Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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Sci<strong>al</strong>ba e tremante pareva mirasse là, nella squ<strong>al</strong>lida stanza<br />
lontana, la donna d<strong>al</strong> <strong>cuore</strong> morto, d<strong>al</strong> <strong>cuore</strong> invelenito, intenta<br />
a instillar nell’anima immacolata della sua creatura quell’orribile<br />
passione tormentosa, nell’ora appunto che le mamme<br />
felici depongono nei cuori tenerelli dei loro bimbi i semi<br />
prodigiosi della virtù e accendono la divina fiamma dell’amore.<br />
Pareva contemplasse con orrore la creatura così delittuosamente<br />
tradita nei suoi più santi bisogni e nei suoi più sacri diritti<br />
e la vedesse crescere con un infame marchio in fronte per<br />
l’ignominia e per l’affanno… Signore, qu<strong>al</strong>e più tremenda<br />
sventura? E chi poteva esser mai l’autore di tanto m<strong>al</strong>e? A chi<br />
era rivolto quel grido straziante della vittima lontana, che nel<br />
suo covo di vergogna e di dolore s’era dimenticata del sorriso<br />
e del sonno e della preghiera, e non trovava nell’anima sua devastata<br />
più che amarezza e fiele? Dio di gran bontà! E il miserabile<br />
Giuda poteva goder ancora le sue gioie e le sue feste,<br />
tollerar la vita? Inc<strong>al</strong>zato da quel divampar di livore, non veniva<br />
raggiunto in qu<strong>al</strong>che sito da quell’implacabile lamento e<br />
non ne aveva il <strong>cuore</strong> torturato? Maria Vergine… se esistesse<br />
nel mondo un uomo t<strong>al</strong>e… egli sarebbe un mostro!<br />
In principio non le passò neanche per la mente il sospetto<br />
che la lettera m<strong>al</strong>augurata potesse essere diretta a Silvio:<br />
era una t<strong>al</strong>e enormità che sorpassava ogni imaginazione.<br />
Ma poi a poco a poco il torbido pensiero vi s’infiltrò a<br />
tradimento e la fece sussultare. «No, no!» gridò nel suo intimo,<br />
camminando per la stanza e cacciando con forza le<br />
mani avanti, come se volesse respingere un ass<strong>al</strong>itore spaventoso.<br />
«No, no! Non può essere assolutamente! Signore,<br />
liberatemi d<strong>al</strong> m<strong>al</strong>e!».<br />
Sudava freddo e continuava ad aggirarsi senza pace.<br />
Da fuori giungevano le esclamazioni dei pastori intenti<br />
<strong>al</strong>la mungitura, le parole amorose di zia Francisca e le fresche<br />
risate di Mena. Il belio degli agnelli era festoso e i sonagli<br />
tintinnavano a gloria. I poledri nitrivano scorrazzando<br />
nei chiusi, e come s<strong>al</strong>uti giulivi di persone lontane squillavano<br />
le chicchiriate.<br />
Spiranza si faceva di tanto in tanto il segno della croce e<br />
ripeteva la preghiera macchin<strong>al</strong>mente: «non c’indurre in<br />
tentazione, ma liberaci d<strong>al</strong> m<strong>al</strong>e!». Indi si fermava di botto,<br />
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si contorceva come arboscello avvolto d<strong>al</strong>la raffica, e prorompeva<br />
nel suo segreto: «No! no! Non può essere!».<br />
Ricadde sulla sedia esausta, e s’abbandonò a tutto il suo<br />
tormento. Il dèmone le insinuava nella povera mente travagliata<br />
il fiero sospetto, le stillava a goccia a goccia nel <strong>cuore</strong> il<br />
veleno. «E come poteva non esser lui? Come si troverebbe<br />
dunque nelle sue tasche quella lettera? Non aveva egli stesso<br />
scritto che voleva essere il poledro libero che trascorreva c<strong>al</strong>pestando<br />
e investendo di chiuso in chiuso, dove il pascolo<br />
fosse più abbondante e più grato? E quelle idee che non aveva<br />
avuto il coraggio di confessare <strong>al</strong>la mamma neppure a voce<br />
sommessa? Aprisse gli occhi, povera cieca! il vile non poteva<br />
esser <strong>al</strong>tri che Silvio Ròndani!». Invano d<strong>al</strong> fondo del suo<br />
<strong>cuore</strong> buono si faceva udire una voce amorosa di protezione.<br />
«Ricordati del suo viso!» diceva. «Ricordati del suo sguardo!<br />
Troppo atroce è l’accusa, troppo sciagurata è la colpa! Egli<br />
non può essere un mostro!». Più forte era il grido di quella<br />
madre desolata, la cui visione inc<strong>al</strong>zante la dissennava.<br />
E <strong>al</strong>lora l’imagine radiosa del giovane amico si deturpava<br />
laidamente nel sacrario del suo <strong>cuore</strong>. Come si sentì caduta<br />
in basso e avvilita per averle dato ricetto per sì lungo tempo!<br />
Come si sentì lordata da quel contatto impuro! L’anima sua<br />
le parve devastata come un cespuglio di timo fiorito, su cui si<br />
sia sdraiata per dormire la volpe, d<strong>al</strong> sito nauseante. Le sembrò<br />
di essere già ridotta come la misera donna sconosciuta,<br />
confinata lontano nel suo strazio ignorato, d’essere già contrassegnata<br />
d<strong>al</strong> marchio di vituperio, condannata a una miserabile<br />
vedovanza, a un gelido disperato isolamento.<br />
La tristezza profonda le esagerava la sua colpa e aveva ribrezzo<br />
di se stessa. Le pareva già che a tutti fosse nota la sua<br />
disgrazia, e che nessuno, <strong>al</strong> primo vederla, avrebbe potuto<br />
celarle il suo disgusto o l’ancòra più insultante pietà. Si vedeva<br />
oggetto di ludibrio e di commiserazione, ella ch’era stata<br />
fino a quel punto bianca come la neve delle cime più elevate,<br />
immacolata come un fiore non tocco della fronda più<br />
riposta nel segreto del fogliame. Si sentiva già sul capo tutte<br />
le lacrimevoli conseguenze della sua sventura, e come se non<br />
potesse già da quel punto sopportare il peso opprimente, lo<br />
curvava con pena, quel suo capo <strong>al</strong>tero, che guardava tutti<br />
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