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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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Poi toccò <strong>al</strong>le caprette, indi <strong>al</strong>le agnelle, in ultimo ai porci.<br />

Le caprette si lamentavano pietosamente come se le scannassero<br />

e s’agitavano per ribellarsi: anche le agnelle davan belati<br />

mesti, tutte spaurite. Ma i più scand<strong>al</strong>osi erano i porchetti<br />

coi loro grugniti irosi e lunghi, con la loro ribellione violenta.<br />

I pastori non avevan però coricini molto teneri e, sordi a<br />

ogni lamento, continuavano a tagliare, come se si trattasse di<br />

trinciar sughero o tabacco. Anche qu<strong>al</strong>cuna delle ragazze volle<br />

impugnare il coltello, cacciar le mani nella faccenda crudele.<br />

Si era appena finito di segnare, e per i chiusi diversi risonava<br />

ancora la multisona lamentazione dei branchi riuniti,<br />

quando improvvisamente giunse d<strong>al</strong> sentiero una musica,<br />

insolita per quelle b<strong>al</strong>ze, che sembrava sonata da spiriti,<br />

perché nessun mort<strong>al</strong>e compariva in vista.<br />

Qu<strong>al</strong>cuna delle donne si fece il segno della croce e anche<br />

gli uomini si guardarono l’un l’<strong>al</strong>tro maravigliati. – Che<br />

diavolo c’è?<br />

– Volete scommettere che è quella buona lana del dottore?<br />

– gridò Girominu, dopo che ognuno aveva detto la sua.<br />

– Scommettiamo? È lui di certo! Corriamogli incontro!<br />

Un gruppo si mosse verso la v<strong>al</strong>le, e, fatti appena pochi<br />

passi, vide spuntare da una svolta il solito ombrello bianco,<br />

il solito cav<strong>al</strong>lino, e dietro <strong>al</strong> cav<strong>al</strong>lino <strong>al</strong>tri tre o quattro individui<br />

che tenevano in bocca certi cosacci neri.<br />

– Il dottore! il dottore che viene coi demòni!<br />

Il Sirena s’era assicurato <strong>al</strong> torace con una corda il manico<br />

arcuato dell’ombrello (a cui aveva attaccato le briglie)<br />

e veniva innanzi strimpellando una sua vecchia chitarra,<br />

ben diritto in sella, impettito e grave, compreso della sua<br />

autorità di capobanda.<br />

La musica si spandeva per quei luoghi silvestri, invadendo<br />

i v<strong>al</strong>loni e le gole, echeggiando sui nodi rocciosi, ripercotendosi<br />

per le fratte e i dirupi, come qu<strong>al</strong>cosa di materi<strong>al</strong>e<br />

che s’avventasse e sbattesse contro muraglie di pietra.<br />

E pareva che la consueta polifonia selvaggia più non esistesse<br />

e tutto sull’<strong>al</strong>tura fosse muto.<br />

M<strong>al</strong>cu corse <strong>al</strong>la capanna e sparò due fucilate a s<strong>al</strong>va, per<br />

dare il benvenuto agli ospiti: e tutti, uomini e donne, li accolsero<br />

battendo le mani: natur<strong>al</strong>mente chi poteva batterle;<br />

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giacché <strong>al</strong>cune delle fanciulle, attirate d<strong>al</strong> repentino richiamo,<br />

erano uscite sullo spiazzo con ciò che s’eran trovato fra<br />

mano, con le mestole, le grattuge, gli spiedi, le gratelle, e anche<br />

coi treppiedi che furon fatti tintinnare pur essi per ingrossare<br />

il plauso.<br />

I musicisti, a un cenno della testa del dottore (e anche<br />

l’ombrello fece un tentennone buffo) si fermarono davanti <strong>al</strong>lo<br />

stabbiolo e gonfiarono poderosamente le gote per dar più<br />

forza <strong>al</strong> fin<strong>al</strong>e. E ciò che ne venne fuori fu qu<strong>al</strong>cosa di strabiliante<br />

e di grottesco giacché i pianti dei clarini non andarono<br />

a sangue <strong>al</strong> mai<strong>al</strong>e rinchiuso, (i cui nervi eran stati messi troppo<br />

<strong>al</strong>la prova fin d<strong>al</strong>l’aurora) il qu<strong>al</strong>e accompagnò la melodia<br />

con un’orribile ciuciata di grugniti e di berci indiavolati.<br />

I sonatori non poteron continuare, vinti da un prepotente<br />

bisogno di scoppiare; e smisero per scrosciare in certe<br />

risatone stentoree, che subito divennero contagiose.<br />

– Viva il dottore! Viva i musicanti! – gridarono i pastori.<br />

– Viva ziu Pasc<strong>al</strong>i e la compagnia! – gridarono i nuovi<br />

arrivati.<br />

– Viva! Viva! – ripeterono tutti, con clamore.<br />

Il vecchio padrone non capiva nella pelle. – Ma sa che è<br />

proprio prezioso, lei! – diceva <strong>al</strong> Sirena, aiutandolo a smontare:<br />

(il che non era impresa molto agevole a causa della chitarra<br />

e dell’arnese che teneva ancora legato <strong>al</strong> busto). – Un<br />

uomo che sa fare di queste belle improvvisate, non dovrebbe<br />

mai morire!<br />

– Che volete? – rispondeva lui, sbarazzandosi degli ingombri<br />

e stringendo a uno a uno la mano a tutti. – M’è<br />

s<strong>al</strong>tato il grillo in testa, così <strong>al</strong>l’improvviso. Ho detto: «nella<br />

cascina di zio Pasc<strong>al</strong>i non son mancate mai le feste per la<br />

segnatura: vi concorrono da ogni parte giovanotti e ragazzi<br />

che hanno tanta voglia di far quattro s<strong>al</strong>ti a cose finite…<br />

Cerchiamo i sonatori». Li ho trovati: (e son tutti della banda<br />

music<strong>al</strong>e, sapete?). Non ho sprecato molte parole. «Andiamo?».<br />

«Andiamo!». E ora siamo qui, per divertire questi<br />

bei musetti di ciliege!… Ben trovata, zia Francisca, la regina<br />

madre della festa: perché le regine figlie son quelle, eh!<br />

– rispondeva <strong>al</strong>la padrona accorsa l’ultima a dargli il benvenuto.<br />

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