la grammatica - Homolaicus
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La mia preoccupazione principale nello scrivere questo libro (Certi<br />
giorni sono migliori di altri giorni) è stata quel<strong>la</strong> di cercare di mantenere<br />
una forma di linguaggio che si avvicinasse il più possibile al par<strong>la</strong>to. Non è<br />
necessariamente il «detto», il par<strong>la</strong>to ad es. del soliloquio. I vari personaggi<br />
(ci sono delle donne, anche molto strane) hanno tutti un loro linguaggio: ho<br />
cercato di rendere soprattutto il suono, più che cercare una bel<strong>la</strong> scrittura.<br />
Questa profonda necessità di ricreare un par<strong>la</strong>to deriva dal desiderio<br />
di interpretare i personaggi, il loro ronzio mentale, i percorsi anche così<br />
funambolici, anche apparentemente inafferrabili che poi attraversano tutti.<br />
In questo devo dire che l'esperienza di vita e di letteratura hanno<br />
uguale importanza per me. Tondelli è stato fondamentale in questo senso,<br />
per quel ricorrere continuamente al suono delle parole. C'è in tutto quello<br />
che ha scritto, anche in libri molto diversi tra loro, una forte attenzione al<br />
dialogo. Non c'è <strong>la</strong> pagina da una parte, poi una barriera di cristallo e l'autore<br />
dietro. C'è una voce che sta par<strong>la</strong>ndo, che il lettore segue, intuendo<strong>la</strong><br />
come <strong>la</strong> «sua» voce. (Avvenimenti, 1 gen 97)<br />
Enrico Brizzi<br />
Se tu hai vent'anni e hai norme che t'ispirano, sei già vecchio, sei<br />
già il passato, <strong>la</strong> reazione. Chi fa un libro di successo e il suo secondo è<br />
identico, è vecchio.<br />
Del<strong>la</strong> giovinezza mi piace l'immaturità, il cambiare continuamente:<br />
non solo nel<strong>la</strong> vita di tutti i giorni, ma pure nel<strong>la</strong> letteratura.<br />
[Al<strong>la</strong> domanda: «In che misura <strong>la</strong>vori sul linguaggio?», risponde]:<br />
è il livello più naturale del<strong>la</strong> mia scrittura, p.es. i giochi di parole, le sonorità.<br />
Poi c'è il <strong>la</strong>voro sul<strong>la</strong> pagina, e lì c'è <strong>la</strong> fatica fisica. Di solito scrivo al<br />
mio computer. Quando non scrivo immagazzino espressioni che mi piacciono<br />
e snodi di situazioni che poi mi ricorderò.<br />
Di fronte al<strong>la</strong> tastiera tendo ad essere in uno stato d'animo anfetaminico,<br />
in cui senza inibizioni butto giù tutto quanto, ascoltando sempre<br />
musica.<br />
Poi c'è <strong>la</strong> rie<strong>la</strong>borazione, che è il grosso del <strong>la</strong>voro: è il momento<br />
in cui inforco gli occhiali tranquillo e faccio il <strong>la</strong>voro da «ragioniere».<br />
Il linguaggio è un grimaldello con cui aprire <strong>la</strong> porta del<strong>la</strong> casa<br />
del<strong>la</strong> città che hai scelto di conoscere. Inoltre, in una società come <strong>la</strong> nostra,<br />
dove si subiscono centomi<strong>la</strong> sollecitazioni, il messaggio deve arrivare in<br />
modo molto più potente di trent'anni fa: quindi il linguaggio è l'arma numero<br />
uno. (Avvenimenti, 1 nov 95)<br />
Daniele Brolli<br />
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