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non lontano il ricongiungimento dei nostri 173 fini, dei nostri 174 ideali estetici con la<br />

grande narrativa europea.<br />

Si tratta <strong>di</strong> superare le correnti memorialistiche, sia <strong>di</strong> contenuto che formali, che<br />

sono rappresentate da un unico ottimo scrittore, Bilenchi, gli esasperati scenari <strong>di</strong><br />

Vittorini, cui io non credo molto, e le cosiddette correnti oggettive (per es.<br />

Benedetti) 175<br />

Foglio 1 verso<br />

che seguono il Joyce <strong>di</strong> “Dubliners”, 176 credono <strong>di</strong> purificare i contenuti e invece<br />

li inari<strong>di</strong>scono. Poi esistono gli scrittori chiusi, piÖ o meno meccanici, la cui opera<br />

ha un po’ (non per <strong>di</strong>sprezzarla) dei 177 burattini, che quando li fermi non ti <strong>di</strong>cono<br />

piÖ niente. Landolfi Ç un fenomeno a sä e non Ç un grande narratore.<br />

E allora torniamo nella grande linea della narrativa: Dostoiewski [sic], Tolstoi<br />

[sic], Proust, Gide, Faukner-Hemingway [sic], e cominciamo a rifarci le ossa. Poi<br />

si vedrÉ. Mi sono <strong>di</strong>menticato il formidabile Mann e il mirabolante Melville, tra i<br />

piÖ vivi maestri. 178<br />

Hai tentato su questa strada, e in parte sei riuscito. Sei riuscito a dare una solida<br />

realtÉ al tessuto narrativo, grazie alle tue ampie possibilitÉ sentimentali e riflessive,<br />

una compatta struttura tetnica [sic], grazie alle tue notevolissime qualitÉ tetniche<br />

[sic].<br />

173<br />

Aggiunto sopra il rigo.<br />

174<br />

Ibidem.<br />

175<br />

Arrigo Benedetti (Lucca, 1910 – <strong>Roma</strong>, 1976) fu <strong>di</strong>rettore dell’“Europeo” e dell’“Espresso”,<br />

de “Il Mondo” e <strong>di</strong> “Paese sera”. PubblicÑ vari romanzi caratterizzati da un’attenzione minuziosa<br />

sia alla realtÉ quoti<strong>di</strong>ana che al mondo fantastico delle tra<strong>di</strong>zioni popolari della sua terra. Tra le<br />

opere piÖ importanti si ricordano: La figlia del capitano, Firenze, Parenti, 1938, I misteri della<br />

cittÄ, Firenze, Vallecchi, 1941; Le donne fantastiche, <strong>Tor</strong>ino, Einau<strong>di</strong>, 1942; Una donna<br />

all’inferno, Milano, Bompiani, 1945; Paura all’alba, <strong>Roma</strong>, Documento, 1945; Il passo dei<br />

Longobar<strong>di</strong>, Milano, Mondadori, 1964; Gli occhi, Milano, Mondadori, 1970; Rosso al vento,<br />

Milano, Club <strong>degli</strong> E<strong>di</strong>tori, 1974.<br />

176<br />

â presente un termine cancellato, non leggibile.<br />

177<br />

Ibidem.<br />

178<br />

Mario Luzi in un suo scritto ricordava come: Éla lettura <strong>di</strong> alcuni testi […] fu decisiva: Proust,<br />

alcuni racconti <strong>di</strong> Thomas Mann, e soprattutto il Dedalus <strong>di</strong> Joyce mi colpirono in pieno e mi<br />

dettero, oltre al resto, la convinzione che quelli erano i veri filosofi della nostra epoca, se filosofia<br />

era ciÑ che intendevo per filosofia e stava in cima ai miei pensierié (MARIO LUZI, Discretamente<br />

personale, cit., p. 109).<br />

94

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