Ghermita al cuore - Sardegna Cultura
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passare e riprendeva con lui la via dei fiori giocondata di<br />
melodie, <strong>al</strong>l’improvviso un singulto straziante di bimbo abbandonato<br />
nella notte <strong>al</strong>le tenebre e <strong>al</strong> freddo e <strong>al</strong>la fame le<br />
agghiacciava il povero <strong>cuore</strong> amoroso, le trafiggeva l’animo.<br />
Sudava freddo! E poi: non sapeva essa purtroppo i costumi<br />
di G<strong>al</strong>lura? Se faceva a Jacheddhu Ruoni l’affronto di respingerlo<br />
per il primo venuto, gli recherebbe un’offesa mort<strong>al</strong>e<br />
e gli darebbe il diritto di vendicarsi come meglio credeva:<br />
con incendi, con stragi del bestiame, con spianto di vigne e<br />
di frutteti, con assassinî. Le pareva già d’udire il rombo delle<br />
fiammate, i mugghi pietosi degli armenti decimati, i gemiti<br />
dolorosi dei moribondi, di veder la famiglia piombata nel<br />
lutto. Ecco quanto costerebbe il suo capriccio.<br />
Se fin<strong>al</strong>mente rifiutasse l’uno e l’<strong>al</strong>tro partito, ella sarebbe<br />
condannata a una perpetua solitudine di <strong>cuore</strong>. Qu<strong>al</strong> cane<br />
oserebbe più accostarsele quando si sapesse che quel gigante<br />
geloso e disdegnoso le faceva attenta guardia? Gesummaria!<br />
Avverrebbero gli stessi incendi, gli stessi scempi, le stesse<br />
morti!… E star sola per lei sarebbe un martirio… perché ella<br />
non era nata per star sola. Si sentiva nelle vene troppo sangue,<br />
troppa vigoria nel <strong>cuore</strong>, troppa vita: l’esuberanza le accendeva<br />
nell’anima delle fiammate che cercavano sfogo, che<br />
la cacciavano potentemente a stordirsi in mezzo ai fragori e<br />
agli strapazzi. Aveva bisogno d’udir voci umane e strepiti e<br />
canti e baccan<strong>al</strong>i: aveva bisogno d’una sp<strong>al</strong>la amica su cui posare<br />
il capo quand’era stanca, di due occhi su cui figgere lo<br />
sguardo appassionato nei momenti di dolcezza o angustiato<br />
nelle ore di sconforto. Insomma, non voleva, non poteva esser<br />
sola. Che lungo dolore sarebbe per lei la vita, se fosse obbligata<br />
a esser sola!<br />
Così qu<strong>al</strong>e delle tre vie sceglierebbe? Ognuna aveva il<br />
suo pianto: largo e amaro pianto.<br />
Alzava il viso d<strong>al</strong> ricamo, che in quei momenti di astrazione<br />
ben poco aveva progredito, e fissava lo sguardo sul viso<br />
curvo e luminoso di Mena, la qu<strong>al</strong>e lavorava con dolce<br />
c<strong>al</strong>ma. «Beata!» pensò. «In quel <strong>cuore</strong> innocente non c’è<br />
ancora una spina! Tutto è soave, per lei. Ella può ancora<br />
pensare senza arrossire e senza piangere. Può ancora attendere<br />
con trasporto il giorno in cui l’uomo che l’ama e che<br />
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essa ama, venga <strong>al</strong>la casa di suo padre, e potrà udire il mormorìo<br />
delle parole segrete, con cui egli la chiederà in isposa,<br />
senza questa m<strong>al</strong>attia di <strong>cuore</strong> che si sbatte e si fende…<br />
Beata! che il Signore le conservi sempre quella pace, e non<br />
permetta mai che una fiamma infelice la investa!».<br />
Mena sollevava il capo, come se avesse compreso le misteriose<br />
riflessioni della sorella, e sentendosi da lei così ansiosamente<br />
guardata, le sorrideva col suo solito splendore di<br />
bontà, le bisbigliava parole d’affetto. – Spirà non t’angustiare!<br />
Tutto finirà bene! Dio voglia!<br />
Ella effondeva tutta l’anima ardente con un sospiro, e<br />
tornava <strong>al</strong> lavoro. Il chiacchiericcio dei fratelli nell’orto le<br />
portava <strong>al</strong>l’orecchio l’eco temuta di lontani <strong>al</strong>terchi, di zuffe<br />
e di risse, e lo sgrillettare inoffensivo di quell’arma scarica e<br />
i b<strong>al</strong>eni di quelle canne le presentavano <strong>al</strong>la fantasia <strong>al</strong>tri<br />
cricchi e <strong>al</strong>tri lampi ben più fat<strong>al</strong>i. Di quando in quando<br />
tremava e rabbrividiva come se fuori gelasse.<br />
Quando Dio volle il supplizio finì. Tese l’orecchio avidamente<br />
per udir le prime parole degli uomini che scendevano:<br />
il <strong>cuore</strong> pareva avesse sospeso di p<strong>al</strong>pitare. Tosto le risate<br />
gaudenti di ziu Niccòla invasero la s<strong>al</strong>a, provocate e<br />
incoraggiate da certe uscite di ziu Pasc<strong>al</strong>i, che ben non s’intendevano.<br />
Mena l’afferrò per il braccio e raggiò negli occhi. – Vedi?<br />
– le disse carezzevolmente. – Te l’avevo detto? È andato<br />
tutto bene! Sta <strong>al</strong>legra!<br />
– Che cosa? – chiedeva ella str<strong>al</strong>unata. – Che cosa vuoi<br />
sia andata bene? Che sai tu di bene o di m<strong>al</strong>e? –. Ma tosto<br />
s’addolorava d’averla ferita, e cercava di mitigare l’asprezza<br />
delle sue parole. – Dio t’ascolti, sorella mia!<br />
– Ecco fatto! – gridava l’omaccione, intronando tutta la<br />
casa con la gioia rumorosa e battendo di tanto in tanto le<br />
mani dopo essersele strusciate c<strong>al</strong>orosamente per un pezzo:<br />
– Benedetti figli! quanti affanni ci costate! – diceva, rivolgendosi<br />
ai due fratelli, che s’eran già uniti <strong>al</strong>le donne. – Se<br />
pensaste a questo, ragazzacci, lecchereste la polvere che c<strong>al</strong>pestiamo!<br />
Invece, quando vi càpita, m<strong>al</strong>andrinacci, giù stoccate<br />
a vostro padre e a vostra madre! Basta: mi pare d’essermi<br />
liberato da un masso che mi stava qui sul petto, e d’esser<br />
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