la grammatica - Homolaicus
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può addirittura divertire a fare il gioco dei «se» e dei «ma» coi propri allievi.<br />
Persino un testo volutamente disordinato come questo: «Ma non ci<br />
riuscì. Una volpe era molto affamata. ‘Robaccia acerba’, disse allora tra sé<br />
e se ne andò. Vide dei grappoli d'uva che pendevano da un pergo<strong>la</strong>to e tentò<br />
di afferrarli» - ha potuto essere interpretato dai ragazzi come un equivalente<br />
dei famosi «pizzini» che hanno permesso al mafioso Provenzano di restare<br />
<strong>la</strong>titante nel<strong>la</strong> sua amata Sicilia per ben 43 anni.<br />
Questo per dire che, in generale, non esistono frasi di «senso compiuto»,<br />
tanto meno se sono scritte (questo lo sanno bene non solo <strong>la</strong> criminalità<br />
organizzata ma anche i servizi segreti). La scrittura infatti impedisce<br />
di vedere chi par<strong>la</strong>, per cui <strong>la</strong> possibilità del fraintendimento, invece di diminuire,<br />
aumenta, spesso fino all'inverosimile: basta vedere le tortuose interpretazioni<br />
del<strong>la</strong> legge, che hanno fatto <strong>la</strong> fortuna dei magistrati, o certe<br />
infuocate mailing list, dove l'ironia viene sistematicamente travisata.<br />
Le parole aiutano <strong>la</strong> comprensione non tanto quando si afferra il<br />
loro significato o <strong>la</strong> sintassi che le lega, ma quando chi le pronuncia è già<br />
conosciuto da chi lo ascolta, o in qualche modo risulta essere una persona<br />
fidata: da uno così è più facile accettare quel che dice, anche se, di quel che<br />
dice, non si riesce a comprendere proprio tutto.<br />
Questo perché <strong>la</strong> comprensione di un messaggio, prima di essere<br />
un'operazione intellettuale, è un'operazione psicologica, interiore: lo sapevano<br />
bene gli indiani d'America quando veniva proposto loro dai bianchi di<br />
firmare qualche trattato o quando ascoltavano le loro promesse di pace.<br />
«Ti capisco perché mi fido di te, anche se non ho capito tutto quello<br />
che mi hai detto». Per arrivare a dire questo è bene frequentarsi il più<br />
possibile, non stare iso<strong>la</strong>ti, non limitarsi a scrivere, non vivere una vita meramente<br />
virtuale, in cui gli aspetti tecnologici prevalgono su quelli umani.<br />
Quando <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione è stabile, consolidata, è difficile equivocare<br />
sul significato delle parole, anzi, quasi non si ha neppure bisogno di par<strong>la</strong>rsi:<br />
ci si capisce al volo, prima ancora d'aver formu<strong>la</strong>to completamente <strong>la</strong><br />
frase. Ci si legge nel pensiero: <strong>la</strong> telepatia di due innamorati non è forse più<br />
profonda del par<strong>la</strong>re forbito di due intellettuali?<br />
Nessuna frase ha un senso compiuto, cioè definito in maniera univoca,<br />
poiché in ogni caso chi ci ascolta deve azionare dei meccanismi che<br />
non sono semplicemente cerebrali, ma spirituali, emotivi, per lo più inconsci.<br />
«Ti capisco al volo quando scatta dentro di me <strong>la</strong> stessa cosa che è<br />
scattata dentro di te, mentre mi dicevi quelle parole. Ti capisco perché abbiamo<br />
un sentire comune. Magari tu non ti sei espresso perfettamente in<br />
ogni parte del discorso, però <strong>la</strong> sostanza l'ho capita, il succo di quello che<br />
volevi dire l'ho digerito».<br />
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