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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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Spiranza benedisse e consacrò con lacrime, come con<br />

acqua santa, la carta provvidenzi<strong>al</strong>e, che le aveva <strong>al</strong>largato il<br />

<strong>cuore</strong> e l’aveva rassicurata. Quanto le pareva grande, quel<br />

suo poveretto, che si manteneva fermo contro ogni vento e<br />

non si lasciava piegare neanche d<strong>al</strong>la bufera più brut<strong>al</strong>e e<br />

più accanita! Vedeva in lui riflessa l’anima virtuosa della dolce<br />

sorella, a fianco della qu<strong>al</strong>e quel povero <strong>cuore</strong> s’era aperto<br />

per tempo <strong>al</strong>le più soavi emanazioni della religione e dell’onestà,<br />

e s’era foggiato in forma perfetta secondo il modello, <strong>al</strong>l’ombra<br />

anche dei puri esempi di quell’<strong>al</strong>tro carattere cristiano<br />

del cognato, terso come la luce. E d<strong>al</strong> profondo del suo<br />

essere ringraziava, piangendo e baciando la lettera, i suoi disinteressati<br />

benefattori, ai qu<strong>al</strong>i doveva i pochi raggi di luce<br />

che comparivano di quando in quando in mezzo <strong>al</strong> tenebrore<br />

della sua via.<br />

Quando Cat<strong>al</strong>ina tornò a riprendere la lettera, la trovò<br />

che la baciava ancora e vi spargeva ancora qu<strong>al</strong>che stilla di<br />

pianto.<br />

Dopo un lungo istante d’esitazione glie la rese fin<strong>al</strong>mente;<br />

ma non poté trattenersi d<strong>al</strong> domandare: – E Giromìnu<br />

che cosa dice?<br />

– Zitta, Spiranza mia! – rispose la cognata con aria contrita.<br />

– Questa disgraziata lettera ci ha messo l’inferno in<br />

casa. Egli non ha più detto una parola amorosa a nessuno.<br />

Tutti ci ha m<strong>al</strong>trattati: anche il povero vecchio: anche gli<br />

innocenti! Parla da solo e ringhia, come un cane in catena…<br />

Temo, cognata mia, ch’egli tarderà a digerir tutta la<br />

rabbia di questa volta…<br />

– Oh, sorella cara, come mi dispiace per te, per lui e<br />

per tutti… Ma anche per quel poveretto… Io ero quasi felice,<br />

adesso, perché l’avevo visto rappacificato… avevo cominciato<br />

ad aver qu<strong>al</strong>che speranza per un’<strong>al</strong>tra pace… ma<br />

ora non ne ho più!<br />

– Che vuoi che ti dica, Spirà? son cose degli uomini, e<br />

io non mi devo intromettere nei loro affari. Ma chi sa? potrà<br />

venire un giorno…<br />

– Così credi anche tu, sorella cara? – chiedeva con ansia<br />

la reietta, che in quel momento era disposta ad aprire il <strong>cuore</strong><br />

a qu<strong>al</strong>che sollievo. – Oh come glie la chiedo a Dio questa<br />

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grazia, di giorno e di notte, con c<strong>al</strong>da preghiera. Dopo la s<strong>al</strong>ute<br />

dell’anima e la buona ventura di quel poveretto lontano,<br />

non gli domando <strong>al</strong>tro, <strong>al</strong> Signore. S’Egli mi esaudisse!<br />

– Speriamo, cognata mia! Niente dura sempre nel mondo,<br />

né il bene né il m<strong>al</strong>e. E tu di m<strong>al</strong>e ne hai avuto abbastanza.<br />

– A noi parrebbe così. Ma chi sa se pare così <strong>al</strong> cielo?<br />

Grande fu la mia colpa, sorella.<br />

Cat<strong>al</strong>ina non disse una parola, e la lasciò sotto l’impressione<br />

di quella terribile verità che le era caduta d<strong>al</strong>le labbra<br />

ed era stata seguita d<strong>al</strong> silenzio. Oh sì: grande era stata la<br />

sua colpa! E forse ella non avrebbe vita abbastanza lunga<br />

per scontarla pienamente; forse non aveva neanche profittato<br />

del tempo concessole da Dio fino a quel momento,<br />

per espiare santamente il suo errore.<br />

Così divenne molto triste e s’affissò nella solita meditazione<br />

religiosa. A poco a poco si sentì sollevata, rivolò col<br />

pensiero a suo figlio lontano e lo rivide come l’aveva sognato,<br />

nobile e onesto. Si ricordò delle predizioni di zia M<strong>al</strong>tina:<br />

del torrente inceppato per un istante d<strong>al</strong>la moriccia, del<br />

crollo del riparo, del corso felice delle acque vittoriose <strong>al</strong>l’ombra<br />

degli <strong>al</strong>ti <strong>al</strong>beri, tra sponde fiorite, in una primavera<br />

di luce… Le parve che la profezia si fosse in parte avverata e<br />

nutrì fiducia che anche nel resto si avvererebbe… S’inginocchiò<br />

davanti <strong>al</strong> crocifisso nero, che pendeva a capo del letto,<br />

e s’immerse nella preghiera. E nel lungo momento d’oblio<br />

credette che ogni <strong>al</strong>tra sventura fosse scongiurata.<br />

In uno st<strong>al</strong>luccio vicino si azzannavano e grugnivano<br />

ferocemente i porci, gli anim<strong>al</strong>i immondi. E quello pareva<br />

un prolungato ironico sghignazzamento di versiere.<br />

Circa due settimane dopo il dottor Sirena ricevette inaspettatamente<br />

una lettera col bollo di Caserta, d<strong>al</strong>la soprascritta<br />

di mano sconosciuta.<br />

Il <strong>cuore</strong> gli b<strong>al</strong>zò violento mentre tremando sbuzzava la<br />

sopraccarta, e gli occhi si appannarono. Corse tosto <strong>al</strong>la firma<br />

e lesse un nome ignoto: Arturo Cob<strong>al</strong>ti. Presentì una<br />

sciagura, e tutto il suo animo, così ben equilibrato, fu scosso<br />

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