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Ghermita al cuore - Sardegna Cultura

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di sposini: o no? Speriamo che ci siano tra poco, però. Vero,<br />

Pascà?<br />

– Dio ti ascolti, Niccòla! – augurò il padrone di casa; e<br />

si giustificò dell’esclamazione: – Per i padri è sempre questo<br />

il più forte e perdonabile desiderio! Non è vero?<br />

– Così direi anch’io, rose vere. E voi che ne dite, ragazzacci?<br />

La gioia del nuovo arrivato fu contagiosa, e dissipò d<strong>al</strong>le<br />

anime l’ombra del sospetto, che le aveva oscurate. Però la<br />

subitanea contentezza di Spiranza durò un attimo. Il tono<br />

scherzoso di quel figuro la urtò. «Guarda poi con qu<strong>al</strong>e sicurezza<br />

egli entra! Parrebbe che entrasse <strong>al</strong>la mandra per acciuffar<br />

la bestia che più gli piace! Stolido! (s<strong>al</strong>vo i capelli<br />

brizzolati). Ma io non sono punto una pecoraccia di scarto<br />

da lasciarmi abbrancare così facilmente! Vedrai!».<br />

Intanto Niccòla Ruoni s’era già seduto nella stanza da<br />

pranzo, s’era tolto il cappello, e s’asciugava il sudore con un<br />

fazzoletto colorato. Si poteva dire ancora un bell’uomo, coi<br />

suoi cinquant’anni sonati. Era corpacciuto e fatticcio come<br />

il figlio; ma era molto più accorto e simpatico di lui.<br />

– Dio ci guardi! – disse la vecchia. – Non ti abbiamo<br />

neanche domandato ancora di tua moglie, Niccò! Sta bene?<br />

– Eh, non c’è m<strong>al</strong>e.<br />

– E Cat<strong>al</strong>ina e Ciareddha? – chiese Mena. E tanto per<br />

dir qu<strong>al</strong>che cosa anch’essa, Spiranza aggiunse: – E Antiòca?<br />

– Non c’è m<strong>al</strong>e. Non c’è m<strong>al</strong>e. Se ne hanno ne mangiano!<br />

– Eh! Così ne abbiano tutti i poveretti! – esclamò ziu<br />

Pasc<strong>al</strong>i. – Così ce ne sia in ogni casa, di <strong>al</strong>imenti, come in<br />

quella di Niccòla Ruoni! –. (Costui si gonfiò ancora, solleticato).<br />

– E la segnatura, com’è andata?<br />

– Bene, grazie a Dio! Per quanto quel cervellaccio vuoto<br />

del figlio maggiore mi sia scappato via e mi abbia piantato<br />

in asso… (e di questo avete la colpa voi <strong>al</strong>tri, che lo dovevate<br />

cacciar via a colpi di stanga. Eh? Poledraccio senza<br />

briglia, che gli piace andare <strong>al</strong>la ventura dove c’è rumore!<br />

Bastonate, ci vogliono!). Per quanto Jacheddhu sia venuto<br />

da voi, grazie a Dio, non mi son mancati gli aiuti. Abbiamo<br />

potuto segnare centotrentasei agnelle, s<strong>al</strong>vo errore, e<br />

settantotto caprette, e cinquantaquattro porchetti. Eh! la<br />

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porcina quest’anno non c’è m<strong>al</strong>e. Pochi vitelli e poledri,<br />

però. Pochi, in paragone… Ma ci contentiamo. E voi?<br />

– Eh, Dio li mantenga! non son pochi! Noi anche abbiamo<br />

fatto qu<strong>al</strong>che cosa…<br />

– Eh, voi non c’è confronto, lo so! Voi avete fatto una<br />

festa coi fiocchi… Già: avevate anche ospiti distinti, Dio vi<br />

benedica, e dovevate trattarli da signori. Ho saputo che vi<br />

siete divertiti come a una festa di città, con musiche e con<br />

b<strong>al</strong>li continent<strong>al</strong>i. Mi ci sarei voluto trovar anch’io, vedete!<br />

Il pupetto! E… sono andati dunque via… quegli ospiti?…<br />

Anche il m<strong>al</strong>ato? –. E senza parere guardò Spiranza, che,<br />

già preparata a questa uscita da quel lungo giro di parole,<br />

poté sostenere il suo sguardo senza batter ciglio.<br />

– Sì, tutti, Dio li guardi! – rispose il vecchio. – Anche il<br />

m<strong>al</strong>ato, che sia benedetto! Un giovane così paziente… e<br />

amabile, poi, e così <strong>al</strong>la mano, e così…<br />

S’accorse che l’ospite non l’ascoltava (intento come era<br />

a fissar con insistenza la giovane, la qu<strong>al</strong>e sembrava sulle<br />

spine e aveva fin<strong>al</strong>mente curvato la fronte per fingere d’aggiustar<br />

le pieghe del grembi<strong>al</strong>e), e tacque: e così la conversazione<br />

cadde.<br />

Nell’interv<strong>al</strong>lo giunse fino a loro, per la finestra aperta, lo<br />

squarcio d’un di<strong>al</strong>ogo tra due servi, che stavano sullo spiazzo.<br />

– L’ha obbligato lui! – diceva l’uno. – Gli ha detto che<br />

se non veniva oggi, fuggiva di casa.<br />

– Ah! – commentava l’<strong>al</strong>tro. – Il sangue gli bolle! Teme<br />

che l’anguilla gli sfugga, e vuol parare la nassa ora che c’è<br />

piena.<br />

– Lampi! Temo però che la piena sia molto violenta.<br />

– Anch’io te lo dico, sangue d’un cane!<br />

Ziu Pasc<strong>al</strong>i scaracchiò forte, ripreso d<strong>al</strong>l’abitu<strong>al</strong>e raschio,<br />

per distrarre l’attenzione dell’amico. Ma non ve n’era bisogno,<br />

giacché costui, immerso tutto nel suo pensiero, non<br />

aveva avvertito e forse neppur udito le parole lontane, che<br />

venivano accompagnate da un festoso cic<strong>al</strong>io di passere e da<br />

squillanti gridi di rondini. Infatti, <strong>al</strong> verso fragoroso del compagno,<br />

egli s’era come destato <strong>al</strong>l’improvviso e aveva aperto<br />

gli occhi asciugandosi un’<strong>al</strong>tra volta il sudore. – Che dicevamo,<br />

Pascà? Sono smemorato oggi!<br />

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