Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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da un tremore insolito. Tuttavia si fece forza e sebbene a stento<br />
poté leggere:<br />
«Egregio signore, addoloratissimo di doverle straziare il<br />
<strong>cuore</strong> compio piangendo un delicato incarico ricevuto solennemente<br />
davanti a un letto d’agonia, come un testamento.<br />
Ho tuttora impressa nell’animo la visione tristissima di quella<br />
giovinezza che così tragicamente lottava e si spengeva: vorrà<br />
quindi perdonarmi se non posso scrivere che a sb<strong>al</strong>zi e preparare<br />
con saggezza e con prudenza il suo <strong>cuore</strong> paterno. Coraggio,<br />
signore: si faccia animo: è meglio ch’io dica la cosa terribile;<br />
suo nipote Teodoro, l’amico mio dolcissimo, è spirato son<br />
pochi istanti, e la sua s<strong>al</strong>ma giace ancora sul letto dell’osped<strong>al</strong>e.<br />
Non mi riesce in questo momento gravissimo e dolorosissimo<br />
per me, di descriverle con sussiego i particolari della disgrazia,<br />
che ha così profondamente impressionato tutto il reggimento:<br />
d’<strong>al</strong>tronde, il fatto è stato così fulmineo, che ancora non ci<br />
siamo rimessi d<strong>al</strong>lo spavento e d<strong>al</strong>lo stupore.<br />
Ieri c’era rivista di truppe sulla vastissima piazza d’armi<br />
di Caserta, con intervento di vari gener<strong>al</strong>i e di molti uffici<strong>al</strong>i.<br />
Si notava, non si sa per qu<strong>al</strong> ragione, una certa irrequietezza<br />
nei cav<strong>al</strong>li, per solito molto briosi, della uffici<strong>al</strong>ità superiore.<br />
A un certo punto, <strong>al</strong>lo squillo improvviso della fanfara, il<br />
cav<strong>al</strong>lo del maggiore Ròndani, un bizzarro anim<strong>al</strong>e, s’adombra,<br />
e s’impenna, volendo sb<strong>al</strong>zare il cav<strong>al</strong>iere. Un grido non<br />
potuto frenare eruppe d<strong>al</strong> petto dei soldati delle file più vicine,<br />
giacché pareva che da un momento <strong>al</strong>l’<strong>al</strong>tro l’uomo dovesse<br />
precipitare di sella. In un attimo si vide una scena impreveduta<br />
e orribile. Un soldato s’era lanciato per afferrare <strong>al</strong><br />
branco la bestia focosa, la qu<strong>al</strong>e, forse atterrita maggiormente<br />
d<strong>al</strong> brusco contatto, da <strong>al</strong>tri squilli e d<strong>al</strong>l’inevitabile scompiglio,<br />
si diede a una pazza corsa verso la città. Fin d<strong>al</strong> primo<br />
b<strong>al</strong>zo scosse di sella il povero maggiore Ròndani, che<br />
morì sul colpo, e dopo <strong>al</strong>cuni s<strong>al</strong>ti lanciò di traverso sul terreno<br />
a due o tre metri di distanza il coraggioso soldato, che<br />
aveva voluto s<strong>al</strong>vare il suo superiore: e che era, ella l’avrà già<br />
pensato, l’ottimo suo nipote Teodoro.<br />
Fu raccolto morente e portato <strong>al</strong>l’osped<strong>al</strong>e da <strong>al</strong>cuni<br />
compagni di fila, tra i qu<strong>al</strong>i ero anch’io. Le poche ore che<br />
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visse furono tutte un’agonia. In qu<strong>al</strong>che momento di coscienza<br />
mi parlava con grande affetto della madre, della zia,<br />
di lei, degli <strong>al</strong>tri della famiglia, di cui tanto m’aveva parlato<br />
da sano: una volta mi chiese anche del povero maggiore; e<br />
non avendogli io potuto nascondere l’infelice sua fine, n’ebbe<br />
t<strong>al</strong>e dolore sopra tutte le <strong>al</strong>tre doglie che doveva sentire, che<br />
gemette pietosamente e poco dopo cadde in deliquio. Ebbe<br />
tutte le assistenze possibili del corpo e dell’anima e morì<br />
come un santo.<br />
Signore: io guardo ora la sua s<strong>al</strong>ma, e ciò ch’è avvenuto<br />
mi pare un sogno mostruoso. Non so ancora persuadermi<br />
come una vita tanto cara, tanto necessaria a un’<strong>al</strong>tra povera<br />
vita, tanto luminosa d’intelligenza e fregiata di bontà, tanto<br />
coronata di speranze e di promesse, si sia così fat<strong>al</strong>mente<br />
spenta in un attimo, come vigorosa fiamma travolta e inghiottita<br />
da un turbine. Guardo quel viso di cera, quegli<br />
occhi senza luce, quelle labbra senza sorriso, e mi sembra<br />
impossibile che quella fronte non si deva più illuminare dei<br />
riflessi del pensiero, che quegli occhi non si devano più<br />
aprire <strong>al</strong>la vista, che quelle labbra non si devano più schiudere<br />
per sorridere <strong>al</strong>meno <strong>al</strong>la mamma. Povera mamma dolorosa:<br />
io la vedo in questo momento, com’egli tante volte,<br />
nelle sue più che fraterne confidenze, me l’ha dipinta, abbandonata<br />
e sola nella sua casa, pensare a lui e sognare,<br />
aspettare nel tempo, che non le ha dato che pene, una tregua,<br />
<strong>al</strong>fine, una sosta in quel suo travagliato camminare <strong>al</strong><br />
monte, un’oasi in quel vasto suo deserto di pianto, nella<br />
qu<strong>al</strong>e potersi arrestare con lui <strong>al</strong>l’ombra, e poggiargli la testa<br />
stanca sulla sp<strong>al</strong>la o sul <strong>cuore</strong>, e parlargli a voce bassa<br />
come parlano le mamme. Povera mamma, che l’aspetta sulla<br />
soglia del suo abituro, il suo figlio solo, il suo figlio amoroso,<br />
e di lui saprà domani ch’egli più non tornerà <strong>al</strong> monte,<br />
così gaio di strepiti e di tintinni, se non come ombra<br />
senza parola, per aggirarsi là su quei sentieri che videro la<br />
sua infanzia e la sua giovinezza, a visitarla anche là tra quelle<br />
pareti che udirono la sua voce e videro tutte il suo affetto,<br />
e sedersele di fronte per leggerle negli occhi la sua pena<br />
immota. Povera mamma, che domani saprà che l’unico suo<br />
figlio è morto!<br />
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