Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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caro, dico io! Jacheddhu Ruoni! A ogni modo, la risposta la<br />
deve dar lei… Oggi son così i tempi, Niccòla! Ai nostri<br />
giorni…<br />
– È troppo giusto… Ma dicevo che le cose, quanto più<br />
si possono abbreviare… È sempre meglio, sapete. Questi ragazzi<br />
son come i cardi, che Dio mi castighi! Se li cogliete<br />
quando sono in punto, son deliziosi: quando però t<strong>al</strong>liscono,<br />
buona notte! E poi, c’è sempre dei pericoli, speci<strong>al</strong>mente per<br />
le donne… Cos’è quello? – continuò, accennando il fardello<br />
di Silvio, come se <strong>al</strong>lora appunto cominciasse a vederlo, e che<br />
invece già varie volte aveva fissato: ed era proprio quello che<br />
gli aveva messo sul labbro le ultime parole. – Ah! vesti di<br />
quel soldato? Oh vedete: colui, per esempio…: non ve n’offenderete,<br />
se ve lo dico: oh, non lo credo: perché saremmo<br />
amici? Perché si cercherebbe di stringerci sempre più? Non vi<br />
offendete: ma quel soldato è stato un pericolo: me l’ha detto<br />
mio figlio: e anche qu<strong>al</strong>che rumoretto l’ho udito da <strong>al</strong>tri…<br />
Cose da nulla, se volete… ma pure, son sempre quelle cosette…<br />
Basta: quello potrà essere ancora un pericolo, e…<br />
– Oh, amico mio, puoi tu pensare…?<br />
– Lo so, Pasc<strong>al</strong>i; non dir più una parola! Che bisogno hai<br />
di difendere con me l’onestà della tua casa? Fammi il santo<br />
piacere… Lo so: ma i giovani son giovani… Son sempre come<br />
la stoppa vicino <strong>al</strong> fuoco, diceva un grande predicatore<br />
che se ne intendeva. Sarebbe bene… Ma queste son cose<br />
inutili, poveraccio ch’io sono. Voler dar consigli a te è come<br />
portar sassi <strong>al</strong> Limbara. Andiamo, dunque: ch’io ho il cervellaccio<br />
vuoto, e temo d’avervi già intronato la testa –. E si<br />
levò, battendo ambe le mani aperte sulle ginocchia.<br />
Anche i vecchi s’<strong>al</strong>zarono. – D’intronare parli, anche?<br />
Ci hai fatto passare un’ora veramente deliziosa. Dunque restiamo<br />
intesi che appena…<br />
– …Che appena quella colomba…<br />
– Va bene, va bene!<br />
Il rumore che fece la serratura a sdrucciolo, quando zia<br />
Francisca, uscita l’ultima, si trasse dietro, di colpo, la porta,<br />
destò Spiranza d<strong>al</strong> sogno angustioso in cui si era addentrata.<br />
Essa si era ritirata con la sorella nella stanza terrena che<br />
dava <strong>al</strong>l’orto, e s’era messa <strong>al</strong> suo lavoro di ricamo. Mena<br />
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cuciva. I fratelli, <strong>al</strong>l’ombra dei castagni, maneggiavano il<br />
bel fucile di Niccòla Ruoni.<br />
Ormai le si presentavano dinanzi agli occhi tre vie distinte,<br />
d<strong>al</strong>le qu<strong>al</strong>i non poteva in <strong>al</strong>cun modo fuggire: sposarsi a<br />
Jacheddhu, lasciarsi trascinar via da Silvio, rimaner zitella per<br />
tutta la vita. Qu<strong>al</strong>e preferire? Ognuna aveva le sue spine.<br />
Se sposava Jacheddhu, secondava i desideri della famiglia,<br />
e prendeva un giovane ricco, che le avrebbe concesso<br />
ogni agio conveniente <strong>al</strong>la sua condizione, e le avrebbe consentito<br />
di vivere nei luoghi in cui era nata, vicino <strong>al</strong>le persone<br />
care, e di menar l’esistenza così dolce e tranquilla della<br />
sua G<strong>al</strong>lura. Ma come fare a unirsi per tutta la vita con quel<br />
bamboccione infagottato, che era tutto carne e non aveva<br />
una scintilla d’anima? a unirsi a lui se non gli voleva bene?<br />
Signore benedetto, sì: gli aveva spesso sorriso quando ancora<br />
non conosceva… nessun <strong>al</strong>tro giovane migliore di lui; l’aveva<br />
preferito a tutti gli <strong>al</strong>tri, s’era lasciata corteggiare da lui<br />
come fiore d<strong>al</strong>l’ape o come fiammella d<strong>al</strong>la f<strong>al</strong>ena, gli aveva<br />
anche dato qu<strong>al</strong>che mezza speranza, aveva b<strong>al</strong>lato con lui<br />
nelle riunioni degli stazzi, nelle feste pastor<strong>al</strong>i delle tosature<br />
e delle smelature. Ma quelli erano <strong>al</strong>tri tempi: si conduceva<br />
così senza pensarci, senza saperlo, stimolata solo d<strong>al</strong>l’impulso<br />
della sua giovinezza che sbocciava, senza intenzioni serie…<br />
Ora però… come poteva legarsi a un uomo che non<br />
solo non amava, ma neppure stimava: che le era divenuto<br />
antipatico? Che vita sarebbe la sua? Una vita senza amore!<br />
Una vita di freddezza! e di continui tormenti!<br />
Se poi sposava Silvio, sceglieva l’uomo del suo <strong>cuore</strong>, <strong>al</strong><br />
qu<strong>al</strong>e oramai, volesse o non volesse, l’anima sua era legata<br />
con vincoli che non si potrebbero più infrangere senza far<br />
strappi <strong>al</strong>le sue viscere. Ella si aggrapperebbe a lui, ed egli la<br />
menerebbe via a volo, di là d<strong>al</strong> mare, per luoghi nuovi, per<br />
città grandi e tumultuose, di piacere in piacere, di bellezza<br />
in bellezza: le farebbe vivere un’esistenza di sogno! Però dei<br />
fantasmi sorgevano accanto a lui per sbarrarle il passo: Silvania,<br />
Adriana e <strong>al</strong>tre, <strong>al</strong>tre donne ancora, una folla, che si intravedeva<br />
nella confusione. Esse l’accecavano sbracciando,<br />
l’assordavano con le parole, l’atterrivano con le minacce e<br />
con le beffe e con gli scherni. E se anche quelle la lasciavano<br />
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