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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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padre fortunato di aquilotti fieri e di tortore vezzose, re felice<br />

di dominio indisturbato? Dov’era andato il nome puro di<br />

Pasc<strong>al</strong>i Luna, il paciere della contrada, l’estimatore preferito,<br />

il savio consigliere, l’arbitro sempre ricercato, che poteva <strong>al</strong>zar<br />

la fronte senza macchia dinanzi a signori e a dame e dir<br />

la sua parola ascoltata, in mezzo a qu<strong>al</strong>siasi compagnia?<br />

Egli era là, ora, colpito <strong>al</strong>la schiena come una serpe, coi<br />

capelli canuti macchiati di sozzura e col capo pesante che<br />

non poteva più ergersi per guardare il cielo. Dove poteva<br />

più mostrarsi senza bruciar di vergogna? A qu<strong>al</strong> porta di<br />

donna onesta potevano più bussare i figli? qu<strong>al</strong> uomo di<br />

conto sposerebbe più la sua piccola? Gli incendi comincerebbero<br />

a divorargli i pascoli, le ronche e le scuri continuerebbero<br />

a decimargli le gregge (come già da qu<strong>al</strong>che tempo<br />

avevano cominciato: e ancora aveva negli orecchi i gemiti<br />

delle povere bestie squarciate), branchi di cav<strong>al</strong>li indomiti<br />

gli c<strong>al</strong>pesterebbero i seminati, e tutti i suoi poderi diventerebbero<br />

una rovina. Chi lo rispetterebbe più? chi lo temerebbe?<br />

Neppur le p<strong>al</strong>le del suo schioppo inf<strong>al</strong>libile farebbero<br />

più paura a nessuno. Il leone delle <strong>al</strong>ture era ridotto un<br />

povero becco arrembato. Tutti potrebbero ridersi di lui impunemente!<br />

tutti potrebbero impunemente lanciar la loro<br />

pietra per finir di lapidare la serpe d<strong>al</strong>la schiena rotta! Povero<br />

Pasc<strong>al</strong>i Luna, da qu<strong>al</strong>e <strong>al</strong>tezza era caduto nel fango! e in<br />

qu<strong>al</strong> fango! Tutti gli potevano sputar in faccia, perché egli<br />

era la vergogna della contrada… la vergogna della contrada!<br />

Quando la moglie entrò nella stanza egli la credette<br />

quasi un’apparizione che continuasse l’intrico delle sue cupe<br />

fantasie. Sollevò appena la testa e aprì gli occhi con aria<br />

dispettosa, come se si avanzasse uno dei sospettati derisori.<br />

La donna sedette in silenzio sopra uno scanno basso,<br />

sfruconò le braci con l’attizzatoio e si sc<strong>al</strong>dò le mani. L’ombra<br />

delle dita adunche si disegnò sul muro, <strong>al</strong>la debole fiamma,<br />

e tutta la persona curva si rifletté mostruosa e fluttuante,<br />

fino <strong>al</strong>la volta. – Ah! che fr… freddo!<br />

Egli sbadigliò clamorosamente in modo che Girominu<br />

si riscosse (e nel sonno sbadigliò anch’esso e mutò fianco)<br />

ma non disse nulla. Aggiunse due bronconacci <strong>al</strong> fuoco, ancora<br />

senza parlare. Fuori s’udiva qu<strong>al</strong>che sospiro di vento.<br />

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– Non è crepata ancora? – grugnì egli fin<strong>al</strong>mente, dando<br />

una granfiata <strong>al</strong>le legna che fumigavano.<br />

– S<strong>al</strong>vane la creatura, Pascà! – pregò ella, segnandosi.<br />

Tutto quel fumo invadeva occhi, mente e anima, con<br />

pizzicature moleste come di piccoli spilli. I cuori tonfavano.<br />

– Creatura v’è dunque? – richiese egli contorcendosi.<br />

– Un maschio! Dio lo mantenga!<br />

Silenzio anche di luce, perché la fiamma s’era spenta. Il<br />

vecchio soffiò forte, gonfiando le gote, contro una brancata<br />

di stipe che aveva intromesso tra i bronchi.<br />

– Vivo?<br />

– Vivo. Però m<strong>al</strong> vivo!<br />

– Che possa schiattare stanotte; ora!<br />

– Pasc<strong>al</strong>i, sii benedetto! s<strong>al</strong>va l’innocente! Nel nome del<br />

Padre, del Figliolo, dello Spirito Santo!<br />

– Amme! – rispose lui, ghignando nervoso, abbeverato<br />

di veleno.<br />

Zia Francisca prese la corona e si mise a labbreggiare.<br />

Alla stridula risata Girominu si destò e si levò a sedere sul<br />

sacco. Nella scarsa luce e ancora tutto assonnato non ebbe<br />

tosto chiara visione di quanto lo circondava. – Che c’è? –<br />

chiese sbadigliando.<br />

– Che cosa vuoi che ci sia? – ringhiò il padre, prendendosela<br />

ancora col fuoco. – La cagna ha figliato!<br />

– S<strong>al</strong>vo il battesimo, Pascà! – temperava la moglie per<br />

stornare la m<strong>al</strong>a ventura.<br />

– Oh! – esclamò il giovane melensamente, come se si<br />

trattasse d’un affare che non gli premesse. E tacque.<br />

Mai ci fu silenzio più penoso. Nel silenzio s’udì fin<strong>al</strong>mente<br />

il rombo della fiamma, e per la stanza vampò una<br />

grande <strong>al</strong>legrezza di faville d’oro.<br />

Girominu s’<strong>al</strong>zò piano piano e s’accostò <strong>al</strong> focolare. Sedette<br />

sopra la panchetta e guardò la mamma che continuava<br />

a pregare con gli occhi fissi in quello scintillio. – E gli<br />

avete legato l’ombelico <strong>al</strong>… cucciolo? – le chiese accompagnando<br />

le parole con un’occhiata di sangue.<br />

– Non è cucciolo, figlio mio! È un bimbo e sarà cristiano!<br />

– correggeva con molto amore la donna senza mover la<br />

testa.<br />

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