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la grammatica - Homolaicus

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penserebbe forse che quel<strong>la</strong> non è una proposizione enunciativa ma ironica,<br />

detta da uno che non capisce nul<strong>la</strong> di problemi rurali e che se capisse qualcosa<br />

avrebbe detto il contrario?<br />

Qui <strong>la</strong> reggente, avulsa dal suo contesto, rischia di diventare una<br />

proposizione in grado di falsificare tutte le altre: coordinate e subordinate.<br />

Se quell’estraneo avesse detto che «solo uno stupido penserebbe che oggi è<br />

una bel<strong>la</strong> giornata», avrebbe in un certo senso favorito <strong>la</strong> possibilità di chiarirsi<br />

su eventuali malintesi. Infatti a quell'enunciato avrebbe inevitabilmente<br />

fatto seguito una precisa domanda da parte dell’interlocutore: «perché?». Ci<br />

si chiarisce proprio stimo<strong>la</strong>ndo l’interazione-utente, come oggi si suol dire.<br />

Se invece a un determinato enunciato non fa seguito alcuna domanda, significa<br />

ch’esso è chiuso in se stesso, è autoreferenziale, solipsistico: il che contraddice<br />

il principio secondo cui non esiste alcuna espressione al mondo<br />

che possa pretendere di avere in sé il significato di se stessa.<br />

Ogni proposizione ha il suo senso solo nel contesto spazio-temporale<br />

in cui viene formu<strong>la</strong>ta. La sintassi è subordinata al<strong>la</strong> semantica. Non si<br />

può passare in automatico dal sintattico al semantico, a meno che non si voglia<br />

dar sfoggio di una forma razionalistica del pensiero, quel<strong>la</strong> sillogistica,<br />

che è poi tipica del<strong>la</strong> mentalità occidentale, astratta per definizione, in<br />

quanta basata su principi teorici sistematicamente contraddetti nel<strong>la</strong> pratica.<br />

Questa forma arbitraria del<strong>la</strong> conoscenza ha potuto funzionare perché<br />

ci sentivano superiori alle altre civiltà, ma oggi, in piena cultura globalistica,<br />

questo non ha più senso, perché <strong>la</strong> cultura è plurale e l'approccio ai<br />

significati delle cose si è molto diversificato.<br />

A dir il vero non avevamo neppure bisogno degli stranieri per capire<br />

questa banalità, ma il fatto è che noi siamo diventati stranieri a noi<br />

stessi, alle nostre radici, al punto che di fronte a questa integrazione multicolore<br />

<strong>la</strong> prima cosa che ci viene in mente non è quel<strong>la</strong> di recuperare il concetto<br />

di «diversità» ma quel<strong>la</strong> di difendere il concetto di «identità».<br />

Una volta in una mailing list di docenti mi si rimproverò di fare il<br />

sofista, di sottilizzare sul fatto che una semplice frase come questa: «il cielo<br />

è coperto» (oggi, ieri o quando ci pare), in italiano ha un significato chiaro<br />

e preciso e cioè che il tempo è nuvoloso.<br />

Risposi con un esempio molto semplice. A Cervia si tiene ogni<br />

anno una giornata speciale dedicata agli aquiloni. Stiamo tutti a testa in su,<br />

a guardare meravigliati un cielo letteralmente coperto di variopinti oggetti<br />

di carta. Anche se il cielo è azzurro nessuno si sognerebbe di dire «Che bel<br />

cielo», ma se qualcuno mi chiedesse: «Com'è il cielo oggi?», io gli risponderei:<br />

«È coperto di bellissimi aquiloni».<br />

Si badi, qui non si vuole fare una battaglia contro l'autonomia del<strong>la</strong><br />

principale, ma semplicemente mettere in discussione che tale autonomia<br />

possa di per sé (in maniera ipostatizzata) avere valore semantico e che per<br />

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