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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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Il figlio della colpa nacque in aprile, nella notte del venerdì<br />

santo, mentre lampeggiava e tonava e imperversava la<br />

raffica, nel vecchio stabbiòlo aggiustato per capanna, dove<br />

Spiranza era stata confinata da vari mesi d<strong>al</strong>l’ira della famiglia.<br />

Appena il bimbo fu fasciato e riposto, come un batuffoletto<br />

di stracci, entro il corbello d’asfodelo intessuto di<br />

foglie di p<strong>al</strong>mizi, e la madre dolorosa fu rimessa a letto, la<br />

furia della tempesta cessò, come se con gli urli di quel seno<br />

squarciato il corruccio della m<strong>al</strong>a notte si credesse pago; e<br />

zia Francisca, che, non ostante la sventura, si sentiva il <strong>cuore</strong><br />

dilatato per lo schiudersi di quella vita nuova come vecchia<br />

sughera si sente rinascere moltiplicata nel buttare di<br />

nuove propaggini, andò nelle tenebre a dare la notizia <strong>al</strong><br />

marito, lasciando nel tugurio Mena e la donna assistente.<br />

Ziu Pasc<strong>al</strong>i attendeva da ore nella cucina, seduto sullo<br />

scanno accanto <strong>al</strong> focolare m<strong>al</strong> vivo di misere fiamme, con<br />

le ginocchia appuntite in <strong>al</strong>to e legate come da vincigli d<strong>al</strong>le<br />

braccia <strong>al</strong>lacciate, con la testa tentennante per sonno,<br />

con gli occhi semichiusi fissi or sì or no su quella agonizzante<br />

anima di braci, che sbadigliava l’unica povera luce<br />

della vasta stanza. In un canto, sdraiato sopra un sacco disteso,<br />

russava Girominu.<br />

La vecchia testa era tutta brulicante d’amari sogni: vecchi<br />

sogni sbiaditi, d<strong>al</strong> fosco color di cose morte, abbozzi di sogni<br />

nuovi intristiti sul più bello come fiori vizzi, sogni di tedio e<br />

di cruccio, di livore e d’odio, con turbinio di vampe e rombi e<br />

scoppi: tutti fastidiosi e senza tregua, come nemici in campo.<br />

E dove era andata ormai tutta la ricchezza di Pasc<strong>al</strong>i Luna,<br />

assordato già dai mugghi, dai belati e dai tintìnni, da<br />

mùgoli di selve in furore e da frusciar di frascati, stanco del<br />

lungo errare per poderi dai limiti non raggiungibili neppur<br />

con la vista, padrone invidiato di bùgnole e di granai riboccanti,<br />

di caciare stipate, di cantine e dispense inesauribili,<br />

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