Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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Signore, mi perdoni lo sfogo: l’amavo come fratello,<br />
più di tutti i compagni, che pur tanto l’amavano. Chi non<br />
lo doveva amare? lui che non conosceva rancori ed era così<br />
gentile? Lascia fra i suoi compagni una lunga memoria della<br />
sua bontà, e a me un solco nel <strong>cuore</strong>. Ella che l’ha <strong>al</strong>levato<br />
come un figlio, son certo mi vorrà credere.<br />
Termino ancora col pianto, signore sconosciuto ma che<br />
in questo momento mi è fratello nella pena; e io non so la<br />
maniera di dirle una buona parola. Vorrei solo lacrimarle a<br />
fianco, lacrimare accanto <strong>al</strong>la mamma poveretta, e <strong>al</strong>la buona<br />
signora, sfogare nel silenzio il cordoglio che si ribella <strong>al</strong>la<br />
voce. Si faccia coraggio, signore; e ne faccia tanto a quella<br />
sventurata donna, che più di tutti ne avrà bisogno.<br />
L’abbraccio nel dolore e le professo la mia povera amicizia<br />
nata così tragicamente nella sventura e consacrata d<strong>al</strong>la<br />
morte».<br />
Il dottore non poté leggere tutto di sèguito lo spaventoso<br />
documento. Gli occhi pieni di lacrime si ribellavano <strong>al</strong>la<br />
vista e il <strong>cuore</strong> gonfio d’affanno si scompigliava nel moto.<br />
Quand’ebbe letto tutto s’accasciò sul seggiolone, istupidito,<br />
immerso in una astrazione di terrore.<br />
La moglie, com’era solita ogni volta che credeva fosse arrivata<br />
lettera di Diadoru, entrò poco dopo, e lo trovò in quello<br />
stato di atonia, tanto che non si accorgeva della sua venuta.<br />
Atterrita <strong>al</strong> colore di quel viso, <strong>al</strong>la desolazione di quello<br />
sguardo, gli parlò con voce fioca; ed egli istintivamente fece<br />
mostra di nascondere il foglio che teneva ancora fra le mani.<br />
– Dio mio, cos’è stato? – gli chiese la povera donna<br />
sempre più spaventata.<br />
Le labbra di lui tremarono come quelle d’un bimbo, e<br />
non essendogli riuscito di parlar con la voce, le volle parlare<br />
affettuosamente con lo sguardo.<br />
– No, dimmelo: cos’è stato? Mi fai soffrir più, Dio mio!<br />
– Mena,… e hai coraggio? – b<strong>al</strong>bettò egli, esitante.<br />
– Oh Signore!…<br />
– Sta m<strong>al</strong>e, sai…<br />
– Chi, Dio mio, chi? –. E impaziente gli strappò di mano<br />
la lettera fat<strong>al</strong>e.<br />
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E tosto quella casetta così tranquilla, che aveva udito le<br />
grida infantili del povero morto e i suoi squilli di riso e gli<br />
strepiti innocenti di tutta la frotterella birichina, risonò di<br />
clamori strazianti e di singhiozzi e d’un nome disperatamente<br />
invocato.<br />
Qu<strong>al</strong>che ora più tardi, sul monte, nel tugurio di Spiranza<br />
si assisteva accasciati <strong>al</strong>lo smarrimento d’una ragione<br />
temprata d<strong>al</strong>le vittorie segn<strong>al</strong>ate su molte prove, e <strong>al</strong>l’ultimo<br />
lògoro d’una vita trascorsa tutta in affanni.<br />
La povera madre giaceva sul lettuccio squ<strong>al</strong>lido quasi<br />
inerte, con gli occhi sbarrati sulle scandule nere del tetto.<br />
La crisi l’aveva in quel modo prostrata.<br />
Intorno erano il dottore, Mena, Cat<strong>al</strong>ina e qu<strong>al</strong>che <strong>al</strong>tra,<br />
che guardavano in silenzio e con accoramento la spaventosa<br />
violenza di quel dolore.<br />
L’amm<strong>al</strong>ata di quando in quando, a lunghi interv<strong>al</strong>li, si<br />
scoteva per gettare in mezzo <strong>al</strong>la vasta pace dell’<strong>al</strong>tura un<br />
suo urlo lungo e besti<strong>al</strong>e, che trafiggeva il <strong>cuore</strong> dei presenti.<br />
Poi ricadeva nel suo stato d’immobilità petrea fino a un<br />
nuovo accesso.<br />
Andrea, vista inutile ogni cura, si ritirò con la moglie in<br />
casa del suocero, e nella stamberga restarono a veglia due<br />
donne venute dagli stazzi.<br />
Esse rimasero deste per gran parte della notte; ma infine,<br />
vedendo che l’amm<strong>al</strong>ata continuava a non moversi e a<br />
non aver bisogno dell’opera loro, si distesero accanto <strong>al</strong> fuoco<br />
e s’addormentarono.<br />
La notte di febbraio era fredda e oscura e di tratto in<br />
tratto un forte vento mugliava: inoltre le poverette erano<br />
stanche per il lungo cammino percorso e per le commozioni<br />
intense.<br />
Spiranza, dopo mezzanotte, uscì a poco a poco d<strong>al</strong> suo<br />
stato di torpore e riacquistò un po’ di conoscenza. Rivolse lo<br />
sguardo nella mezza tenebra, e vide la fiamma agonizzante sul<br />
focolare e le due ombre distese per terra. Ascoltò e udì la rabbia<br />
del vento. Qu<strong>al</strong> sogno passò nel suo povero cervello? Non<br />
si sa. Chi conosce il lavorìo d’una mente, quando il dolore<br />
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