Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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I musetti di ciliege lo ringraziavano col luccichio degli<br />
occhi vivi, col sorriso luminoso; e prima fra tutte Filumena,<br />
il cui <strong>cuore</strong> dava delle martellate e il cui viso era di fiamma.<br />
Silvio abbracciò il medico, vinto da una commozione<br />
profonda. – Signor dottore! s’io fossi una fanciulla mi sarei<br />
già innamorato di lei! –. E gli occhi suoi brillaron di lacrime.<br />
L’anima dell’aviatore era in quel giorno disposta <strong>al</strong>la m<strong>al</strong>inconia.<br />
Già: la notte aveva riposato poco. Il pensiero di dover<br />
partire gli aveva levato il sonno. Prima aveva creduto che<br />
l’ansia di dover tornare <strong>al</strong>le consuete care occupazioni, in<br />
mezzo ai simpatici camerati, a fianco dei superiori, <strong>al</strong>la macchina,<br />
<strong>al</strong>la vita sana e civile, <strong>al</strong>le ascensioni, ai voli, l’impedisse<br />
appunto di dormire. Ma poi s’era accorto che tutte quelle<br />
imagini lusinghiere s’erano imp<strong>al</strong>lidite nella sua mente e non<br />
avevano più strappato un p<strong>al</strong>pito <strong>al</strong> suo <strong>cuore</strong>, e poi erano<br />
svanite per lasciar luogo <strong>al</strong>le figure semplici e bonarie della<br />
famiglia ospit<strong>al</strong>e, e particolarmente <strong>al</strong>la figura slanciata e flessuosa<br />
di Spiranza, che aveva ostinatamente animato la sua<br />
veglia e il suo sogno con arti di m<strong>al</strong>izia e d’incanto. Nel lento<br />
scorrer delle ore, fatte più lunghe d<strong>al</strong> completo silenzio d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tura,<br />
aveva ripensato minutamente e replicatamente a<br />
quanto aveva sofferto e goduto tra i muri di quella casa amica;<br />
<strong>al</strong>la semplicità e bontà di quella gente; <strong>al</strong>le loro cure disinteressate,<br />
che gli avevano fatto dimenticare completamente<br />
l’offesa di sangue e gonfiato il <strong>cuore</strong> di gratitudine; a tutta<br />
una vita di c<strong>al</strong>ma, di pace, di gioia. E regina di tutte le scene<br />
era stata la ragazza sventatella, che si era improvvisamente<br />
presentata a lui sul sentiero incerto della giovinezza come<br />
una maga e aveva forse deciso del suo nuovo cammino.<br />
L’aveva riveduta china sul suo letto, intenta a spiare il sonno<br />
agitato del ferito straniero, sbattuto contro i sassi del monte<br />
da un destino capriccioso, venuto chi sapeva donde, chi sapeva<br />
perché?; intenta a leggere su quel viso emaciato il segreto<br />
passare di visioni torbide in quella mente amm<strong>al</strong>ata, a misurare<br />
l’affaticato respiro di quel petto, oppresso da tristezza ineffabile,<br />
a cogliere da quelle labbra scottanti ogni parola, sebbene<br />
misteriosa e incomprensibile, sfuggita nel delirio.<br />
Poi aveva ricordato tutte le squisite arti dell’affetto di<br />
lei, la modestia, il sacrifizio. E aveva risentito tutto il bene<br />
che i sorrisi luminosi di lei gli avevan procurato, l’oblio che<br />
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gli avevan dato i suoi sguardi, l’ansia di bontà che gli avevan<br />
ridestato nell’animo le parole carezzose. Gli era sovvenuto<br />
che in certe ore di tenerezza aveva quasi desiderato<br />
che quella tappa strana della sua esistenza non avesse a finir<br />
mai, e tutta la sua vita si consumasse su quell’<strong>al</strong>tura, tra<br />
quelle delizie primitive, tra quei rumori stanchi, sonanti nei<br />
silenzi sconfinati come ninne nanne suadenti <strong>al</strong> sonno, tra<br />
quelle nature aperte <strong>al</strong>la gioia come <strong>al</strong>tipiani <strong>al</strong> vento, lontano<br />
anche agli echi d’un mondo troppo vecchio e stucchevole,<br />
ove la vita si trascina come una croce.<br />
Riandando le memorie gentili s’era avvoltolato sul letto,<br />
stancato di fantasticare. Che gli tornasse la febbre? Oh!<br />
Forse non sarebbe un gran m<strong>al</strong>e! Chi sapeva se non sarebbe<br />
un bene? Così, forse potrebbe rimandare la partenza; potrebbe<br />
ancora per qu<strong>al</strong>che giorno contemplar la sua maga,<br />
obliarsi <strong>al</strong> suo sorriso, ardere <strong>al</strong> suo sguardo, tremare <strong>al</strong>la<br />
sua voce. Però tutto era già disposto per il viaggio: i superiori<br />
erano già preavvisati e bisognava tornare.<br />
Tornare. E quando aveva chiuso occhio, era stato tutto<br />
un groviglio di sogni, d’addii, di distacchi dolorosi, che lasciavano<br />
solchi nel <strong>cuore</strong>.<br />
Per fortuna s’era svegliato presto, aveva udito che la fattoria<br />
s’era già animata, e s’era <strong>al</strong>zato anch’egli stanco e pieno<br />
di mestizia.<br />
Il dottore, nell’abbracciarlo, s’accorse del suo stato e lo<br />
guardò negli occhi. – Ma lei mi sembra molto debole, sergente!<br />
Ha bisogno di ristoro. Venga con me.<br />
E prima ch’egli comprendesse tenendolo per mano, lo<br />
trascinò nell’interno, chiamando a voce <strong>al</strong>ta: – Ehi! Santa<br />
Filomena, santa Speranza! Lasciate dunque morir di fame<br />
gli ospiti, voi<strong>al</strong>tre? Una tazza di latte c<strong>al</strong>do <strong>al</strong> vostro protetto.<br />
Dove vi siete ficcate?<br />
Al baccano Spiranza e Mena usciron di cucina con in<br />
mano un pollastro mezzo pelato. – Santa Maria! – esclamò<br />
ridendo la maggiore. – Ella lo sveglia, il luogo! Che perla!<br />
– E come no: è giorno da morir di fame, oggi? Guardate:<br />
è proprio estenuato.<br />
Silvio veniva dietro, riluttante, rosso di fiamma. – No,<br />
no, dottore! Non dipende mica da fame. Ho dormito poco,<br />
stanotte.<br />
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