enzo di natali il dopo concilio ad agrigento ei ... - Medianetlab.com
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«Da tempo i poveri si sono organizzati per non essere più poveri.<br />
Riconosciamo dunque che i lavoratori si sono organizzati in classe<br />
e lottano per non essere sfruttati. Ecco: la nostra <strong>com</strong>unità, <strong>com</strong>e<br />
scelta teologica, ha scelto <strong>di</strong> essere con la classe operaia» 122.<br />
In ambito ecclesiale agrigentino, i settori più avanzati, influenzati<br />
anche dal pensiero <strong>di</strong> dom Franzoni, scelsero la lotta <strong>di</strong> classe per riven<strong>di</strong>care<br />
i <strong>di</strong>ritti degli sfruttati, d<strong>ei</strong> poveri e degli emarginati, senza ricorrere<br />
tuttavia all’o<strong>di</strong>o della vendetta, quanto meno a partire dal 1973,<br />
<strong>com</strong>e si legge nel numero 1della rivista annuale Dai margini, e<strong>di</strong>to dalla<br />
Comunità cristiana <strong>di</strong> base <strong>di</strong> Favara 123:<br />
«La Chiesa sarà sempre più una nella misura in cui si impegnerà<br />
<strong>ad</strong> abolire le classi per la liberazione degli emarginati e degli<br />
sfruttati. L’accettazione del fatto della lotta <strong>di</strong> classe non sarà una<br />
scelta <strong>di</strong>scriminatoria che vuole l’o<strong>di</strong>o <strong>di</strong> una categoria <strong>di</strong> uomini,<br />
ma la scelta della via che ci permette <strong>di</strong> realizzare le con<strong>di</strong>zioni<br />
essenziali per una vera fraternità universale» 124.<br />
Dobbiamo r<strong>il</strong>evare che <strong>il</strong> modello <strong>di</strong> lotta <strong>di</strong> classe era un fatto <strong>com</strong>pletamente<br />
nuovo nella vita della Chiesa, e non corrispondeva al pensiero<br />
cristiano impegnato nel sociale. L’insegnamento della Chiesa, pur<br />
122) F. MINORI, Mentendo <strong>di</strong>ranno <strong>di</strong> voi ogni male, in A.d.P, 2-7-1972, 1.<br />
123) Alcuni mesi prima (ottobre 1972) della pubblicazione del nuovo Piano Pastorale (primavera<br />
1973) con la costituzione della nuova parrocchia nella periferia informe <strong>di</strong> nord/est. Antonio<br />
Morreale, nominato parroco della nuova parrocchia, povera, senza Chiesa, con locali degr<strong>ad</strong>ati a<strong>di</strong>biti<br />
a scuola materna, aveva chiesto a Luigi Sferrazza, formalmente vice-parroco del Carmine ed in forze<br />
all’Ufficio Catechistico Diocesano, <strong>di</strong> accettare la sfida <strong>di</strong> una esperienza <strong>di</strong> base in un quartiere<br />
emarginato e <strong>di</strong>ffic<strong>il</strong>e <strong>di</strong> Favara, assumendosi, nel contempo la responsab<strong>il</strong>ità della gestione della<br />
amministrazione della parrocchia. In questa nuova esperienza fu coinvolto una parte considerevole<br />
del gruppo giovan<strong>il</strong>e del Carmine. Nella Comunità <strong>di</strong> via Agrigento la celebrazione settimanale della<br />
eucaristia <strong>di</strong>ventò un appuntamento frequentato sempre più non solo dalla gente del quartiere, ma<br />
anche da molte persone, specialmente giovani, che venivano da tutte le parti <strong>di</strong> Favara e spesso da<br />
<strong>di</strong>versi <strong>com</strong>uni della provincia. La prassi <strong>di</strong> vita della <strong>com</strong>unità <strong>di</strong> Favara, le riflessioni, i documenti<br />
esprimono lo sforzo <strong>di</strong> chi si confronta con la religiosità tra<strong>di</strong>zionale ma per superarla.<br />
124) L’argomento sarà ripreso in Scelta 30 – 3- 1975.<br />
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