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Foglio 1 recto<br />
Carissimo Giacinto,<br />
XVII.<br />
76<br />
[27 novembre 1942] (t.p.)<br />
non credevo <strong>di</strong> pungerti cosÄ vivamente con le mie parole ad Orestem. 110<br />
Io mi limitavo, in fondo, a contrappesare da un punto <strong>di</strong> vista esclusivamente mio<br />
la proposta la quale mantiene, secondo me, gli svantaggi accennati nella lettera<br />
anzidetta. SÄ, anche a me piacerebbe vedere documentata un’epoca che fu attiva e<br />
proficua per tutti noi. Ma quando tu <strong>di</strong>ci che essa giace <strong>di</strong>etro le nostre spalle<br />
secca e immobile per delle semplici questioni <strong>di</strong> costume, ecco, tu <strong>di</strong>ci<br />
esplicitamente quello che io non ero riuscito a temere 111 se non confusamente e<br />
male. No, Ç proprio insistendo sulla necessitÉ del <strong>di</strong>stacco da quell’epoca,<br />
verificatasi in ognuno <strong>di</strong> noi senza emozioni, che si potrebbe cominciare a<br />
guardarla con una certa o almeno approssimativa giustizia. Proprio temendo<br />
questo, che secondo me Ç un equivoco o meglio un piccolo mito, io ho creduto<br />
bene scrivere in quei termini a MacrÄ. â la fecon<strong>di</strong>tÉ delle conseguenze che ha o<br />
non ha avuto quell’epoca che dovrebbe guidare nella ricognizione. E la storia ne<br />
sarebbe utile, soltanto se perfettamente a ritroso. Ma la semplice testimonianza e<br />
<strong>di</strong> nuovo la circoscrizione del clima non varrebbero ora che l’immagine <strong>di</strong> quel<br />
tempo Ç rimasta anche troppo rigida e fissa nelle sue apparenze. Questa Ç soltanto<br />
la mia opinione sulla cosa in sä; e non sul tuo metodo e sulla tua specialissima e<br />
viva situazione <strong>di</strong>nanzi al lavoro. Questa Ç, ti ripeto, la mia opinione; ma se tale<br />
opinione deve, come non Ç assolutamente giusto, farti deflettere da un proposito 112<br />
cosÄ caro e necessario per te e gra<strong>di</strong>to a Oreste e a Bo, 113 allora, sincerissimamente,<br />
110 Riferimento ad Oreste MacrÄ.<br />
111 Aggiunto sopra il rigo su rasura.<br />
112 Osservazione probabilmente inerente alla metodologia seguita da Giacinto Spagnoletti nella<br />
stesura della sua Antologia della poesia italiana contemporanea (1946).<br />
113 L’amicizia tra Carlo Bo (Sestri Levante, Genova 1911 – Genova, 2001) e Mario Luzi risale al<br />
1933. I due si conobbero in ambiente universitario, precisamente presso la FacoltÉ <strong>di</strong> Lettere<br />
dell’UniversitÉ <strong>di</strong> Firenze. Erano soliti incontrarsi, infatti, al caffÇ “San Marco”, sulla piazza<br />
d’accesso all’UniversitÉ. PiÖ tar<strong>di</strong> continueranno ad incontrarsi al CaffÇ de Le Giubbe Rosse<br />
frequentato anche da Tommaso Landolfi, Leone Traverso, Oreste MacrÄ, Piero Bigongiari,<br />
Alessandro Bonsanti, Eugenio Montale, ecc. A loro Bo rimase legato per tutta la vita, unito