Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

Alla guida del velivolo schiantatosi a terra in conseguenza
dello sparo si trovava il sergente Silvio Ròndani, che, ferito,
fu accolto in casa dei Luna. Lo assisté fino alla guarigione
in special modo Spiranza, la maggiore delle figlie di Pascali,
la quale s’innamorò di lui e ne fu ricambiata. Il rapporto fra
Silvio e Spiranza rappresenta, in realtà, la dialettica fra due
mondi profondamente diversi: una cultura arcaica e austera,
quella gallurese, che aveva quali supremi valori l’onestà e la
fedeltà all’istituto familiare, e la “civiltà” continentale incline
all’edonismo, dalla quale Silvio proveniva.
Rimasta incinta, Spiranza, condannata dal comune
sentire della società gallurese, che considerava la “peccatrice
d’amore” alla stregua di una reietta, verrà ripudiata dal padre.
Da questo momento la protagonista condurrà il proprio
percorso esistenziale sulla via della penitenza e, in chiusura
di romanzo, la notizia nefasta della morte del figlio Diadoru,
ormai ventenne, le giungerà come l’ultimo colpo inflittole
dalla thémis divina ad espiazione dell’antico peccato commesso.
Il finale catartico di questa tragedia umana coincide
con la morte della stessa Spiranza, ormai purificata da anni
di continua sofferenza vissuti con cristiana rassegnazione.
Ghermita al core costituisce fondamentalmente un romanzo
d’impegno morale, volto a puntualizzare la posizione
di Pietro Casu nei confronti del progresso. Nel sistema
simbolico sotteso alla narrazione, l’aereo rappresenta l’emblema
del progresso e della civiltà vissuti esclusivamente all’insegna
del godimento; quindi, il gesto di Giromìnu che
spara contro l’aereo si configura quasi come un’istintiva difesa
del proprio sistema di valori.
Aperto alla modernità, Pietro Casu sostenne la necessità
per l’isola di porsi al passo con i tempi. In questa prospettiva,
del mondo tradizionale si sarebbero dovuti abbandonare gli
atteggiamenti superstiziosi, che caratterizzano la mentalità e
il comportamento di molti personaggi del romanzo. Essi, infatti,
sono costantemente assaliti dal timore del “malaugurio”,
e l’intera vicenda è vissuta dalla protagonista quasi come
l’avverarsi di un’antica predizione – «veglierai cent’anni»
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– fattale dalla fattucchiera della valle. L’innovazione, però,
si sarebbe dovuta affermare con modalità tali da non minare
l’integrità morale del popolo sardo. Pertanto, già nel suo nome
(nomen, omen), il personaggio di Spiranza rappresenta
l’auspicio della conquista per la Sardegna di un giusto equilibrio
fra vecchio e nuovo, fra tradizione e modernità.
All’accurata introspezione psicologica, capace di avvincere
il lettore predisponendolo ad un atteggiamento di empatia
nei confronti del dramma esistenziale della protagonista, si
accompagna la sapiente descrizione dei quadri d’ambiente.
Il mondo tradizionale emerge a tratti dalla rappresentazione,
condotta con precisione quasi etnografica, di usi e costumi
locali con riferimento ad attività tipiche dell’economia
pastorale, a oggetti della cultura materiale e a tradizioni popolari,
come quella nuziale, tipicamente gallurese, della
“corsa alla rocca”. Anche sul piano linguistico, soprattutto in
alcune parti dialogate, lo scrittore restituisce un’eco di tale
realtà culturale, oggi quasi completamente scomparsa, ricreando,
sia pure in veste italiana, i modi della parlata popolare
sarda, anche per mezzo di materiali lessicali raccolti
nel suo vocabolario.
Ghermita al core è innanzitutto la storia di un’anima
che coinvolge e commuove il lettore di oggi, come quello di
ieri. Sullo sfondo di un quadro che rappresenta strutture sociali
e sistemi di valori ormai lontani, il romanzo descrive
speranze e sentimenti intramontabili e sempre attuali, in
quanto universalmente umani.
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Susanna Paulis