto sul nodo, e le fanciulle trepidanti<br />

sullo spiazzo, e penetrava come una folata d’aria fresca<br />

nella stanza dell’infermo.<br />

Silvio, che aveva udito il canterellio e poi l’<strong>al</strong>legro vociare,<br />

l’accoglieva col <strong>cuore</strong> dilatato: pareva che la speranza<br />

stessa e la giocondità lo venissero a visitare.<br />

– E così, come si va oggi? Meglio meglio meglio. Ma<br />

non può esser di meno. Con due sante miracolose che lo<br />

vegliano! Con quei tocchi d’agnelloni grassi… Vero, Mena?<br />

Mena non cessava di tremare, benché appoggiata a Spiranza.<br />

Supplicava con dolci sguardi il dottore che tacesse:<br />

che la faceva morire.<br />

Egli invece s’accostava, con la scusa di lavarsi le mani<br />

nel catino posato sulla sedia, e continuava a punzecchiarla<br />

m<strong>al</strong>iziosamente e vie più a ferirla con le occhiate ardenti.<br />

Prendeva svago innocente di quel piccolo martirio.<br />

– Santa Filomena, a quando il miracolo?<br />

– La matta! digli che è cominciato! – le suggeriva Spiranza,<br />

urtandola con una lieve gomitata e <strong>al</strong>lontanandola<br />

da sé. E tutti ridevano: anche il m<strong>al</strong>ato.<br />

Ciò la finiva di scombussolare: si sentiva come p<strong>al</strong>loncello<br />

in gioco della tormenta: e sola.<br />

– A quando? – insisteva lui, asciugandosi le mani grassocce<br />

col pannolino a opera (tessuto d<strong>al</strong>le fanciulle), non<br />

lasciando di guardarla.<br />

– Fra pochi giorni, diglielo, la pazzerella – interveniva<br />

ziu Pasc<strong>al</strong>i, deliziato d<strong>al</strong> buon umore del medico. – Sperando<br />

in Dio e nelle sue cure…<br />

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