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la grammatica - Homolaicus

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dall'ironia popo<strong>la</strong>resca;<br />

- il romano G. G. Belli, il cui sonetto dialettale spiega bene l'affinità fonologica<br />

del dialetto romanesco col fiorentino; affinità dovuta al fatto che a partire<br />

dall'epoca dei Medici, vicini al<strong>la</strong> corte pontificia, questa, per ragioni<br />

politico-amministrative, si convinse ad adottare il fiorentino par<strong>la</strong>to (prima<br />

di allora il romanesco era più simile ai dialetti meridionali).<br />

Forse <strong>la</strong> corrente più antimanzoniana di tutte fu <strong>la</strong> Scapigliatura:<br />

- il piemontese G. Faldel<strong>la</strong> usava parodiare <strong>la</strong> lingua colta mixando<strong>la</strong> con<br />

dialettismi piemontesi integrali, <strong>la</strong>tinismi, grecismi, onomatopee, neo-coniazioni<br />

ecc.;<br />

- il mi<strong>la</strong>nese V. Imbriani era un ironico avversario del purismo, del monolinguismo<br />

e di chi disprezzava i dialetti e i neologismi; amava le avventure<br />

sperimentali sul<strong>la</strong> lingua (in questo anticipa Gadda e D'Arrigo). Voleva<br />

fondere lingua letteraria e popo<strong>la</strong>re, letteratura e vita, lingua nazionale e<br />

dialetti. Il dialetto lo considerava come <strong>la</strong> radice fondamentale di tutti gli<br />

idiomi par<strong>la</strong>ti dal popolo italiano, come <strong>la</strong> fonte irrinunciabile dell'espressività<br />

par<strong>la</strong>ta e scritta di ogni persona;<br />

- C. Dossi mesco<strong>la</strong>va mi<strong>la</strong>nese e toscano popo<strong>la</strong>re.<br />

Un altro acceso antimanzoniano è il verista siciliano G. Verga, che<br />

rifiuta nei suoi romanzi di usare un lingua e una sintassi già fatte e col<strong>la</strong>udate<br />

(come appunto nei Promessi sposi), preferendo invece escogitare (oltre<br />

a un'epica sconosciuta al<strong>la</strong> prosa italiana) una sintassi che s'adatti al par<strong>la</strong>to<br />

dei protagonisti (popo<strong>la</strong>ri), i quali anche se non usano il dialetto siciliano,<br />

par<strong>la</strong>no come se fossero loro stessi a raccontare le cose («scrivere par<strong>la</strong>to»),<br />

cioè come se fossero indipendenti dal<strong>la</strong> soggettività dello scrittore. La lingua<br />

quindi, non essendo dell'autore, deve necessariamente adattarsi al<strong>la</strong> sintassi<br />

dei protagonisti.<br />

Su questa partico<strong>la</strong>re attenzione da rivolgere al par<strong>la</strong>to era d'accordo<br />

anche G. Giusti.<br />

Tuttavia, nonostante <strong>la</strong> corrente antimanzoniana fosse di gran lunga<br />

più cospicua di quel<strong>la</strong> manzoniana, fu quest'ultima che il governo sabaudo<br />

decise di far prevalere.<br />

Il Manzoni fu posto a capo di una commissione del Ministero del<strong>la</strong><br />

Pubblica Istruzione. Il primo risultato dei <strong>la</strong>vori fu <strong>la</strong> stesura di un Dizionario<br />

del<strong>la</strong> lingua italiana, basato sul<strong>la</strong> par<strong>la</strong>ta fiorentina colta. Nelle scuole<br />

si adottarono manuali antidialettali e per un certo tempo fu seguita <strong>la</strong> pratica<br />

del trasferire i maestri dal<strong>la</strong> propria regione d'origine in altra di dialetto<br />

diverso, al fine d'impedire che usassero il proprio dialetto.<br />

Questo, senza considerare che nel 1861 l'80% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione risultava<br />

analfabeta, conoscendo soltanto il proprio dialetto (dieci anni dopo<br />

il 60% delle persone in età sco<strong>la</strong>re rifuggiva ancora dall'obbligo sco<strong>la</strong>stico).<br />

Al tempo dell'Unità, se si escludono i toscani, i romani e gli alfa-<br />

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