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Hai finito il tuo libro? 165 Mi piacerebbe molto leggerlo e giÉ mi immagino qualche
cosa; ma voglio far rientrare ogni anticipazione nel buio e nell’ignoranza per esser
piÖ vacuo e quindi piÖ accogliente alla lettura.
Io mi sono abbandonato a delle imprese pazzesche, come quella di leggere i poeti
del 6 e 700 in collezioni antiche, trovate qui 166 per caso. Che sconforto, che
angoscia! E soprattutto che sfiducia nella lingua italiana, quando solo una
convenzione sembra reggere l’applicazione, il tono, la forma.
Foglio 1 verso
Ho anche riletto gli stilnovisti e questa Ö un’iniziativa ben piç saggia e sempre piç
colma di sorprese. Ne ho ricavato un piccolo saggio su Cavalcanti, 167 sul nostro
grande, eterno Guido che leggerai a suo tempo.
Vorrei avere qualche notizia di Oreste. A me non scrive piÖ, nonostante anch’io
l’abbia sollecitato. Non so che cosa abbia contro di me o meglio che cosa ci sia fra
lui e me. Ho saputo indirettamente di un serio pericolo corso dall’Albertina.
Elena sta ora discretamente, Gianni benissimo. Cresce vivace talvolta delira pieno
dell’alito della vita. 168
Annotazioni
A te e alla Piera tanti affettuosi saluti ed abbracci. Scrivimi, il tuo
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Mario
Lettera autografa, 1 foglio recto e verso, datata çMoncioni 9 marzo [anno non
indicato]é. L’anno Ç tuttavia desumibile dai seguenti contenuti testuali: Giacinto
Spagnoletti ha quasi terminato di scrivere il suo primo romanzo, Tenerezza,
concluso nel 1944 a Parma (nonostante esso venga pubblicato solo nel 1946);
Mario Luzi si trova ancora a Moncioni dove si era trasferito nel luglio 1943 per
sfuggire alle persecuzioni delle truppe badogliane, in quanto figurava tra i
165 Il romanzo Tenerezza, cit. (cfr. Ivi, la lettera XXVI).
166 A Moncioni (cfr. Ivi, la lettera XXVI).
167 MARIO LUZI, Sulla poesia di Guido Cavalcanti, ora in IDEM, L’inferno e il limbo, cit., pp. 45-52.
168 ÉIo mi sono abbandonato […] della vitaÑ il passo in questione Ö riportato anche da Stefano
Verdino nella Cronologia del çMeridianoé a sua cura: cfr. MARIO LUZI, L’opera poetica, cit., p.
LXXXIII. La lettera, senza data, anche dallo studioso Ç assegnata all’anno 1944.