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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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pieno. – Se avessi vent’anni di meno – gridava – non me lo<br />

direbbe. Poledri ne ho domato molti, sa! e volavano!<br />

I maschi imprecavano, aizzavano per celia i cani. Le<br />

donne gettavano piccoli gridi di spavento.<br />

Ed egli per gioco cercava di spaventarle ancora sul più<br />

bello, quando meno esse se l’aspettavano, con giravolte improvvise,<br />

con mosse ardite, con rombanti c<strong>al</strong>ate di f<strong>al</strong>co,<br />

con fulminee elevazioni vertiginose, con gridi ebbri di cielo<br />

e d’<strong>al</strong>tezza. Le giovani imp<strong>al</strong>lidivano, mormoravano preghiere<br />

in segreto.<br />

Dopo qu<strong>al</strong>che tempo l’ardito volatore li s<strong>al</strong>utava con un<br />

rombo distinto e s’<strong>al</strong>lontanava velocemente, accompagnato<br />

d<strong>al</strong> tumulto giocondo, d<strong>al</strong>la canizza festosa. Addio! addio!<br />

Spiranza seguiva con lo sguardo l’ammirabile macchina<br />

e non ne distaccava mai gli occhi incantati finché lo sventolio<br />

della pezzòla bianca non si confondeva con la massa nera,<br />

finché il minuscolo punto bruno non scompariva di là<br />

d<strong>al</strong>la cresta.<br />

Che ora dolce era per lei quella! Da quando l’abbaio<br />

dei cani annunziava la comparsa in cielo del mostro non<br />

più ormai temuto neppur d<strong>al</strong>le bestie, ella non poteva frenar<br />

gli slanci del <strong>cuore</strong>, e non aveva pace se non quando<br />

d<strong>al</strong> muro dell’orto poteva osservare quell’avanzarsi maraviglioso,<br />

il crescere, il frullare. Gli occhi le brillavano <strong>al</strong>lora<br />

come due astri vivi, e sulla bocca le fioriva il sorriso. E appena<br />

quel t<strong>al</strong>e sguardo di fiamma scintillava tra gli ordigni,<br />

una corrente misteriosa le scoteva tutto il corpo, le accendeva<br />

ogni fibra.<br />

Com’era deliziosa quella intesa delle due anime anele,<br />

l’una dimentica del fascino del volo e bramosa d’aggrapparsi<br />

<strong>al</strong>la terra pur di trovar la compagna, l’<strong>al</strong>tra disdegnosa<br />

della sicurezza del suolo e delirante di perdersi unita a quella<br />

nella sconfinata chiarezza del cielo!<br />

Anche l’anima della giovane volava, e quando tutto per<br />

i sensi era finito, e gli occhi più non vedevano e gli orecchi<br />

più non udivano, il volo continuava ancora, l’unione degli<br />

spiriti persisteva. Attorno <strong>al</strong>la fattoria, per l’orto, nel giardino,<br />

sullo spiazzo, nelle stanze, s’aggirava m<strong>al</strong>iosa la figura<br />

cara, con fedele costanza.<br />

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Del resto, Silvio non giungeva soltanto in areoplano.<br />

Veniva spesso anche in bicicletta fin dove la strada glie lo<br />

permetteva; poi s’avventurava a piedi per i sentieri sassosi,<br />

come un gran camminatore. Non arrivava sempre <strong>al</strong>la casa,<br />

ma il più spesso si fermava ora <strong>al</strong> torrente, ove le due fanciulle<br />

andavano a lavare il bucato, ora <strong>al</strong>le <strong>al</strong>tane rupestri,<br />

da cui esse, quando gli uomini erano occupati in faccende<br />

più gravi, raccoglievano con fischi e richiami le capre sbandate,<br />

ora in <strong>al</strong>tri punti dei vasti poderi della famiglia, in cui<br />

fosse facile e nascosto l’incontro. Di quando in quando esse<br />

se lo vedevano sbucare <strong>al</strong>l’improvviso di tra le macchie, di<br />

tra le rocce come un’apparizione, e si spaventavano. Egli<br />

godeva della loro sorpresa, si trastullava della loro paura.<br />

Le trovava ora unite ora scompagnate, e rimaneva con<br />

esse delle ore, dimentico d’ogni <strong>al</strong>tra cosa. Sedeva sui grandi<br />

massi di granito quand’esse lavavano i panni <strong>al</strong>l’ombra,<br />

nel tònfano della cascata, e le pregava che cantassero le loro<br />

canzoni g<strong>al</strong>luresi, così gaie, diceva, e armoniose. Esse, peritanti,<br />

levavano la loro voce tinniente, vittoriosa del fragor<br />

delle acque, tra l’incanto dell’<strong>al</strong>tipiano saettato d<strong>al</strong> sole, e<br />

sbattevano sulle pietre oblique la biancheria, con brama,<br />

con le braccia nude, arrossate, luminose in viso, come fulgide<br />

imagini della giovinezza. Egli ascoltava intento, senza<br />

guardarle, con l’occhio sperduto o sulla corrente che spumeggiava<br />

tra i sassi, o sugli <strong>al</strong>beri intorpiditi d<strong>al</strong>l’afa estiva,<br />

o sulla massa d’acqua che rifletteva le aspre macchie e le<br />

rocce e il cielo, come se il suo sguardo fosse incatenato a<br />

un’arcana visione che vagasse su quei luoghi, ricchi di poesia<br />

selvaggia. Poi, a un tratto, fissava ardentemente le cantatrici,<br />

divorava con occhiate di foco Spiranza, che era costretta<br />

ad ammutolire, abbassar la testa e affacchinarsi nella<br />

faticaccia per impedire <strong>al</strong> grido di eromperle d<strong>al</strong> seno.<br />

Su quelle <strong>al</strong>ture egli s’effeminava. In quei recessi ombrosi,<br />

assiepati da frasche e da mucchi di massi che parevano<br />

avanzi di rovine gigantesche, si smanicava anch’esso, lavava<br />

le proprie pezzòle come una donna; t<strong>al</strong>ora si sc<strong>al</strong>zava,<br />

e, seduto sul margine del tònfano, dimenava nell’acqua le<br />

gambacce nude fino <strong>al</strong> ginocchio, come un monellaccio, e<br />

rideva fino a sganasciarsi, riversandosi indietro, quando<br />

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