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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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non occorre che te ne riparli ora per iscritto. Mi premeva<br />

però di raccomandarti di scriverle e di non dimenticarla…<br />

neanche in codesta terra di desolazione».<br />

A questo punto Spiranza ebbe un guizzo e sentì come<br />

una ruvida mano aggranfiarle il <strong>cuore</strong>. Omise di leggere la<br />

chiusa che conosceva già d<strong>al</strong>la sera precedente, e si lasciò<br />

rapir l’anima d<strong>al</strong> vortice dei suoi pensieri tristi, come cencio<br />

da turbinio di venti.<br />

Di fronte a lei si ergeva improvvisamente una nemica.<br />

Come potrebbe ella combattere contro di essa e vincerla?<br />

Colei era ricca, bella, istruita, nata in città, vissuta in luoghi<br />

civili…: ella invece, per quanto fosse ricca e avesse un po’ anche<br />

studiato, rimaneva sempre una pastora… E quella madre,<br />

che pur nel sogno le aveva concesso il suo tesoro, e l’aveva<br />

benedetta, esortava il figlio a… E quel figlio che aveva<br />

quasi giurato di non aver avuto mai innamorate, aveva mentito!<br />

Oh Signore! Silvio, che le era apparso come l’angelo dell’onestà<br />

e della verità, le riappariva ora come il demonio della<br />

simulazione e della menzogna! Ma perché aveva dunque finto<br />

così con lei? Qu<strong>al</strong>e interesse aveva egli avuto per parlarle<br />

d’amore e per esser geloso? Che cosa l’aveva spinto a strapparle<br />

d<strong>al</strong> <strong>cuore</strong> tot<strong>al</strong>mente l’imagine di Jacheddhu Ruoni,<br />

ch’ella forse un giorno, senza il suo incontro, avrebbe potuto<br />

sposare? Ella non sapeva comprenderlo, povera ignorante,<br />

povera ingenua!<br />

E neanche quella madre poteva comprendere. Certo non<br />

era quella la madre del sogno. Una donna che aveva tanta<br />

paura della sua <strong>Sardegna</strong> e c<strong>al</strong>unniava la sua regione non poteva<br />

stimarla, né amarla, né benedirla! Né essa la poteva stimare<br />

e amare… E quella Silvania? quella fortunata? quella<br />

vincitrice? Perché non le compariva dinanzi re<strong>al</strong>mente, affinché<br />

ella potesse guardarla bene in volto, e giudicare <strong>al</strong>meno<br />

se fosse vero ch’era bella, e udirla parlare per conoscere se fosse<br />

veramente istruita? Oh Dio! ma eran tutte lontane, tutte,<br />

ed ella era sola, col suo terribile sospetto, con la sua incertezza,<br />

che le avvampava in seno, che le bruciava il cervello…<br />

Fosse stato presente <strong>al</strong>meno Silvio per dirle una parola, e<br />

dissiparle ogni dubbio, e persuaderla che tutto era un sogno<br />

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di quella madre amm<strong>al</strong>ata. Come l’avrebbe voluto opprimer<br />

di domande, e umiliar con rimproveri e abbatter con ragioni!<br />

Era istruita, colei? Andava bene! Ma un <strong>cuore</strong> affettuoso come<br />

il suo, apertosi tra le forre di quell’<strong>al</strong>tura selvaggia a ogni<br />

sentimento di bontà, fortificatosi sempre nell’innocenza e nella<br />

modestia, colei non lo poteva avere: ma un amore così forte,<br />

nato nella sventura, cresciuto davanti a un letto di dolore,<br />

suggellato da un sacrifizio coraggioso di nozze oneste, colei<br />

non glie lo poteva dare. Colei gli si buttava in braccio da disperata,<br />

spudoratamente: forse perché non v’era <strong>al</strong>tro cane che<br />

la volesse. Ma ella, per lui, aveva lasciato Jacheddhu Ruoni,<br />

uno dei giovani più ricchi della G<strong>al</strong>lura. Se avesse potuto dirgliele<br />

con c<strong>al</strong>ore, tutte queste verità! Era persuasa ch’egli non<br />

avrebbe fiatato e l’avrebbe rassicurata, le avrebbe sorriso.<br />

Allora se lo figurava come quando era amm<strong>al</strong>ato, disteso<br />

nel letto, col viso bianco e patito, con gli occhi languenti,<br />

con la bocca asciutta, docile come bambino stanco, debole<br />

come virgulto abbattuto d<strong>al</strong> vento, tutto in suo potere;<br />

ricordava quegli sguardi supplichevoli, quelle parole affettuose,<br />

quei sorrisi p<strong>al</strong>lidi, ma sempre luminosi, quello sfavillio<br />

d’amore che gli raggiava sul capo. Come era buono,<br />

come si faceva amare! Ma adesso, se ancora fosse stato a lei<br />

presente in condizioni così umili, così degne di pietà, ella<br />

l’avrebbe investito, avrebbe profanato l’ospit<strong>al</strong>ità sacra ai<br />

G<strong>al</strong>luresi e l’avrebbe strappato d<strong>al</strong> letto, e c<strong>al</strong>pestato: giacché<br />

nient’<strong>al</strong>tro ella odiava come la finzione e la menzogna.<br />

La brezzolina dell’aurora le recava da fuori la frescura;<br />

agitandole lievemente i riccioli scomposti le mormorava <strong>al</strong>l’orecchio<br />

i dolci messaggi dei pampani fruscianti, delle mortelle<br />

in fiore: ma ella in quel mormorio di carezza non udiva<br />

<strong>al</strong>tro che il sibilo rabbioso d’un nome: Sssilvania! Sssilvania!<br />

Le pareva che quella, la trionfatrice, conoscesse in quel momento<br />

tutto il suo strazio. La vedeva ridere del suo tormento,<br />

sogghignare di sprezzo, beffarsi della sua ingenuità, del suo<br />

credulo amore… Che dispetto, che rabbia, che disperazione!<br />

Inconsciamente brancicava la lettera che le era caduta sul<br />

grembo e senza addarsene la sgu<strong>al</strong>civa, come se avesse voluto<br />

riversare su quella povera carta tutta la sua passione. Poi <strong>al</strong>l’improvviso<br />

fu divorata d<strong>al</strong>la brama di conoscere ancora, di<br />

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