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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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A lei batteva il <strong>cuore</strong>, povera reclusa, povera peccatrice! e<br />

mille paure e mille dolori le accerchiavano l’anima. Avrebbe<br />

voluto esser sorda, per non udir quella sfida: avrebbe voluto,<br />

d’<strong>al</strong>tra parte, esser più forte per soffrire ancora di più, per<br />

scontare con più coraggiosa rassegnazione il suo peccato: e<br />

nella contraddizione dei desideri la lotta era più acerba.<br />

Dove poter trovar un rifugio contro tante persecuzioni?<br />

La madre era certo una pietosa confidente, a cui poteva versare<br />

in seno ogni pena segreta, dinanzi a cui poteva sfogarsi e<br />

piangere, da cui poteva esser consolata; ma la poveretta era<br />

così dolce, così amante della pace di famiglia, che poche volte<br />

e quasi furtivamente poteva recarsi a quel suo canto sorvegliato<br />

da invidi occhi di Argo, e poco poteva con lei trattenersi.<br />

La mamma piangeva con lei, si lamentava con lei…<br />

Ella pertanto trovava ora la sua maggior forza nella religione.<br />

Per quanto non comprendesse tutte le finezze della<br />

sua fede e non potesse <strong>al</strong>imentarla se non con la lettura di<br />

qu<strong>al</strong>che libro semplice e piano, fatta <strong>al</strong>lo scarso lume della<br />

lampada t<strong>al</strong>ora a notte inoltrata: (mancandole affatto l’opportunità<br />

di frequentare i sacramenti e di abboccarsi con<br />

persone sagge e istruite) tuttavia nell’orazione, nell’esercizio<br />

della pazienza, nell’impegno continuo di vincere se stessa<br />

(d’incatenar la belva, come essa diceva), nella brama ardente<br />

di purificarsi <strong>al</strong>meno agli occhi di Dio, se non degli uomini,<br />

ella trovava il coraggio di perseverare e mitigare di molto<br />

l’asprezza della sua sventura.<br />

Passava delle ore meditando, e le pareva di comprendere<br />

tutta la debolezza di questa giovinezza nostra, che s’illude su<br />

se stessa e sulle sue miserie, e con potenti colpi d’<strong>al</strong>a s’in<strong>al</strong>za<br />

a voli vertiginosi di sogni e di chimere, e ha potente sete di<br />

godimenti e accesa fame d’ebbrezze, e non si sazia mai, e<br />

non si stanca mai, e sfida impavida precipizi e pericoli, e si<br />

butta a capo fitto nella corrente in piena, a corpo morto nei<br />

vortici degli incendi: si corona di rose e ride dinanzi <strong>al</strong>la<br />

morte! Capiva come una scintilla sola di sguardo m<strong>al</strong>igno,<br />

una parola sola di labbro bugiardo, basti per soggiogar l’ardita,<br />

per prostrarla <strong>al</strong> suolo come una canna spezzata. Tremava<br />

nel veder come il mondo la tratti, questa giovinezza,<br />

cui prima inebbriava d’incensi e di profumi e abbagliava di<br />

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splendori e stordiva di plausi, nel miserevole caso che, qu<strong>al</strong><br />

aquila temeraria, abbia infranta l’<strong>al</strong>a d<strong>al</strong> cacciatore da lei sfidato,<br />

e cada e si dibatta. Rabbrividiva a tutto il peso schiacciante<br />

di sprezzo e d’onta che le vedeva piombar sul capo; a<br />

tutta la rabbia canina dei vecchi ammiratori per strapparle<br />

d<strong>al</strong> capo la corona insozzata, per strapparle le penne a una a<br />

una; a tutto l’osceno tripudio degli adoratori antichi che s’avvolgono<br />

in ridda di baccan<strong>al</strong>e mentr’essa versa lacrime a rivi<br />

e d<strong>al</strong> <strong>cuore</strong> trapassato sangue a fiotti. Meditava lungamente e<br />

intensamente sulla necessità d’aprirle gli occhi, a questa giovinezza<br />

ardimentosa, d’infrenarle in tempo sguardi e <strong>al</strong>i, di<br />

smorzarle ardori e fiamme, e negarle olezzi e bagliori…<br />

Ella rifuggiva, ora, da tutto quello che le aveva così entusiasticamente<br />

ricolmo l’animo negli anni scorsi, riconosceva<br />

tutti gli inganni, s’accorgeva delle spine: e inginocchiata<br />

davanti a un piccolo crocifisso appeso a capo del suo<br />

giaciglio, pregava il Signore affinché concedesse a tante anime<br />

sognanti la grazia di risvegliarsi in buon punto e riconoscere<br />

la re<strong>al</strong>tà delle cose prima che sanguini il <strong>cuore</strong>.<br />

Nell’ora in cui ella meditava e pregava, il suo sconforto<br />

aveva tregua: vedeva un fine <strong>al</strong> suo patire, e questo glie lo <strong>al</strong>leggeriva<br />

e le versava il b<strong>al</strong>samo sulle piaghe. Trovava anche<br />

compagnia nel suo dolore. Pensava a Gesù che ha patito, a<br />

Maria d<strong>al</strong> seno trafitto da sette spade, a milioni d’anime che<br />

s<strong>al</strong>gono ogni giorno il c<strong>al</strong>vario: e lo sfilare di quelle innumerevoli<br />

creature buone, che pur mille volte non hanno peccato<br />

e sono angeli virtuosi e benefici, ed espìano nel martirio colpe<br />

<strong>al</strong>trui, la incoraggiava a sostener la sua pena meritata, ad<br />

abbracciar con trasporto la sua croce, a versar le sue lacrime<br />

senza disperarsi. Disperarsi? Era una parola cancellata nel<br />

gran linguaggio della religione d’amore! La bella virtù con<br />

cui ella stessa si nominava, spargeva la luce e la pace sopra<br />

tutto il suo peccato. E Madd<strong>al</strong>ena? e Margherita da Cortona?<br />

e mille <strong>al</strong>tre? Si lavarono nel pianto e si purificarono. Che il<br />

Signore le concedesse di poter piangere anch’essa così e di<br />

purificarsi! Sperava, sperava! Qu<strong>al</strong>e sublime conforto!… E<br />

nella speranza il suo <strong>cuore</strong> mutato si apriva largamente <strong>al</strong><br />

perdono. Tutti i suoi tormentatori non erano <strong>al</strong>tro che strumenti<br />

nelle mani di Dio, che voleva raffinarla nel patimento;<br />

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