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la grammatica - Homolaicus

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tine (par<strong>la</strong>te alloglotte di circa 600.000 persone) presenti nel<strong>la</strong> nostra peniso<strong>la</strong><br />

sono le seguenti: franco-provenzale nelle Alpi piemontesi, in Val d'Aosta<br />

e in due Comuni del<strong>la</strong> Puglia; provenzale nelle Alpi piemontesi e in un<br />

Comune del<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria; tedesco nell'Alto Adige e in altre zone alpine e prealpine;<br />

sloveno in alcune zone del Friuli e nelle Alpi Giulie; serbo-croato in<br />

alcuni Comuni del Molise; greco in alcune zone del Salento e del<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria;<br />

albanese in alcuni Comuni del Molise, del<strong>la</strong> Campania, del Gargano,<br />

del<strong>la</strong> Lucania, del<strong>la</strong> Ca<strong>la</strong>bria e del<strong>la</strong> Sicilia; cata<strong>la</strong>no nel Comune di Alghero<br />

e in Sardegna. Quelle riconosciute come lingue ufficiali sono il francese<br />

in Val d'Aosta, il tedesco in Alto Adige e lo sloveno in alcune zone del<br />

Friuli.<br />

Se poi prendiamo <strong>la</strong> situazione dei dialetti italiani <strong>la</strong> situazione si<br />

complica incredibilmente. Infatti all'interno di tre grandi gruppi di dialetti:<br />

settentrionali, toscani e centro-meridionali (cui bisogna aggiungere i dialetti<br />

sardi e <strong>la</strong>dini), vi sono un'infinità di sottogruppi. Per quanto oggi relegati a<br />

un uso quasi esclusivamente locale e familiare, continuano a sussistere, costituendo<br />

un bacino di risorse espressive per <strong>la</strong> stessa lingua italiana. Non a<br />

caso è notevolmente aumentato il loro studio da parte degli specialisti.<br />

*<br />

In Italia i primi documenti in volgare erano stati scritti da intellettuali<br />

che conoscevano perfettamente il <strong>la</strong>tino, e in genere si riferivano a<br />

contratti commerciali, rapporti giuridici, testamenti, regole comuni ecc. Il<br />

primo esempio di volgare italiano è il celebre «indovinello veronese» del<br />

sec. VIII o IX, formu<strong>la</strong>to molto probabilmente da un amanuense che descrive<br />

con ironia <strong>la</strong> propria arte: «Se pareba boves, alba pratalia araba, albo<br />

versorio teneba, negro semen seminaba» («Spingeva avanti i buoi (le dita),<br />

arava un campo bianco (il foglio di carta), teneva un bianco aratro (<strong>la</strong> penna<br />

d'oca), seminava un seme nero (l'inchiostro)».<br />

Il Glossario di Monza del X sec. ha 63 parole dell'Italia padana<br />

tradotte in greco. Con <strong>la</strong> Carta capuana del 960 siamo addirittura in presenza,<br />

per <strong>la</strong> prima volta, di una frase in volgare indicante un giuramento<br />

formu<strong>la</strong>to da un giudice ai testimoni. Nel 1084 vengono trovate nel<strong>la</strong> basilica<br />

di S. Clemente di Roma delle frasi ingiuriose in un affresco di pittore<br />

ignoto.<br />

Il modello umbro, già presente nell'XI sec., raggiunge le sue più<br />

alte espressioni nelle Laude di Jacopone da Todi e nel<strong>la</strong> poesia religiosa.<br />

Partico<strong>la</strong>re importanza hanno taluni documenti scritti in dialetto<br />

piemontese, come i 22 Sermoni subalpini del sec. XII, che presentano carat-<br />

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