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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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giubbetto di seta color lilla, fiorito di mazzetti di myosotis,<br />

e una gonna di lana morata. Non le mancava il ventaglio<br />

né l’ombrellino di seta color crema.<br />

Alla porta della capanna, dove arrivarono quando spuntava<br />

il sole, trovarono gli amici pronti. Non si poterono esimere<br />

d<strong>al</strong> prendere il caffè con lo schizzo di acquavite: ma appena<br />

pagato il doveroso tributo <strong>al</strong>l’ospit<strong>al</strong>ità, si rimisero in sella, e<br />

in compagnia della cresimanda e del padre, che cav<strong>al</strong>cavano<br />

una bella cav<strong>al</strong>la bigia, si diressero frettolosi verso la città.<br />

La mattina di quello scorcio di giugno non poteva essere<br />

più chiara in quell’<strong>al</strong>tipiano disseminato di rocce e di<br />

frascati, fragrante di timo, di mortelle e di lentischi, screziato<br />

di mille colori. L’anima dell’<strong>al</strong>tura si risvegliava appena,<br />

ma fin dai primi p<strong>al</strong>piti si sentiva tutta l’esultanza degli esseri<br />

che s<strong>al</strong>utavano il ritorno della vita con sempre antico e<br />

sempre nuovo coro di fremiti, di sussulti, di canti. Nelle<br />

pianure lontane, velate ancora di manto azzurrino, s’indovinava<br />

il mareggiamento delle messi, e sulle pendici a destra<br />

spiccavano tra i boschetti di castagni e gli scogli di granito<br />

due o tre villaggi di G<strong>al</strong>lura, dorati a gloria d<strong>al</strong> sole. Di<br />

fronte, sulla spianata, entro una cornice di verde, biancheggiava<br />

Tempio, dai tetti rossi lievemente ragnati di fumo.<br />

I cav<strong>al</strong>ieri s’avanzavano nel sentiero sassoso e sterrato,<br />

scendendo il dolce pendìo del versante di tramontana, e camminavano<br />

molto lentamente, un cav<strong>al</strong>lo dietro l’<strong>al</strong>tro, finché<br />

non raggiunsero la stradetta carreggiabile dei carbonari. Allora<br />

le bestie si misero l’una a fianco dell’<strong>al</strong>tra, e gli uomini potevano<br />

scambiar più comodamente chiacchiere e risate.<br />

Spiranza, sempre che la via glie lo permettesse, sorrideva<br />

di quando in quando a Violanteddha così minuscola e carina,<br />

avvinghiata col braccio destro <strong>al</strong> busto del babbo e seduta sulla<br />

groppa; scambiava anche qu<strong>al</strong>che parola col fratello e col futuro<br />

compare; faceva anche eco a qu<strong>al</strong>che sfogo d’<strong>al</strong>legria. Ma<br />

per lo più si lasciava trascinare d<strong>al</strong>l’imaginazione infocata in riflessioni<br />

che l’astraevano da tutto quel brillante apparato di<br />

giocondità e l’immergevano in un’onda nebulosa di mestizia.<br />

Aveva atteso quel giorno con ansia sempre più tormentosa,<br />

e quanto più questo s’era venuto avvicinando, tanto<br />

più in lei <strong>al</strong> desiderio s’era unita la paura.<br />

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Erano state settimane di lotta penosa in cui le speranze<br />

più liete si <strong>al</strong>ternavano a brevi interv<strong>al</strong>li con le disperazioni<br />

più cupe. Nei primi giorni aveva scorso da capo a fondo il<br />

libriccino di Silvio, prima che il servo riportasse il fagotto a<br />

Tempio: e, dopo aver preso qu<strong>al</strong>che appunto, l’aveva rimesso<br />

con cura <strong>al</strong> suo posto insieme con le lettere e gli <strong>al</strong>tri oggetti.<br />

In tutto quel tempo aveva rimuginato tutta quella faraggine<br />

di cose affastellate in quei fogli scarabocchiati in<br />

tutti i sensi e con diverse mani di scritto, secondo l’impulso,<br />

si vedeva, di varie passioni opposte, e secondo le circostanze.<br />

V’eran pagine di poesia entusiastica per le bellezze rudi<br />

della G<strong>al</strong>lura, scritte forse dopo le frequenti gite ai suoi villaggi<br />

e ai suoi numerosi stazzi sparpagliati sui greppi, sui<br />

v<strong>al</strong>loni, sulle radure; note simpatiche sugli usi patriarc<strong>al</strong>i e<br />

sulle feste pittoresche delle sue campagne; ricordi nost<strong>al</strong>gici<br />

di trattenimenti rusticani dinanzi <strong>al</strong>le mandre tutte un lamento.<br />

Sulla vita <strong>al</strong>legra della cittaduzza, poi, si seguivano fogli<br />

e fogli di scrittura fitta. Eran serate <strong>al</strong>legre trascorse con gli<br />

amici semplicemente a vagabondare per le adiacenze e spiare<br />

dietro le siepi dei viottoli e delle vigne i canti timidi delle<br />

ultime lavandaie e il fischiettare a paura dei monelli dispersi;<br />

ma più spesso a ingannare con la complicità soave del vigoroso<br />

vino isolano la monotonia delle ore tristi. Eran visite<br />

a famiglie onorate, in seno a cui si ricordava la casa lontana,<br />

la mamma, le amiche d’oltremare, senza trascurare <strong>al</strong>cun<br />

atto, pareva, <strong>al</strong>cuna mossa, <strong>al</strong>cun sorriso delle amiche presenti,<br />

speci<strong>al</strong>mente se belle.<br />

Di qua e di là eran nomi di donne, fregiati con segni<br />

bizzarri e per lei incomprensibili, tracciati, si vedeva, in<br />

momenti d’oblio e di sogno, forse ancora tra i fumi dell’orgia,<br />

incorniciati t<strong>al</strong>volta con disegni appariscenti, perché<br />

spiccassero su tutto e si attirassero lo sguardo <strong>al</strong>la prima occhiata.<br />

A volte, accanto <strong>al</strong> nome della donna, era scritto un<br />

nome di città: un numero d’anni; a volte seguiva una filza<br />

d’aggettivi sul colore dei capelli: un’<strong>al</strong>tra sul genere della bellezza,<br />

e sullo spirito dell’eroina. Eran giovinette di tutte le<br />

regioni d’It<strong>al</strong>ia, dai quindici ai trent’anni, bionde, brune, rosee,<br />

accese, p<strong>al</strong>lide, magre, fatticce, intelligenti, simpatiche,<br />

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