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abbia potuto leggere nel tuo scritto una deliberata volontÉ <strong>di</strong> colpirlo nella sua<br />

forma mentis, nella sua cultura, nella sua personalitÉ infine. Questo non giustifica<br />

per nulla, beninteso, il gesto veramente ingeneroso e inelegante che ha fatto nei<br />

tuoi confronti. 654<br />

Mi <strong>di</strong>spiace sinceramente <strong>di</strong> questo vostro urto. Spero che l’amicizia possa essere<br />

salvata.<br />

Nel merito del libro <strong>di</strong> Oreste ed in quello del tuo saggio non entro. Mi sarebbe<br />

davvero <strong>di</strong>fficile tanto la mitografia rigida del primo e le cautelose e 655 circospette<br />

verifiche (in nome <strong>di</strong> una tesi crepuscolare alla Antonielli? [sic]) 656 del secondo<br />

mi rimangono per il<br />

Foglio 1 verso<br />

momento incomprensibili ed esulano in ogni modo dai miei interessi reali.<br />

Bisognerebbe che mi mettessi a stu<strong>di</strong>are <strong>di</strong> proposito tutta quella materia e forse<br />

anche me stesso dal momento che Oreste mi lancia in una <strong>di</strong>rezione orfica nel<br />

solco dei gran<strong>di</strong> sacerdoti e tu mi metti al collo il modesto guinzaglio montaliano.<br />

Un cul de dame damascÇne 657 non potrebbe contenere poli cosÄ <strong>di</strong>stanti: per<br />

chiarirmi le idee sul mio conto sta’ a vedere che dovrÑ rivolgermi al Fortini 658 …<br />

654 Oreste MacrÄ si <strong>di</strong>fese dagli attacchi <strong>di</strong> Spagnoletti nello scritto Il problema storiografico della<br />

poesia novecentesca, pubblicato ne “La Fiera Letteraria”, del 23 <strong>di</strong>cembre 1956, alle pp. 11-12<br />

(ora anche in ORESTE MACRå, Ancora sulle origini della poesia italiana del Novecento, in IDEM,<br />

RealtÄ del simbolo. Poeti e critici del Novecento italiano, Firenze, Vallecchi, 1968, pp. 553-558).<br />

655 Aggiunto sopra il rigo.<br />

656 Il riferimento Ç a Sergio Antonielli e al volume Aspetti e figure del Novecento (Parma, Guanda,<br />

1955) in cui affermava tra l’altro çOggi sappiamo che il crepuscolarismo fu a doppia faccia:<br />

nostalgia, elegia per un verso e corrosione ironica, demistificazione per un altroé.<br />

657 Cit. da GUILLAUME APOLLINAIRE, La chanson du mal-aimÅ: Éet moi j’ai le coeur aussi<br />

gros/qu’un cul de dame damascÖne/[…]Ñ [Ed io ho il cuore cosâ grosso/come il culo d’una dama <strong>di</strong><br />

Damasco]. Il componimento <strong>di</strong> Apollinaire Ö presente nell’Anthologie de la poÅsie lyrique<br />

franÇaise, curata da Mario Luzi e Tommaso Landolfi, cit., alle pp. 618-626: p. 623.<br />

658 Franco Fortini (pseud. <strong>di</strong> Franco Lattes, Firenze, 1917 – Milano, 1994) visse a Firenze fino al<br />

1941 e si formÑ, quin<strong>di</strong>, nell’ambiente dell’ermetismo e del calligrafismo. Egli tuttavia si sentÄ<br />

sempre profondamente <strong>di</strong>verso dagli ermetici, anche da Mario Luzi, suo amico, nei confronti del<br />

quale manifestÑ, perÑ, sempre un’attrazione singolarissima. Dopo l’armistizio trovÑ riparo in<br />

Svizzera e con la fine della guerra si trasferÄ stabilmente a Milano. CollaborÑ a <strong>di</strong>versi quoti<strong>di</strong>ani e<br />

riviste: “Il Politecnico”, “L’Avanti”; “Nuovi Argomenti”, “Il Contemporaneo”, “Corriere della<br />

Sera”, “Officina” ecc.<br />

Tra i saggi scritti da Franco Fortini sull’opera <strong>di</strong> Mario Luzi si ricordano almeno: Su questo<br />

momento <strong>di</strong> poesia, “Comunità”, VI, 16, <strong>di</strong>cembre 1952; La poesia <strong>di</strong> Mario Luzi, “Comunità”,<br />

VIII, 27 ottobre 1954 (poi in IDEM, Saggi italiani, Bari, De Donato, 1974).<br />

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