la grammatica - Homolaicus
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che io in realtà voglio dire una cosa del tutto diversa. Immancabilmente infatti<br />
quando guardo un film sdraiato sul divano, dopo un po' m'addormento.<br />
Lei lo sa e tranquil<strong>la</strong>mente risponde: «Va bene». Quel<strong>la</strong> domanda quindi è<br />
un invito rivolto solo a lei, anche se intenzionalmente è rivolto a entrambi,<br />
perché è sempre meglio guardare un film insieme che da soli.<br />
Non è una domanda retorica o convenzionale, in quanto l'intenzione<br />
è seria ed eticamente motivata: vorrei poter vedere il film sino in fondo e<br />
vederlo insieme a lei, ma <strong>la</strong> realtà oggettiva, con le sue necessità, le sue regole,<br />
le sue abitudini, vince anche le migliori intenzioni soggettive. Lei lo<br />
sa e a volte ironizza rispondendo: «Vuoi dire che ci dormiamo un bel<br />
film...».<br />
*<br />
Una delle cose più assurde del<strong>la</strong> <strong>grammatica</strong> italiana è che espressioni<br />
di questo tipo (generiche sì, ma fino a trent’anni fa quasi impossibili):<br />
«Altri linguaggi oltre quello testuale sono molto importanti», continuano a<br />
non scalfire minimamente l'accentuazione degli aspetti più astratti e formali<br />
di detta <strong>grammatica</strong>. Cioè il fatto che qualunque testo di <strong>grammatica</strong> italiana<br />
inizi sempre, oggi, col capitolo dedicato al<strong>la</strong> comunicazione risulta del<br />
tutto inincidente rispetto all'importanza, assoluta, che si dà, nello svolgimento<br />
dei capitoli <strong>grammatica</strong>li veri e propri, agli aspetti rigorosi del<strong>la</strong> sintassi<br />
e delle regole in generale da applicare meccanicamente.<br />
La grande scoperta del valore del<strong>la</strong> comunicazione, avvenuta praticamente<br />
negli anni Settanta (in Italia), continua ad essere ricondotta a un<br />
sapere circoscritto nell'ambito di un capitolo preliminare, che anticipa un<br />
affronto tradizionale (conservativo) del<strong>la</strong> <strong>grammatica</strong> italiana. Quest'ultima<br />
cioè non si pone come sviluppo delle nuove teorie del<strong>la</strong> comunicazione,<br />
non scaturisce dall'affronto dei diversi criteri e metodi del<strong>la</strong> comunicazione<br />
sensu <strong>la</strong>to, ma resta una sorta di scienza super partes, che ingloba ogni scoperta<br />
linguistica e comunicativa.<br />
Ancora non si è capito che <strong>la</strong> <strong>grammatica</strong> non può più riferirsi al<strong>la</strong><br />
so<strong>la</strong> espressione scritta. Esiste una <strong>grammatica</strong> più globale, più olistica e<br />
meno settoriale da imparare: quel<strong>la</strong> appunto del<strong>la</strong> comunicazione, che è, oltre<br />
che orale e scritta, anche gestuale, visiva, segnica, audiovisiva, iconica,<br />
simbolica, multimediale, ecc. È, questa, una <strong>grammatica</strong> molto interattiva,<br />
poiché pone in stretta re<strong>la</strong>zione l'uomo e l'ambiente, gli esseri umani tra<br />
loro. È una <strong>grammatica</strong> polisemica, aperta a varie interpretazioni, non strutturata<br />
a priori, non determinata da formule schematiche, analoghe a quelle<br />
del<strong>la</strong> matematica.<br />
La <strong>grammatica</strong> da studiare dovrebbe essere quel<strong>la</strong> che valorizza<br />
l'errore, che anzi parte sempre dall'errore per studiarci sopra le motivazioni<br />
storiche, psicologiche, culturali che l'hanno generato.<br />
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