la grammatica - Homolaicus
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III<br />
DANTE E IL DE VULGARI ELOQUENTIA<br />
Premessa sul De vulgari eloquentia<br />
È meglio che mi riprendano i grammatici<br />
anziché non mi comprenda <strong>la</strong> gente.<br />
Agostino d'Ippona<br />
Nel corso del XIII secolo l'esempio dei poeti «siciliani», seguito da<br />
molti altri artisti italiani, culminò nell'esperienza del più grande scrittore<br />
che l'Italia abbia mai avuto: Dante Alighieri (1265-1321). Fu lui il primo<br />
che pose il problema di una lingua nazionale «volgare», cioè non «<strong>la</strong>tina», e<br />
che e<strong>la</strong>borò un tentativo, non riuscito, per risolverlo.<br />
Il testo in cui par<strong>la</strong> di questo argomento è De vulgari eloquentia<br />
(Sul<strong>la</strong> retorica in volgare), scritto in esilio, a più riprese, dal 1304-5 sino al<br />
1308, in <strong>la</strong>tino, rivolto ai letterati di professione, di estrazione borghese (gli<br />
intellettuali in genere, abituati a leggere in <strong>la</strong>tino i trattati filosofici, i rimatori<br />
forniti di cultura e d'ingegno...): è quindi un'opera specialistica. Doveva<br />
essere in quattro libri ma si interrompe al cap. XIV del II° libro, probabilmente<br />
a causa del<strong>la</strong> composizione del<strong>la</strong> Commedia. La prima pubblicazione<br />
a stampa è quel<strong>la</strong> curata da Jacopo Corbinelli a Parigi nel 1577.<br />
In esso Dante si rifà a quell'esigenza di unità linguistica, culturale<br />
e nazionale che molti intellettuali, anche prima di lui, sentivano in varie<br />
parti d'Italia. Lo scopo del trattato è quello di definire un idioma volgare<br />
che possa conseguire un'alta dignità letteraria, elevandosi al di sopra delle<br />
varie par<strong>la</strong>te regionali e sottraendosi all'egemonia del <strong>la</strong>tino. Dante era convinto<br />
che i tempi fossero maturi per trattare temi di alta cultura e di alta<br />
poesia anche in lingua volgare (dal <strong>la</strong>tino «vulgus»=popolo). In tal senso<br />
possiamo dire ch'egli fu il primo in Italia a interessarsi di linguistica.<br />
Dante non si limitò a dimostrare con i fatti, attraverso le sue opere<br />
in poesia e in prosa scritte in volgare fiorentino, che il volgare poteva essere<br />
usato per fini d'arte senza che sfigurasse rispetto al <strong>la</strong>tino; volle anche teorizzare<br />
questa persuasione scrivendo un trattato di retorica e di filosofia del<br />
linguaggio interamente dedicato al volgare italiano.<br />
Il trattato, che avrebbe dovuto essere una specie di enciclopedia<br />
dell'arte di esprimersi in volgare, raccoglie tutte le scoperte fatte dai filosofi<br />
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