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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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sicuro! Sarei un mostro se non mi ricordassi di tutto il bene<br />

che m’avete fatto voi <strong>al</strong>tri, e tu speci<strong>al</strong>mente, Speranza!; se<br />

non avessi anzi sempre fissa nel <strong>cuore</strong> la riconoscenza e non<br />

cercassi di benedire le vostre premure. Io non dimenticherò<br />

mai la tua famiglia: non ti dimenticherò mai, Speranza. E<br />

anche se tu, forse, un giorno ti sposassi con colui che ti avesse<br />

toccato il <strong>cuore</strong>, io, da lontano, penserò sempre <strong>al</strong>le ore<br />

dolci che ho trascorso assistito da te con tanto amore fraterno.<br />

E anche se voi<strong>al</strong>tri dimentichiate tosto (ed è giusto) colui<br />

che il destino v’ha fatto cadere in mezzo come un intruso<br />

e uno sfacciato, che abusò delle vostre gentilezze…<br />

– Per carità, signor Silvio! Ora fa torto a noi… a me…<br />

Di nuovo vi fu silenzio. Il latte si raffreddava. D<strong>al</strong>la cucina<br />

giungeva un acciottolio di piatti, di rumori, di voci: da<br />

fuori il cic<strong>al</strong>eccio degli uomini. Ma i due giovani niente<br />

udivano, sviati d<strong>al</strong> sogno.<br />

Ella si scosse per la prima. – Beva! – gli disse. – Non<br />

voglio che oggi sia così triste. Se si dovessero esternare le<br />

tristezze dell’animo, neppur io sarei così <strong>al</strong>legra. Invece…<br />

Lo sguardo di lui fu tutto un ànsimo. – Invece…? – soffiò.<br />

– Invece bisogna farsi forza… bisogna sostenerci a vicenda.<br />

Se davvero m…, ci vuol bene, Tempio non è in capo<br />

<strong>al</strong> mondo. Restiamo sempre vicini. Ella potrà tornare e<br />

noi potremo visitarla in città.<br />

La speranza tingeva di rosa la faccia già bianca, e il velo<br />

della tristezza in parte si dissipava. Gli occhi mandavano qu<strong>al</strong>che<br />

favilla, aperti nel futuro. – Oh certo, certo! – mormoravano<br />

quelle labbra, asciutte per febbre, avide di refrigerio.<br />

La giovane gli offrì ancora la tazza: ed egli con moto<br />

quasi violento gliela volle quasi strappare. Nell’atto cieco le<br />

sue mani febbricitanti s’aggrapparono <strong>al</strong>la manina donatrice,<br />

e il contatto magico gli comunicò un sussulto.<br />

Le labbra assetate invece che sul vasetto s’impressero bramosamente<br />

su quella mano, e ne sorbirono a lungo un nirvana.<br />

Durante il desinare, che fu servito nell’orto sotto la volta<br />

ombrosa dell’ampio pergolato, un’<strong>al</strong>tra piccola spina s’aggiunse<br />

<strong>al</strong> lento martirio di Silvio.<br />

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Egli sedeva <strong>al</strong>la sinistra di ziu Pasc<strong>al</strong>i, ch’era capotavola (il<br />

dottore a destra del vecchio, i musicanti ai due lati della massiccia<br />

mensa di granito), e d<strong>al</strong> suo posto distinto invidiava la<br />

rumorosa <strong>al</strong>legrezza degli <strong>al</strong>tri convitati, accoccolati per terra<br />

in due lunghe file come siepe viva, intorno a una larga striscia<br />

di tovaglie bianche, distese sopra rozze coperte di lana e<br />

ingombre d’una confusione di piatti, di posate, di stiacciate,<br />

di zucche, di taglieri, di spiedi. Quanto avrebbe pagato per<br />

poter essere nei panni di quei giovanottoni spensierati, che<br />

inghiottivano a gara tocchi di carne grossi come un pugno e<br />

sorsate lunghe di vino esilarante, e poi, tra una bevuta e l’<strong>al</strong>tra,<br />

mandavano fuori d<strong>al</strong>la bocca tutto lo spirito che avevano<br />

inghiottito, sotto forma d’apostrofi giulive, di gridi, di risate!<br />

Fra i pastori aveva notato fin d<strong>al</strong> principio un pezzo di<br />

gigante bruno, dai baffetti incipienti, d<strong>al</strong>la faccia piena, il<br />

qu<strong>al</strong>e, a quanto pareva, guardava teneramente Spiranza e le<br />

parlava con troppa famigliarità, quasi con libertà. L’aveva seguito<br />

nelle diverse mosse, e l’aveva visto volteggiarle attorno<br />

come un c<strong>al</strong>abrone, quando s’apparecchiava, e accompagnarla<br />

d<strong>al</strong>la cucina <strong>al</strong>l’orto e d<strong>al</strong>l’orto <strong>al</strong>la cucina, quand’ella<br />

portava le zuppiere colme e i taglieri pieni cùpoli, fumanti.<br />

Aveva osservato ancora che ella gli sorrideva, gli parlava con<br />

espansione, gli faceva anche (se non s’era ingannato) qu<strong>al</strong>che<br />

strizzatina d’occhio. Non gli era sfuggito neppure che, a<br />

certe arditezze di quel cagnaccio barbone, le comari si erano<br />

mormorato <strong>al</strong>l’orecchio non sapeva qu<strong>al</strong>e commento, e qu<strong>al</strong>che<br />

compare aveva gridato qu<strong>al</strong>che frase ch’egli non aveva<br />

inteso, ma che aveva fatto ridere la compagnia.<br />

Chi poteva essere quell’antipatico? Un vicino, forse, o un<br />

parente, o…? Una lieve punta di gelosia l’aveva tormentato.<br />

L’ansia lo torturò per un pezzo, l’agitò sulla sedia puntuta<br />

di pruni. Quando più non si poté frenare, chiese a zio<br />

Pasc<strong>al</strong>i: – Chi è quel… bel giovane… <strong>al</strong>to?<br />

Il vecchio, quasi asciuttamente (sembrava preoccupato)<br />

pronunziò solo un nome: Jaccheddhu Ruoni. Ma uno dei<br />

musicanti vicini completò le notizie. – È figlio d’uno dei<br />

più ricchi pastori di queste parti: uno dei tiratori più v<strong>al</strong>enti:<br />

cacciatore appassionato –. E approfittando d’una distrazione<br />

del capotavola, che conversava col dottore, accostò la bocca<br />

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