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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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– S’è… s’è svenuta! Tu lo sai… povera donna… è soggetta<br />

a queste mancanze quando ha qu<strong>al</strong>che forte dispiacere…<br />

Spiranza divenne ancor più bianca, e cercava con lo<br />

sguardo avido di succhiar dagli occhi spauriti della sorella<br />

tutta la verità. – Povera mamma! – mormorò. – Questo,<br />

vedi, mi trapassa più il <strong>cuore</strong>!<br />

Le lacrime rattenute a lungo le scorsero sulle guance.<br />

La piccola, vedendo che le sue parole producevano un effetto<br />

contrario a quello che s’era aspettato (e non sapeva, l’ignara,<br />

che quelle stille venivano da una fonte ricolma, e che il<br />

trabocco sollevava fin<strong>al</strong>mente quell’animo esulcerato) volle mitigarne<br />

il v<strong>al</strong>ore. – Per dir meglio… dico… ho voluto dire…<br />

– Che hai voluto dire tu, anima buona? – proruppe la<br />

sconsolata, abbracciandola e parlando col viso nascostole<br />

nel seno. – Tu hai un <strong>cuore</strong> da cristiana, sorella mia: lasciami<br />

piangere vicino <strong>al</strong> tuo <strong>cuore</strong>!… Tu mi vuoi bene… ma<br />

sei troppo buona e non puoi capire quant’io sia cattiva e<br />

quanto perciò io soffra!<br />

– Spiranza! Spiranza! – ripeteva Mena, sconcertata, commossa<br />

essa stessa fino <strong>al</strong> pianto, cercando invano di far <strong>al</strong>zar<br />

la fronte umiliata.<br />

– No, no: lasciami piangere! – continuava l’<strong>al</strong>tra, singhiozzando.<br />

– Se tu sapessi…: ho ben ragione di piangere…:<br />

davanti a te, però, sorella mia, che sei amorosa: davanti<br />

a te! Lasciami piangere, ora che mi credi buona… forse<br />

un giorno…<br />

– Oh per l’amor di Dio, sorella cara, che cosa ti passa<br />

per la mente, ora? Cos’hai dunque per poter dire tutto questo?<br />

Guardami dunque in faccia! No: guardami in faccia!<br />

Dopo breve affettuosa lotta il viso rigato di lacrime si<br />

sollevò, e osò fissar lo sguardo su quell’<strong>al</strong>tro viso gentile sbigottito,<br />

su cui s’era disteso un velo tenue di p<strong>al</strong>lore. Come<br />

risplendeva chiara su quelle fattezze, ad ora ad ora lievemente<br />

increspate da un tremito di commozione, l’imagine<br />

dell’innocenza! Com’eran p<strong>al</strong>esi nel fondo di quegli occhi<br />

puri la c<strong>al</strong>ma e la pace di quell’anima senza desideri torbidi<br />

e senza disinganni, luminosa di speranza!<br />

L’angustiata credette d’aver dinanzi una creatura angelic<strong>al</strong>e,<br />

venuta d<strong>al</strong>l’<strong>al</strong>to apposta per la sua sventura, e si distaccò<br />

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da lei, non credendosi degna di starle vicina. L’<strong>al</strong>tra invece le<br />

si accostò con più amore, le asciugò i rivoli amari delle gote,<br />

le ricompose con le dita tremanti i riccioli sperduti, mormorando<br />

quelle parole che non han senso se non per gli afflitti.<br />

Quella fu vinta da tanta dolcezza, di slancio improvviso<br />

l’avvinghiò con le braccia e le volle dar tutta l’anima infocata<br />

e irrequieta col bacio lungo lungo, avido come la fiamma.<br />

Poco dopo la consolatrice se la recò per mano come una<br />

fanciulla contrita a deporre un <strong>al</strong>tro bacio più puro sulla destra<br />

grinzosa e tremante di zia Francisca, che aspettava.<br />

Dopo il desinare silenzioso di quello stesso giorno, appena<br />

Girominu e M<strong>al</strong>cu furon tornati <strong>al</strong> lavoro, ziu Pasc<strong>al</strong>i<br />

fu preso <strong>al</strong>la gola d<strong>al</strong> raschio delle grandi occasioni e <strong>al</strong>le<br />

mani d<strong>al</strong> prurito dei più gravi impacci. Jacheddhu Ruoni<br />

l’aveva trovato quel mattino verso il limite dei suoi poderi,<br />

e con un’aria d’imbarazzo, con certa fuga di sguardi e con<br />

certe fosforescenze d’occhi, ch’egli non sapeva se attribuire<br />

a turbamento o a ira, gli aveva detto che, appunto in quel<br />

pomeriggio, sarebbe venuto <strong>al</strong>la fattoria il padre per regolar<br />

le cose; e aveva specificato queste ultime parole con una certa<br />

modulazione di voce, che l’aveva messo in pensiero. E ora<br />

non sapeva come dar la notizia <strong>al</strong>le donne.<br />

Il vecchio, che pure, quando la giurava, era incrollabile<br />

come le rocce del suo dominio e non si lasciava tentennare<br />

né da sospiri e pianti, né da tuoni o tempeste, e sapeva essere<br />

anche crudele, se occorreva, aveva il <strong>cuore</strong> dolce come<br />

una fanciulla quando una passione bieca non glielo ghermiva.<br />

Perciò la trepidazione non lo lasciava fermo, e l’obbligava<br />

ora a dondolarsi sulla panca della stanza da pranzo,<br />

ora a levarsi con l’argento vivo nelle vene per aggirarsi nell’andito,<br />

intorno <strong>al</strong>la soglia, sullo spiazzo, in cucina, dove le<br />

figlie rigovernavano e la moglie, <strong>al</strong> focolare, attendeva <strong>al</strong>la<br />

preparazione del caffè.<br />

Fin<strong>al</strong>mente, attirato d<strong>al</strong> borbogliamento del bricco e<br />

d<strong>al</strong>lo sfriggolio dell’acqua sulle braci, trovò lo spunto. – F<strong>al</strong>lo<br />

buono sai il caffè, oggi, Francì! – cominciò fregandosi le<br />

mani e sorridendo con gli occhi.<br />

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