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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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La figura aveva preso proporzioni gigantesche, confusa<br />

com’era con la propria ombra che si proiettava sulla parete<br />

nera e danzava <strong>al</strong> riflesso tremolante della fiammella della<br />

lampada: ed essa, non potendosi dominare, gettò un grido,<br />

e instintivamente si trasse con violenza <strong>al</strong> seno il tesoro minacciato.<br />

La granfia ladra volle un’<strong>al</strong>tra volta ghermire il<br />

neonato, e <strong>al</strong>lora una lotta sorda s’impegnò tra i due.<br />

Il grido aveva destato le <strong>al</strong>tre dormienti; anche Spiranza,<br />

che si rizzò a sedere sul letto come una forsennata. Il<br />

braccio assassino, un braccio di bronzo, aveva attanagliato<br />

le pezze e le fasce, e tirava; ma Mena, che con un braccio si<br />

stringeva <strong>al</strong> petto il nipotino che vagiva, con l’<strong>al</strong>tro obbligava<br />

l’ass<strong>al</strong>itore a star incollato con la schiena contro la sponda<br />

del giaciglio che scricchiolava e si sganasciava. La mano<br />

della puerpera, quasi nello stesso tempo, l’abbrancava per il<br />

cappuccio e lo rovesciava supino: indi ambe le povere mani<br />

artigliate l’aggranfiavano <strong>al</strong>la gola con spasimo, e glie la<br />

stringevano con forza esasperata. Zia Francisca si precipitò<br />

sul groviglio umano, gridando con orrore, urlando: – Figli!<br />

figli miei! Girominu, ah! Girominu!<br />

Il nome fece r<strong>al</strong>lentar la morsa di quelle branche feline, e<br />

il giovane, scarmigliato e furente, si rizzò con gli occhi fuori<br />

dell’orbite: le vene del collo arrossato s’eran gonfiate, il petto<br />

nudo (il bottone della camicia essendo stato strappato) appariva<br />

solcato di graffiature sanguinanti. Dopo un momento,<br />

dato un crollo a tutta la persona tormentata da un orribile<br />

tremito di furore, fece per slanciarsi ruggendo contro la sorella<br />

minore, che s’era rifugiata in un canto. Ma la madre s’aggrappò<br />

a lui con tanta forza cieca, ch’egli non poté scoterla;<br />

la trascinò per pochi passi con ringhi di mastino in catene;<br />

ma infine le grida amorose si aprirono un varco in quel <strong>cuore</strong><br />

inselvatichito d<strong>al</strong>l’ira, e ogni forza gli venne meno. Si ricacciò<br />

il cappuccio sul capo diventato tutto una vampa, si morse le<br />

dita a sangue, b<strong>al</strong>zò verso la porta, fuggendo. Il suo ululo<br />

femminile d’onta e di rabbia e di cordoglio si perdeva nelle<br />

tenebre quiete e misteriose, come lamento di belva affamata<br />

a cui vien contesa la preda: e gli rispondeva nella capanna il<br />

gemito angoscioso della novella madre che si sveniva, il lacerante<br />

singhiozzo delle <strong>al</strong>tre anime in pena.<br />

164<br />

Così quell’<strong>al</strong>ba di vita spuntava tra rossi vapori di fuoco<br />

e sangue, e aveva per canto augur<strong>al</strong>e schianti di cuori dilaniati<br />

e furibonda monodia di prefiche.<br />

E poche ore più tardi, in un pieno sfolgorio di sole,<br />

tutta l’<strong>al</strong>tura era un trionfo di scampanii festosi, di rombi,<br />

di squilli, un osanna di risurrezione.<br />

Alcuni giorni dopo Spiranza, rimasta sola nella sua carcere,<br />

(la severità degli uomini non consentiva <strong>al</strong>le donne di<br />

tenerle assidua compagnia) ninnava la sua creatura nella<br />

misera gione di sughero. 2<br />

Zia Francisca, quando s’era trattato di procurare la culla<br />

<strong>al</strong> nipotino, aveva fatto riveder la luce <strong>al</strong>la vecchia culla di<br />

famiglia, tutta istoriata di simboli e figure, e tutta gloriosa<br />

di molte infanzie ristorate e deliziate; l’aveva fatta pulire e<br />

quasi mettere a nuovo.<br />

Ma quando se n’era accorto il vecchio, s’era sentito un<br />

diavolo per capello, s’era rizzato in tutta la sua maestà sfolgorante,<br />

e aveva fatto tremar la piccola Mena che si apprestava<br />

a portar l’arnese <strong>al</strong>lo st<strong>al</strong>luccio. – Lasci<strong>al</strong>a lì! – aveva gridato.<br />

– Codesta è una culla onorata, che ha ricevuto sempre dei<br />

cristiani! Non dev’essere ora insozzata da un bastardo!<br />

– Marito mio, – aveva supplicato la vecchia a mani giunte,<br />

– anche l’innocente sarà cristiano…<br />

– Non c’è marito mio di sorta! Gli prepari la cuccia come<br />

a un cane. È un bastardo: perciò poco diverso da un<br />

cucciolo!<br />

– Dio t’illumini e ti tocchi il <strong>cuore</strong>! – aveva concluso la<br />

buona donna, rassegnandosi; e zio Pasc<strong>al</strong>i aveva bofonchiato,<br />

inflessibile.<br />

Spiranza seduta sopra un piccolo dado di sughero, moveva<br />

la rozza gione col piede, e non trovava nella sua mente la<br />

ninna nanna per la creatura. La sua memoria era tutta piena<br />

del passato e non c’era posto per ricordi gentili, per imagini<br />

radiose di liete speranze. Anche il cucito le stava abbandonato<br />

2. Recipiente rusticano, mezzo cilindrico, con due fondi, senz’arcioni,<br />

che i vignaioli adoperano per il trasporto delle uve nelle vendemmie.<br />

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