la grammatica - Homolaicus
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frase che i coniugi spesso si dicono tra loro regge - si chiede angosciata <strong>la</strong><br />
Zordan - un complemento partitivo o di specificazione?<br />
Ora, se <strong>la</strong> si intende nel senso che tra tutti gli sport di questo mondo<br />
ne andrebbe fatto almeno uno, certamente regge il partitivo. Chi mai potrebbe<br />
o vorrebbe fare tutti gli sport per dimagrire? Soltanto uno che in<br />
realtà non ne avesse proprio alcuna intenzione.<br />
Anche nel caso in cui s’intenda <strong>la</strong> frase nel senso che di tutta <strong>la</strong><br />
ginnastica necessaria per dimagrire, bisognerebbe farne almeno un po', dovremmo<br />
di nuovo considerar<strong>la</strong> un partitivo.<br />
Qui però c'è un problema. Se quel poco di ginnastica che faccio mi<br />
serve allo scopo, allora quel «poco» non è più <strong>la</strong> parte di un tutto, ma è proprio<br />
tutto quello che mi occorre e su cui in fondo contava chi aveva detto<br />
quel<strong>la</strong> frase, pur avendo usato tutta <strong>la</strong> delicatezza possibile.<br />
Dunque, «un po' di ginnastica» non è un vero partitivo e tanto<br />
meno un complemento di specificazione, perché qui per fortuna non si specifica<br />
il tipo di sport da fare, sicché uno può inventarsi qualunque cosa in<br />
cui ci sia del movimento e… chi può intendere intenda.<br />
Insomma, se mia moglie, vedendo <strong>la</strong> mia obesità, mi dicesse soltanto:<br />
«Dovresti fare qualcosa», io le risponderei, facendo lo gnorri, «e che<br />
cosa?».<br />
A questo punto però, senza rendersi conto che esiste una rego<strong>la</strong> antica<br />
quanto Adamo ed Eva, lei sarebbe costretta a rispondermi con un bel<br />
complemento oggetto! E io così l'avrei fregata, perché, con buona pace del<strong>la</strong><br />
Zordan, «un po' di ginnastica» è soltanto un complemento che prescinde<br />
totalmente dal fatto che io mi ci applichi molto o poco, cioè che io resti più<br />
o meno obeso.<br />
Quando si studia <strong>grammatica</strong> bisogna guardare al concreto obiettivo<br />
didattico, che nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> media è quello di saper scrivere correttamente,<br />
senza errori ortografici, morfologici e sintattici; anche se un professore<br />
attento dovrà saper cogliere tra gli errori <strong>la</strong> semantica significativa, quel<strong>la</strong><br />
che esprime disagio, ansia, tensione, quel<strong>la</strong> che può essere riassunta in un<br />
magistrale titolo di libro: Io speriamo che me <strong>la</strong> cavo.<br />
Ora, è davvero importante sapere che «<strong>la</strong> città di Pisa» è di denominazione,<br />
mentre <strong>la</strong> sua «torre» è di specificazione? Chiunque si rende<br />
conto che il complemento di denominazione è un sottoprodotto dell'altro<br />
complemento. E allora perché metterlo nel libro di testo sullo stesso piano?<br />
Perché non fare una <strong>grammatica</strong> per «macroaree» o per «insiemi»,<br />
in cui si spiega chiaramente, sin dall'inizio, che alcuni complementi sono<br />
fondamentali per saper scrivere correttamente, altri invece sono secondari,<br />
cioè si possono anche non sapere come rego<strong>la</strong> <strong>grammatica</strong>le?<br />
«Semplicità» non vuol dire «banalità»; anzi, spiegare le cose complesse<br />
in maniera semplice è una grande virtù. Ma questo non vuol dire che<br />
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