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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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ed ella baciava quelle mani divine, come avrebbe voluto baciare<br />

anche quelle bocche che s’aprivano per m<strong>al</strong>edirla e lacerarle<br />

l’anima, e quelle <strong>al</strong>tre mani spietate che le intrecciavano<br />

corone di spine. Così perdonava generosamente anche a colui<br />

che le aveva fatto il m<strong>al</strong>e, che l’aveva sfrondata d’ogni fiore,<br />

c<strong>al</strong>pestata, trascinata nel fango e inzozzata come cencio, e<br />

non le aveva lasciato più che gli occhi per piangere e il <strong>cuore</strong><br />

per sanguinare. Ormai non nutriva più per lui <strong>al</strong>cun sentimento<br />

di rancore o ripugnanza: che anzi pregava spesso per<br />

lui il Signore, che lo volesse ritirare d<strong>al</strong>la via traversa e ricondurre<br />

<strong>al</strong> bene, che gli volesse risparmiare ogni pena e infiorare<br />

il cammino di sorrisi e di benedizioni. E fin<strong>al</strong>mente poteva<br />

guardar in viso il fantasma, che più non la turbava.<br />

Altra fonte di sollievo era per lei l’amore ardente del figliolino,<br />

che le dava una santa missione da compiere nella vita.<br />

Quanto le tardava ch’egli potesse camminare, parlare, aprir gli<br />

occhietti per vedere, gli orecchi per udire! Con quanta tenerezza<br />

gli avrebbe ella insegnato le cose sante, gli avrebbe acceso<br />

nel coricino la pura fiamma: con quanta premura l’avrebbe <strong>al</strong>levato<br />

per il bene, e gli avrebbe spento nell’animo tutti i germi<br />

micidi<strong>al</strong>i! Oh, crescesse dunque presto! se lo vedesse intorno<br />

come un angioletto illuminar lo stambugio del suo sorriso, incantarlo<br />

dei suoi trilli, empirlo del suo cinguettìo! Se lo vedesse<br />

crescere e le potesse rendere più tollerabile quella prigionia e<br />

quell’esilio da ogni cosa bella, e potesse dirle quelle parole che<br />

fanno miracoli e fugano ogni dolore, potesse volgerle quegli<br />

sguardi vittoriosi d’ogni buio! O Signore, Signore! Lo facesse<br />

dunque crescer presto, quel suo poveretto, che era per lei tutto,<br />

acqua e pane! la stessa vita! Signore, Signore!<br />

La creaturina, mentre la madre fissamente la guardava<br />

pregando col <strong>cuore</strong>, apriva t<strong>al</strong>ora le sue labbruzze cor<strong>al</strong>line<br />

<strong>al</strong> sorriso, e a lei pareva che s’aprisse il cielo per annunziarle<br />

che il desiderio di fuoco cominciava a essere esaudito.<br />

E lo stambugio oscuro e fuligginoso risplendeva per lei<br />

come una grotta di Bethlehem.<br />

Però Diadoru cresceva troppo lentamente, come crescon<br />

sempre le creature sole per le madri abbandonate: né quando<br />

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fu cresciuto <strong>al</strong>quanto, e poté sorriderle e parlarle e camminarle<br />

a fianco, solo per questo le fiorì la via a ogni suo passo,<br />

e le brillò una stella a ogni suo sorriso, o sbocciò una<br />

melodia a ogni sua parola: ché ove semina la colpa, molto<br />

rari germogliano i fiori, son poco pietosi gli astri e quasi<br />

inauditi i gorgheggi.<br />

Ella sostenne con pazienza eroica le veglie, le gravi cure,<br />

le premure per <strong>al</strong>levarlo tutto per sé, quel suo unico, quel<br />

suo tutto; ma egli fece come l’uccellino, come fan tutti i<br />

bimbi, del resto: lasciava il nido molto spesso, svolazzava di<br />

qua e di là coi suoi piccoli gridi, e tornava acceso di nuove<br />

piccole brame.<br />

Per accompagnarlo nei primi passi ella ebbe opportunità<br />

d’abbandonare per ore il suo tugurio, di <strong>al</strong>lontanarsi tra le<br />

rocce del monte, di rimanere <strong>al</strong>l’aperto tra gli <strong>al</strong>beri e le frasche,<br />

dinanzi <strong>al</strong>la natura per lei immensamente più bella,<br />

ora! Lo prendeva per mano, il suo piccolo liberatore, lo menava<br />

negli angusti sentieri per cui anch’ella aveva camminato<br />

bambina, s’arrestava con lui a ogni piccolo insetto, a ogni<br />

piccola fronda fiorita; e quando lo sentiva stanco, se lo recava<br />

in braccio o se lo metteva a cav<strong>al</strong>cioni sulla schiena o sul<br />

collo, e col dolce peso guadagnava le <strong>al</strong>ture. Di là il suo<br />

sguardo spaziava intorno sui prospetti già familiari, che per<br />

tanto tempo le erano stati negati, e le pareva di rivedere dei<br />

cari visi da lungo tempo non più veduti. E s’obliava, t<strong>al</strong>ora,<br />

mentre il bimbo, stanco, le dormiva in grembo; e le si ridestavano<br />

in fondo <strong>al</strong>l’animo i vecchi sogni e le memorie dolorose,<br />

e le sorrideva p<strong>al</strong>lidamente qu<strong>al</strong>che speranza. Quando<br />

il bimbo si destava, gli insegnava i nomi dei luoghi e<br />

delle cose, cercava di educargli la vista degli occhietti vispi<br />

del corpo e i piccoli slanci dell’animo.<br />

Qu<strong>al</strong>che volta il piccolo girovago la traeva con forza per<br />

la gonna verso le mandre, ove i pastori erano occupati nella<br />

mungitura. Ella si ribellava un momento, ma il minuscolo tiranno<br />

puntava i piedini a terra, nicchiava, uggiolava come<br />

un cagnolino: ed ella lo seguiva. Qu<strong>al</strong>e spavento provò,<br />

quando si vide un giorno a pochi passi d<strong>al</strong> padre, curvo sotto<br />

la vacca bianca! Si ritirò a un lato, s’accovacciò ai piedi del<br />

muro, e lasciò che il figlio guardasse tra le assi del cancello.<br />

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