enzo di natali il dopo concilio ad agrigento ei ... - Medianetlab.com
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Questi erano i tratti salienti <strong>di</strong> una spiritualità incarnata per i cattolici<br />
del <strong>di</strong>ssenso, che non trovavano traccia nella pre<strong>di</strong>cazione d<strong>ei</strong> p<strong>ad</strong>ri passionisti.<br />
La quaresima del 1976 fu un vero calvario per la <strong>di</strong>ocesi agrigentina,<br />
perché, per la prima volta, Petralia e Sferrazza arrivarono <strong>ad</strong> un<br />
passo dalla rottura. La causa del contrasto fu un articolo <strong>di</strong> Sferrazza<br />
sulla risurrezione <strong>di</strong> Cristo, seguito da un documento della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong><br />
base <strong>di</strong> Favara, a cui rispose Petralia che indusse Sferrazza a chiarire<br />
determinati argomenti.<br />
In prossimità della Pasqua, Sferrazza pubblicò l’articolo sulla risurrezione<br />
espresso in tre punti: 1) quando la fede nella risurrezione è<br />
alienante, 2) quando la fede nella risurrezione è forza liberante, 3)<br />
quando la fede non si inventa ma si vive. Sul primo aspetto scriveva<br />
Sferrazza:<br />
154<br />
«certo per noi credenti la ‘fede’ nella risurrezione del Cristo <strong>di</strong>venta<br />
un fatto alienante se si riduce <strong>ad</strong> una sod<strong>di</strong>sfazione immaginaria<br />
con cui cerchiamo <strong>di</strong> rimandare i problemi e le frustrazioni<br />
attuali <strong>ad</strong> un indefinito futuro <strong>dopo</strong> la morte.<br />
La fede nella risurrezione <strong>di</strong>venta alienante se oggi inibisce la<br />
prassi <strong>di</strong> liberazione, se non ti fa fare niente per superare le <strong>di</strong>fficoltà<br />
sociali perché ‘tanto’ poi c’è <strong>il</strong> para<strong>di</strong>so. La nostra fede<br />
nella risurrezione è alienante e frutto <strong>di</strong> immaginazione se ci fa<br />
chiudere gli occhi davanti a tutte le lacerazioni e alle <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong><br />
classe per fare stare insieme – con l’<strong>il</strong>lusione dell’unità <strong>di</strong> fede -<br />
sfruttati e sfruttatori, p<strong>ad</strong>roni e servi lasciando invariato <strong>il</strong> ruolo<br />
<strong>di</strong> ognuno (lo sfruttatore resta sfruttatore, <strong>il</strong> p<strong>ad</strong>rone resta p<strong>ad</strong>rone).<br />
Questo è <strong>il</strong> tipo <strong>di</strong> fede <strong>di</strong>venuta “credenza”, una credenza<br />
non sorretta da fatti concreti che portano salvezza» 252.<br />
Nell’orizzonte <strong>di</strong> questa teologia, <strong>il</strong> mondo non viene inteso <strong>com</strong>e cosmo, contrapposto alla persona e<br />
nemmeno <strong>com</strong>e realtà puramente esistenziale e personale, bensì <strong>com</strong>e realtà sociale in un processo storico.<br />
E la Chiesa non vive accanto o al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> questa realtà, bensì in essa <strong>com</strong>e istituzione critica della<br />
società” pag.115. La teologia della liberazione trovò ampi riferimenti nella teologia politica.<br />
252) L. SFERRAZZA, Risorgere dalla muffa delle carceri e dai roghi, in Scelta, 18/25-4-1976, 1