Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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mai fatto <strong>al</strong>tro che carezzarle i riccioli di bimba e acquistarle<br />
i gioielli e i vestiti di giovinetta!… E il suo <strong>cuore</strong> fili<strong>al</strong>e si<br />
sentiva trafitto nel vederlo tanto soffrire, e i suoi occhi piangevano,<br />
nel mentre le mani lavoravano per apprestare quanto<br />
occorreva per la sua cura.<br />
Quanto le sarebbe dolorosa anche quella morte! Ella,<br />
che aveva risentito degli amari rancori contro di lui, quando<br />
s’era creduta ingiustamente o troppo rigorosamente oppressa,<br />
sentiva ora rimorsi nel suo animo gentile, non pervertito<br />
d<strong>al</strong>la colpa né indurato d<strong>al</strong>la lunga angoscia. E un senso di<br />
compassione profonda l’ass<strong>al</strong>iva, per quel povero vegliardo<br />
fulminato come una pianta annosa, e ridotto appena come<br />
un simulacro doloroso di se stesso, un miserabile avanzo.<br />
Lavorava attorno <strong>al</strong> letto e taceva, spiando la minima<br />
mossa di quel braccio senza pace, il minimo sguardo di quegli<br />
occhi str<strong>al</strong>unati. E ringraziava il Signore che nella sua giustizia<br />
e misericordia imperscrutabile le avesse fornito un’occasione<br />
di poter cancellare anche in quel modo la sua vergogna, di<br />
poter rendere bene per m<strong>al</strong>e… Le labbra le si aprivano di<br />
quando in quando e il <strong>cuore</strong> lo pregava in seno…<br />
Ma dopo qu<strong>al</strong>che ora tornarono gli uomini, e Giromìnu,<br />
appena la vide così dinanzi a quel corpo m<strong>al</strong> vivo, corrugò<br />
le sopracciglia e strinse amaramente la bocca. Indi la<br />
volle cacciar via, insultandola davanti <strong>al</strong>la morte che <strong>al</strong>eggiava<br />
nella stanza.<br />
Ma ella non volle partire. – Sono <strong>al</strong> letto di mio padre!<br />
– rispose con una certa addolorata c<strong>al</strong>ma. – Credo di potergli<br />
fare ancòra qu<strong>al</strong>che servizio. Lasciami, fratello mio!<br />
L’uomo a quel nome dolce non s’intenerì: parve anzi<br />
che tremasse ancor più d’ira. – Vattene via! Non ci fai nulla,<br />
qua! Non hai diritto di starci, tu! Vattene!<br />
– Lasciami, fratello!… Vedi: Cat<strong>al</strong>ina è sola! Non può<br />
accudire. Lasciami!<br />
– Va via! Si pagherà una donna! Ma tu va via!<br />
– No, Giromìnu! – insisteva dolcemente la sventurata.<br />
– Se il babbo non mi scaccia, io non mi <strong>al</strong>lontano.<br />
Allora avvenne qu<strong>al</strong>che cosa di incredibile. Il figlio si presentò<br />
dinanzi <strong>al</strong> letto del par<strong>al</strong>itico, e stravolto d<strong>al</strong> furore, cieco<br />
e besti<strong>al</strong>e, si mise a grugnire lì, davanti a quel miserabile<br />
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avanzo di vita, implacabile come un tentatore: – Babbo,<br />
quella sfrontata è qua, nella vostra stanza, vicina <strong>al</strong> vostro letto.<br />
È venuta per insultare <strong>al</strong> vostro m<strong>al</strong>e e per avvelenarvi la<br />
vita che vi resta. Mandatela via!<br />
Il m<strong>al</strong>ato sgranò ancor più gli occhi, sp<strong>al</strong>ancò la bocca.<br />
– Ahn? – chiese.<br />
– La sfrontata è qua! La vergogna di casa! La spazzatura:<br />
Spiranza! – gli gridò <strong>al</strong>l’orecchio il demonio. – Cacciatela!<br />
Il braccio sano di zio Pasc<strong>al</strong>i si levò <strong>al</strong>lora furiosamente<br />
in terribile gesto di comando, e tutto il viso gli si stravolse,<br />
come se un ferro rovente gli bruciasse le carni: d<strong>al</strong>la gola<br />
aperta uscì un ruggito informe, che risonò tremendo nella<br />
stanza silenziosa: – Via!<br />
La figlia, che aspettava sospendendo la vita, sentì l’orribile<br />
mazzata sul capo, l’atroce pugn<strong>al</strong>ata nel <strong>cuore</strong>, e dato<br />
uno sguardo pieno di lacrime a quel povero ammasso di<br />
carni frementi, rifece le sc<strong>al</strong>e come un’ombra.<br />
E da quel giorno non rivarcò più la soglia della casa paterna.<br />
Da più di sei mesi Diadoru era soldato volontario d’un<br />
anno a Caserta, quando il dottor Sirena venne <strong>al</strong>la fattoria<br />
con una lettera di lui da comunicare a Spiranza.<br />
Tra le <strong>al</strong>tre cose, il giovane scriveva: «Il maggiore Ròndani,<br />
appena mi ha udito rispondere che io ero di G<strong>al</strong>lura e mi<br />
chiamavo Teodoro Luna (oggi appena sono entrato scrivano<br />
nell’ufficio di maggiorità) ha fatto un movimento di sorpresa<br />
così strana, come se gli avessero buttato addosso non so che.<br />
Indi, a un mio rispettoso sguardo di maraviglia, mi ha detto,<br />
incespicando, che egli era stato a Tempio, e nei dintorni e sul<br />
monte, molti, molti anni fa. E stava forse per continuare le<br />
confidenze, quando inaspettatamente è entrato il colonnello,<br />
e ha dovuto interrompere. È curiosa! Anch’io ho vivo desiderio<br />
di conoscere le impressioni del signor maggiore su la bella<br />
G<strong>al</strong>lura nostra. Se occorre, vi informerò».<br />
La donna, quand’ebbe letto i terribili periodi, si lasciò cader<br />
di mano il foglio, diventò gi<strong>al</strong>la come la cera, e sp<strong>al</strong>ancò<br />
gli occhi in faccia <strong>al</strong> cognato che la guardava in silenzio.<br />
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