Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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po’ il santo piacere di lasciarmi fare quel che mi piace!» e fa<br />
peggio di prima. Non vuol essere toccato, quando gioca col<br />
suo caprettino. Miracolo d’affetto è questo?! E mamma suocera?<br />
Già: lei è stata sempre una sant’anima: ma con quel viziataccio<br />
pare sia diventata tutta di miele. Nipote è questo?<br />
Angelo è: o se non è angelo, perché teme di bestemmiare, è<br />
marchesino, principino… A tavola se lo fa sedere sempre accanto,<br />
lo contenta in tutto… Lo vizia, credimi. Tanto è vero<br />
che ci comanda tutti a bacchetta in casa, quell’uccellino; eccetto<br />
mio marito… Di lui, sì, ha un po’ di soggezione il<br />
bimbo; ma pur non lascia di chiamarlo, di mandargli i suoi<br />
baci, e di stroppiare con la sua parlantina la preghiera speci<strong>al</strong>e<br />
che mamma suocera gli ha insegnato per lui…<br />
Spiranza ascoltava con tenerezza quelle confidenze che le<br />
gonfiavano il <strong>cuore</strong>, e col figlio le pareva ch’ella stessa varcasse<br />
quella soglia, custodita per lei d<strong>al</strong>l’angelo con la spada, e penetrasse<br />
in quella casa, in quelle stanze tutte ancora risonanti<br />
della sua infanzia e della sua giovinezza, e s’avanzasse fino a<br />
quei canti noti e ricordati, ai qu<strong>al</strong>i era annesso un ricordo particolare,<br />
un avvenimento lieto, un fatto, una parola di dolcezza.<br />
Passava istanti deliziosi, in cui il tempo non scorreva.<br />
Quando però vennero gli <strong>al</strong>tri cuginetti, il piccolo re<br />
dei cuori dovette rendere ad essi un po’ del suo dominio.<br />
Del rimanente, egli <strong>al</strong>lora era un po’ grandicello, e s’emancipava<br />
d<strong>al</strong> grembo e d<strong>al</strong>la casa, errando tutto solo per le boscaglie<br />
e le fratte a scorrazzar dietro le bestiole, le lucertole e<br />
gli uccelli. E quando anche gli <strong>al</strong>tri marmocchi crebbero,<br />
egli si fece capo della piccola banda, e la guidò spav<strong>al</strong>do a<br />
pirateggiare negli orti e nel giardino, a sfruconare per tutto,<br />
tra le conche e i crepacci e i nodi, <strong>al</strong>le cacce, <strong>al</strong>le cav<strong>al</strong>cate.<br />
Fra tutti il suo grido era il più acuto, la sua parola la più<br />
ascoltata. Anche con essi era un piccolo despota.<br />
Ma a poco a poco dai suoi piccoli masnadieri ebbe le<br />
prime ombre di mestizia.<br />
Un giorno ch’era radunata tutta la famiglia (anche Mena<br />
e il dottore erano nella fattoria con due bimbi: Spiranza<br />
sola mancava!) i fanciulletti, già in numero di sei, (Cat<strong>al</strong>ina<br />
e Giromìnu ne avevan tre di grandini, oltre una ancora lattante)<br />
s’erano <strong>al</strong>lontanati d<strong>al</strong>la casa, e dopo aver giocato un<br />
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bel pezzo in santa pace, s’erano guastati. Diadoru e Pasc<strong>al</strong>i,<br />
il più grandicello dei tre Luna, erano venuti a diverbio, e<br />
quest’ultimo aveva lanciato con ira contro il primo la brutta<br />
parola: – Taci tu, bastardo!<br />
Egli l’aveva percosso; poi era andato d<strong>al</strong>la mamma, per<br />
domandarle che cosa volesse dire quella brutta parola del<br />
cugino.<br />
La povera donna si sentì mancare, a quella dolorosa novità.<br />
Ancora ella non aveva neppur pensato che un giorno o<br />
l’<strong>al</strong>tro quei bimbi innocenti potessero essere diabolicamente<br />
suggestionati dai grandi contro il suo piccolo. Aveva sognato<br />
che <strong>al</strong>meno per lui si sarebbe avuto da tutti un po’ d’amore,<br />
e che certe cose si sarebbero fatte conoscere a quegli ignari<br />
il più tardi possibile. Invece, tutto era stato già rivelato. La<br />
terribile verità era stata già scoperta! Da quel momento<br />
quelle piccole bocche schizzerebbero anch’esse il loro veleno,<br />
quei piccoli cuori fatti per unirsi e per amare comincerebbero<br />
a odiarsi e a dividersi! Signore! quanta tremenda responsabilità<br />
in quella lingua rivelatrice!<br />
Vincendo il ribrezzo, la misera madre confortò il fanciullino<br />
come poté, mentì pietosamente. Si sfogò solo più<br />
tardi con Mena, e costei ne parlò a zia Francisca e a Cat<strong>al</strong>ina,<br />
che certo non ne furono <strong>al</strong>legre. Cat<strong>al</strong>ina punì anche il<br />
piccolo insultatore, e lo costrinse a confessare da chi avesse<br />
udito la parolaccia.<br />
– Babbo l’ha detta! – piagnucolò il minuscolo bandito.<br />
– L’ha detta anche con voi: non vi ricordate?<br />
La madre ricordò e arrossì.<br />
Le paure di Spiranza non erano campate in aria. Per<br />
quanto Pasc<strong>al</strong>eddhu fosse stato severamente ammonito (per<br />
dir la verità, anche d<strong>al</strong> padre), a ogni minimo <strong>al</strong>terco, riottoso<br />
com’era, si dimenticava, e <strong>al</strong>la prima voce <strong>al</strong>terata del cugino,<br />
gli buttava in viso, rabbiosamente, l’insulto vietato.<br />
Diadoru, ignorava ancora il significato preciso dell’insolenza,<br />
ma sempre, nell’udirla, inghiottiva veleno e piangeva. Bruciava<br />
per tanto del desiderio di conoscere la verità, e un giorno<br />
ch’erano in buona armonia e soli, ne parlò <strong>al</strong>lo stesso compagno<br />
di gioco con umile preghiera. Questi innocentemente<br />
spiegò: – Vuol dire che sei senza padre tu… Guarda: io e<br />
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