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la grammatica - Homolaicus

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Oggi è rimasta nei proverbi di estrazione popo<strong>la</strong>re.<br />

ALLITTERAZIONE. È una figura di suono che consiste nel<strong>la</strong> ripetizione di<br />

una stessa vocale o consonante o sil<strong>la</strong>ba (o comunque lettere tra loro affini per<br />

suono) all'inizio o all'interno di parole contigue. Quando è ripetizione del<strong>la</strong><br />

«erre» ha il nome di «rotacismo» e contribuisce a creare un senso di solennità<br />

quasi scenografica, tanto che nei poemi epici evoca gli echi del<strong>la</strong> battaglia. Viceversa<br />

<strong>la</strong> ripetizione del<strong>la</strong> «elle», chiamata «<strong>la</strong>mbdacismo», produce effetti<br />

dolcemente avvolgenti, ipnotici... Es.: ... immane pe' l buio / gitta il fischio che<br />

sfida lo spazio (Carducci); qui il suono delle parole esprime quello che le parole<br />

già esprimono con il loro significato, cioè il fischio improvviso di una locomotiva<br />

a vapore.<br />

ANACOLUTO. Vio<strong>la</strong>zione volontaria di una norma sintattica, usata per lo più<br />

per riprodurre i modi del<strong>la</strong> lingua par<strong>la</strong>ta o per caratterizzare un personaggio.<br />

Es.: «noi altre monache, ci piace sentir le storie per minuto»; «cose che le più<br />

gran dame, nelle loro sale, non c’eran potute arrivare», «Quelli che muoiono,<br />

bisogna pregare Iddio per loro» (Manzoni, Promessi sposi).<br />

ANAFORA. Consiste nel<strong>la</strong> ripetizione del<strong>la</strong> stessa paro<strong>la</strong> o di un gruppo di parole<br />

all'inizio di più versi o di frasi consecutive, allo scopo di sottolineare in<br />

modo enfatico un determinato concetto. Es.: «Per me si va nel<strong>la</strong> città dolente, /<br />

per me si va nell'eterno dolore, / per me si va tra <strong>la</strong> perduta gente» (Dante, Inferno).<br />

ANALOGIA. Istituisce un rapporto originale, inedito, tra due elementi molto<br />

distanti tra loro sul piano del contenuto o comunque all'apparenza prive di qualsiasi<br />

legame logico. L'abuso può generare incomprensione semantica o puro effetto<br />

espressivo senza partico<strong>la</strong>re significato. Es.: «ba<strong>la</strong>ustrata di brezza» (Ungaretti).<br />

ANASTROFE. Inversione dell'ordine logico e/o sintattico di due parole per<br />

motivi di carattere ritmico o per valorizzare il termine a cui tocca il primo posto<br />

nel nuovo ordine sintattico. Es.: «di me più degno» invece di «più degno di<br />

me».<br />

ANTIFRASI. Consiste nell’esprimere ironicamente l’opposto di quanto si vuole<br />

in realtà dire. Es.: «Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande, / che per mare e per<br />

terra batti l’ali, / e per lo ’nferno tuo nome si spande!» (Dante, Inferno).<br />

ANTITESI. Consiste nel mettere a palese contrasto idee opposte, allo scopo di<br />

far rilevare, attraverso il suo contrario, <strong>la</strong> qualità di una cosa o una determinata<br />

situazione psicologica. È più incisiva nel<strong>la</strong> struttura simmetrica del<strong>la</strong> frase.<br />

Questa figura, praticamente ignota nel<strong>la</strong> letteratura antica, fu usata molto nel<br />

Medioevo, soprattutto dal Petrarca. Es.: «Non fronda verde, ma di color fosco; /<br />

non rami schietti, ma nodosi e 'nvolti; /non pomi v'eran ma stecchi con tosco»<br />

(Dante, Inferno).<br />

ANTONOMASIA. Consiste nell'indicare una persona o una cosa indirettamente,<br />

evidenziando anzitutto una sua qualità conosciuta che le dia spicco e che<br />

renda pertanto impossibile l'incertezza nell'identificazione.<br />

Si può anche usare un nome proprio come nome comune, se il nome si riferisce<br />

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