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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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Sentì d’avere il <strong>cuore</strong> fulminato, e chiuse gli occhi come per<br />

dormire, e non udì più nulla…<br />

Quando li riaprì nel canto ov’era stata trasportata e lasciata,<br />

il corpo della madre era composto sopra il letto, vestito di<br />

nero con le mani intrecciate sul petto che stringevano una corona<br />

benedetta e un crocifisso di legno. Ella non ebbe più forza<br />

di piangere, e sedette a parte, intorpidita, ritornata la reietta,<br />

appena tollerata davanti <strong>al</strong> cadavere sacro d’una madre!<br />

E nelle ore silenziose della veglia, mentre tutti s’affaccendavano<br />

attorno <strong>al</strong>le spoglie care, e avevano qu<strong>al</strong>che lieve<br />

conforto nella parola, fosse pure nel pianto, ella sopportava<br />

senza un sospiro tutta la tortura della sua doglia chiusa, come<br />

inebetita. Rifece a piedi nudi e con la corda <strong>al</strong> collo tutta la<br />

sua m<strong>al</strong>a strada, e nel torpore, per ironia, le passarono per la<br />

mente le lusinghe beffarde di giovinezza: poi tutte le brume.<br />

E rivide viva colei ch’era distesa su quell’<strong>al</strong>tare sacro, come<br />

quando le solcava i capelli per la consueta carezza e le diceva<br />

la santa parola di senno e d’amore; o come quando,<br />

dopo la sua sciagura, divideva con lei la pena senza confine,<br />

aprendo il suo largo <strong>cuore</strong> <strong>al</strong> perdono, stringendola tra le<br />

sue braccia tremanti. E ripensò che <strong>al</strong>lora non era sola. Ma<br />

poi la vide morta, giacente sotto poche p<strong>al</strong>ate di terra: vide<br />

il cumulo della sua fossa muta e deserta: ascoltò nel silenzio<br />

che dava vita ai minimi bisbigli, e più non udì la sua voce.<br />

Tutto il mondo le parve un sepolcro di cose silenziose e<br />

morte: ed ella stessa si credette un fantasma condannato a<br />

vagar su quell’<strong>al</strong>tura amm<strong>al</strong>iata da mago m<strong>al</strong>igno, dove le<br />

persone camminassero mirando lontano, senza sguardo e<br />

senza voce, e le gregge errassero senza tintinni né belati, e le<br />

frasche non avessero mai fremiti, e le rocce fossero tutte disseminate<br />

di occhi atterriti e solcate di bocche smorfiose.<br />

Che squ<strong>al</strong>lore! Che monotonia di vita! Vita? Morte perenne!<br />

Di tanto in tanto Mena si accostava, le toccava dolcemente<br />

la sp<strong>al</strong>la, la guardava teneramente negli occhi; ma<br />

essa non le rispondeva più che con lo sguardo attonito, e le<br />

troncava in bocca ogni carezza col monosillabo intempestivo<br />

e senza senso: – Ah sì! sì! sì!<br />

Anche Diadoru, venuto da Tempio, ove studiava già<br />

ben avanti nel ginnasio, le si avvicinava con amore, e le<br />

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parlava a voce bassa, quasi bisbigliando, come ai bimbi m<strong>al</strong>ati.<br />

Ma ella si metteva l’indice sulle labbra, spaventata, e accennava<br />

la mamma morta. – Sst! – ammoniva; – la mamma<br />

dorme!<br />

Così vegliò a lungo nel torpore: e anche dopo il trasporto<br />

della s<strong>al</strong>ma cara, annunziato in quella stessa stanza e<br />

accompagnato per le sc<strong>al</strong>e e per buon tratto del sentiero<br />

selvaggio d<strong>al</strong> solito miserevole coro di singulti e di gridi<br />

strazianti, e a cui ella assistette quasi senza vedere né udire,<br />

in quello stesso stato fu accompagnata a braccetto d<strong>al</strong> figlio<br />

<strong>al</strong>lo stambugio di confine, ove più fredda era l’aria ed eran<br />

più dure anche le pietre…<br />

L’<strong>al</strong>tra volta ch’ella entrò in casa di suo padre, fu quando,<br />

circa quattro anni dopo, il povero vecchio fu colto inaspettatamente<br />

d<strong>al</strong> primo insulto d’apoplessia.<br />

Gli uomini erano tutti lontani e solo Cat<strong>al</strong>ina si trovava<br />

nella fattoria. Ziu Pasc<strong>al</strong>i, dopo il desinare, si sc<strong>al</strong>dava <strong>al</strong><br />

solicello nell’orto. Ella, Spiranza, cuciva sulla soglia del piccolo<br />

abituro.<br />

Improvvisamente, nella quiete di quel dolce pomeriggio<br />

di febbraio, s’udirono le grida scompigliate della cognata che<br />

chiamava <strong>al</strong> soccorso prona sul corpo disteso del suocero.<br />

Ella accorse anfanando e si scompigliò i capelli <strong>al</strong>la vista<br />

del padre che le parve morto. Per quanto severo e ingiusto,<br />

egli era sempre suo padre.<br />

– Babbo! babbo caro! – urlò prostrandosi.<br />

Ma il vegliardo non era morto, e dopo <strong>al</strong>cuni istanti fece<br />

qu<strong>al</strong>che movimento con un braccio, e aprì gli occhi e le labbra.<br />

Quindi le due donne, sollevatolo di peso, lo portarono<br />

<strong>al</strong> suo letto, e fecero il possibile per rianimarlo e confortarlo.<br />

Il poveretto sbarrava gli occhi intorno, borbogliava qu<strong>al</strong>che<br />

parola, ma pareva fuori di sentimento. Col braccio intatto faceva<br />

dei gesti imperiosi verso personaggi ch’egli doveva vedere<br />

librati nella stanza, e con la gamba sana scompigliava le<br />

coperte e le buttava a terra.<br />

La povera figlia s’aggirò attorno a quel letto, dimentica<br />

di tutto, come se quell’uomo, ora impotente, non le avesse<br />

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