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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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modo, che sa dipingere con l’ago l’aquila che vola, ed è<br />

istruita e savia, perché è figlia di Pasc<strong>al</strong>i Luna e di Francisca<br />

Ciudeddhu…<br />

I nominati, in grave imbarazzo, mugolavano e sbracciavano<br />

per respingere quelle incensate ampollose; ma egli, gareggiando<br />

in gesti e <strong>al</strong>zando la voce: – lasciatemi dire! – proseguiva;<br />

– no: lasciatemi dire, che è la verità: e a dir la verità<br />

non è peccato. «A che sei buono tu?» gli ho detto. «Non sei<br />

buono neanche a sc<strong>al</strong>zarla, quella lì! Spiranza Luna?! Ah ah<br />

ah! la faresti la figura a fianco di Spiranza Luna, che è veramente<br />

luna, di nome e di bellezza! Sembreresti un fiore di<br />

cardo asinino accanto a una rosa! Da’ retta a me: statti in casa<br />

tua, figlio mio, e non andare a molestare la gente, se non<br />

vuoi avere delle legnate sulle groppe, che ti starebbero bene!».<br />

Queste e molte <strong>al</strong>tre cose gli ho detto, io. Ma egli, o Dio o il<br />

diavolo, Spiranza voleva, Spiranza voleva! «Che le voleva<br />

troppo bene, che era fattura che gli avevan fatto, che ne moriva!».<br />

Ragazzacci, mi ammazzino, Pasc<strong>al</strong>i! Quando la prendono,<br />

chi li para più? O noi eravamo così ai giorni nostri!…<br />

Basta. Che gli volevi fare? Quando m’ha detto ch’era pronto<br />

a fare uno sproposito… mi son messo la coda tra le gambe e<br />

son venuto. Ora eccomi qui. Datemi ciò che mi merito!<br />

Era veramente ridicola l’espressione d’umiltà forzata di<br />

quel poveraccio, che dentro schiattava d’orgoglio e si credeva<br />

costretto ad abbassare il capo e parare le sp<strong>al</strong>le come per<br />

ricevere bastonate sode; ma i suoi ospiti, pienamente investiti<br />

della propria parte, finsero di prender sul serio le parole<br />

simulate, e si mostrarono tutti contegnosi.<br />

– Tu parli sempre da savio – prese a dire il vecchio, rigettando<br />

già con la mano, come se respingesse un ostacolo<br />

visibile, le proteste che si aspettava d<strong>al</strong> vicino, – e hai una<br />

bocca d’oro… Ma mi devi compatire…<br />

– Una bocca d’oro, Dio ti benedica!<br />

– …Mi devi compatire. Tuo figlio non è giovane da lasciar<br />

andar così senza guardarlo e senza pensarci bene. Jacheddhu<br />

Ruoni, figlio di Niccòla Ruoni! Trovatemene due in tutta la<br />

G<strong>al</strong>lura! Nel lanciar la lacciaia, nel domare un puledro, nell’ammansire<br />

un toro, nel trapassare il <strong>cuore</strong> ai cign<strong>al</strong>i, nel far<br />

cadere gli astori più <strong>al</strong>ti come stracci. Trovatemene un <strong>al</strong>tro!<br />

112<br />

– Dio lo mantenga! il mio fiore!<br />

– …Se dei due qu<strong>al</strong>cuno ci dovesse perdere, Niccò, sarebbe<br />

tuo figlio, non Spiranza. Ci perderebbe, perché Spiranza<br />

nostra, benché buona figliuola… (Oh questo sì: chi<br />

glielo nega glie lo deve! esser buona di <strong>cuore</strong>, è buona!) è…<br />

è… cosa vuoi che ti dica?<br />

– Taci, per l’amor di Dio, Pascà! – interrompeva l’<strong>al</strong>tro,<br />

scand<strong>al</strong>izzato, e sforzandosi in certe risate che parevano singhiozzi.<br />

– Che cosa hai da dire contro quella Sibilla?<br />

– Lasciami ridere, Niccòla! Ah ah ah! Non la conosci bene<br />

quella caprettina lì! Nel cucire, nel ricamare, nel tessere…<br />

– Nel cucire, nel filare, nel tessere – ripeteva la donna,<br />

per venire in aiuto del marito, che le usurpava il campo, ormai,<br />

– non v<strong>al</strong>e un’unghia di Catilina Ruoni e di Ciareddha<br />

Ruoni… Lasciami dire; che Dio le benedica! E Antiòca, dove<br />

la lasci? Non la conosci bene, Niccòla, la nostra Spiranza!<br />

Essa, sì, ha bisogno della maestra per infilar l’ago e per mettere<br />

lo spoletto nel cannello e il cannello nella spola: e nel filare<br />

non è neanche buona a raccogliere il fusaiolo…<br />

– Fammi il piacere, Francisca: chiudi la bocca… non<br />

puoi nascondere la luce del sole, tanto! Proprio di maestre<br />

ha bisogno una che è stata addestrata da Francisca Ciudeddhu!<br />

Fammi il piacere, per Dio te lo domando. E basta…<br />

Se non mi volete dar legnate…<br />

– Oh, quanto a questo, – assicurava il padrone di casa<br />

– noi non abbiamo né braccia né mani che lo possan fare…<br />

e in quest’<strong>al</strong>tura non ci sono mazze…<br />

– Ebbene, <strong>al</strong>lora: se non mi cacciate via, come merito,<br />

fin da quando incomincio ad aprir bocca, se non vi dispiace,<br />

vi domando il piacere di dirmi, quando, quando si potrebbe…<br />

– Vedi: – tagliò corto Pasc<strong>al</strong>i – se la cosa stesse in noi…<br />

anche domani… anche ora…<br />

– Anche ora, la mia perla!<br />

– …Ma tu puoi sapere che senza farne parola a Spiranza…<br />

– Oh diavolo! Questa ci vorrebbe poi! Questo s’intende!<br />

– Vedi? Dunque prima bisogna parlarne a lei… Poi…<br />

Credo che quella merla lì non avrà niente in contrario; avrà<br />

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