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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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ene nella vostra bocca… Se voi vedeste un agnellino sperduto,<br />

avreste tanto buon <strong>cuore</strong> che lo raccogliereste! Questa<br />

poi è una creatura umana, una creatura di Dio, il figlio di<br />

vostra figlia…<br />

– Una creatura del diavolo, devi dire! Il figlio di…<br />

– Non voglio udirvi parlar così – insisteva dolcemente<br />

il giovane, accostandoglisi sempre più col soave peso. – Comunque<br />

sia venuto, è vostro sangue! Non protestate, vi prego…:<br />

è vostro nipotino… il vostro primo nipote…<br />

– Basta oh!<br />

– Lasciatemi dire!… Ed è così carino, così innocente…<br />

povero piccino senza nessuno… Imaginate d’averlo trovato<br />

là in mezzo <strong>al</strong> bosco in una crepa, tra un masso e l’<strong>al</strong>tro, e<br />

d’averlo raccolto come un povero capretto abbandonato.<br />

Ecco, fatemi questo gran piacere… prendetelo in braccio…<br />

<strong>al</strong>meno toccatelo…<br />

Il vecchio diede uno slancio come se si trovasse davanti<br />

a un cign<strong>al</strong>e ferito, s’agitò, smaniò. – Il fuoco lo tocchi! –.<br />

S’aggirò per la stanza contorcendosi, quasi ruggendo, come<br />

fiera rinchiusa che cercasse un varco, coprendosi gli occhi<br />

per accecarsi, tappandosi gli orecchi per non udire,<br />

scompigliandosi i bianchi capelli, quasi per aprire nel cranio<br />

un’uscita <strong>al</strong>le fiamme che gli bruciavano il cervello. –<br />

Il fuoco lo tocchi! Il fuoco! Portatelo via! o l’ammazzo! –.<br />

Poi fece un mulinello su se stesso, come se il turbine se lo<br />

rapisse, si fermò di botto quasi fulminato, e si lasciò cadere<br />

di peso sopra la sedia, muto e immobile. (E tutto taceva<br />

intorno, cupamente, in una grande attesa: e solo un lieve<br />

lamento del piccolo ruppe per un attimo l’incanto). Indi<br />

ebbe una crisi improvvisa di sussulti e scrosciò in singhiozzi<br />

senza parola, femminilmente. Infine la voce miserevole<br />

gli uscì di bocca, piena d’amarezza e di cordoglio. – Avete<br />

ragione! – andava lamentandosi. – Io non ho cuor di leone!…<br />

Sono un povero disgraziato vecchio… e mi sforzo<br />

d’esser cattivo… È la gran pena che mi fa crudele. Ma che<br />

colpa può aver quel meschino? Lo so… lo so…: eppure<br />

non posso…<br />

Andrea lo lasciava dire, gli dava ragione, lo compassionava;<br />

poi, quando credette giunto l’istante buono, gli posò<br />

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piano piano sulle ginocchia quel piccolo essere rifiutato, ve<br />

lo tenne sicuro con le proprie mani.<br />

Le vecchie gambe ebbero un brivido, il vecchio <strong>cuore</strong><br />

continuò per un pezzo a sfogare ancora tutta la sua pena<br />

acerba e gli occhi a lacrimare e la lingua a parlare, senza che<br />

le braccia si abbassassero sulla testolina ignara. Ma infine la<br />

tenerezza traboccante operò il miracolo. Come se una mano<br />

potente si fosse aggravata su quel capo canuto, si vide<br />

abbassarsi di slancio sul cosino p<strong>al</strong>pitante, e la bocca amareggiata<br />

cercar la bocca innocente.<br />

Al contatto rude il piccolo si lamentò e annaspò in aria<br />

con le braccina di rosa. Parve che anch’esso volesse carezzare<br />

la faccia insugherita del nonno. – Figlio mio! Figlio mio!<br />

– andava mormorando il molosso ammansito, mentre non<br />

si stancava di baciucchiare il visetto vellutato. – Figlio mio<br />

che non sai nulla! Toglietemelo però, ora! se no lo mangio<br />

vivo coi baci! Vecchio matto ch’io sono…<br />

Il bimbo passò di braccio in braccio come cosa benedetta<br />

e fu baciato da tutte le bocche. Fuori la montagna rinnovellata<br />

e fiorita aveva dei piccoli fremiti e dei piccoli gridi.<br />

Di quel battesimo festeggiato, in casa dei Ruoni si fece<br />

un gran schiassare.<br />

– M<strong>al</strong>avventurati! – proruppe Cat<strong>al</strong>ina, la maggiore delle<br />

tre sorelle, appena la vicina, che aveva portato le novelle <strong>al</strong>lo<br />

stazzo, se ne fu andata. – Si vede che hanno perduto la testa<br />

tutti! D<strong>al</strong> più vecchio <strong>al</strong> più moccicoso! M<strong>al</strong>avventurati!<br />

– Mi maraviglio di quel babbeo di ziu Pasc<strong>al</strong>i – seguitava<br />

Ciareddha, la seconda. – Eppure avevan detto ch’era duro<br />

come il granito! Come il granito? Manco come un pezzo<br />

di ricotta, poveraccio! È ingrullito del tutto!<br />

– Ma la più bella figura ce la fa il dottore, quel fantoccio<br />

di carnev<strong>al</strong>e! – aggiungeva Antiòca, l’ultima. – Ah ah<br />

ah! Sarà stato proprio grazioso a vedere con quella bamboccia<br />

in groppa e col bastardo in arcione! Quanto avrei pagato<br />

per vederlo! E studiato ha, pure!<br />

– Egli è signore! – riprendeva con ironia la prima; – e si<br />

fa lecito c<strong>al</strong>pestare le consuetudini antiche come gli pare e<br />

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