la grammatica - Homolaicus
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credo allo scrittore che domina <strong>la</strong> pagina, che ne fa quello che più gli piace.<br />
La nostra generazione non ha, credo, maestri nel<strong>la</strong> formazione di<br />
stile.<br />
Il mestiere di giornalista non si concilia con quello di scrittore. Il<br />
giornalismo ha le sue necessarie regole di semplificazione, che per me costituiscono<br />
un limite troppo stretto. (Avvenimenti, 25 ott 95)<br />
Giulio Ferroni<br />
In un tipo di cultura che tende al<strong>la</strong> velocità, al<strong>la</strong> trasformazione<br />
continua, io credo che sia in pericolo anche l'immagine, non solo <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>.<br />
È una civiltà del<strong>la</strong> trasformazione continua, del<strong>la</strong> velocità, dell'effetto,<br />
del prendere e <strong>la</strong>sciare continuamente (non a caso sulle immagini interviene<br />
lo «zapping», assistiamo al<strong>la</strong> simultaneità, al tempo reale ecc.).<br />
La letteratura deve avere una funzione soprattutto di resistenza e di<br />
conoscenza. Si tratta di resistere al<strong>la</strong> degradazione dei linguaggi, di confrontarsi,<br />
anche, con <strong>la</strong> varietà dei linguaggi che circo<strong>la</strong>no dappertutto; è<br />
quindi un tentativo di dare anche un senso razionale a questo conflitto di<br />
linguaggi.<br />
Si tratterebbe di discriminare nel mare magnum del<strong>la</strong> quantità, di<br />
trovare il messaggio e le comunicazioni essenziali, di liberare <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> essenziale<br />
dal contesto del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> inutile e vana che ci circonda. (Avvenimenti,<br />
24 apr 96)<br />
Silvana Grasso<br />
La mia è una scrittura molto orale, nasce da un'oralità antica. Nessuna<br />
vocazione al<strong>la</strong> scrittura: piuttosto, allo sguardo, all'analisi, al<strong>la</strong> crescita<br />
delle cose. Un canto, una sorta di rapsodia che diventa scrittura.<br />
Ho bisogno che <strong>la</strong> mia scrittura sia cadenzata da lunghe pause di<br />
riflessione.<br />
Il mio linguaggio è quello di una persona che essendo stata per<br />
moltissimo tempo muta - nel<strong>la</strong> mia famiglia si conosceva solo il dialetto -,<br />
quando poi ha riacquistato <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, è diventata bulimica. Ho cercato di<br />
piegare <strong>la</strong> lingua a me in un duello corpo a corpo.<br />
È sbagliato pensare che <strong>la</strong> storia preesista al<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>: <strong>la</strong> storia assume<br />
<strong>la</strong> sua identità solo perché quel<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> l'ha narrata. (Avvenimenti, 15<br />
ago 97)<br />
Aurelio Grimaldi<br />
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«Cioè», «poi», «ecco», «insomma», «va bene? » e altri: sì, li uso